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Pubblicato su Lo SciacquaLingua

Riprendiamo il viaggio — interrotto molto tempo fa — attraverso l’italico idioma alla ricerca di parole polisemiche (che hanno più significati) ma di “origine etimologica” completamente diversa. Il viaggio odierno fa tappa al lessema ratto, aggettivo e sostantivo con differenti significati, appunto.

Quello aggettivale viene dal latino “rapidus” (rapido, veloce): Vidi una ‘nsegna che girando correva tanto ratta**, che d’ogne posa mi parea indegna.** (Inferno, Canto III, versetto 53). Il sostantivo, che significa “rapimento”, è tratto dal participio passato del verbo latino rapere (rapire) raptus. Ricordate il ratto delle sabine? o il ratto di Proserpina?

Infine abbiamo il ratto, comunemente chiamato topo (anche se tra il topo e il ratto c’è una leggera differenza) la cui etimologia, purtroppo, è incerta o sconosciuta (ci sembra interessante, in proposito, segnalare il termine “muridofobia“, vale a dire “paura dei topi”).

Per approfondimenti si veda qui, anche se l’autore non è ritenuto fededegno dai linguisti.

A cura di Fausto Raso

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