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A fine Settecento nasce un mito,

che riesce ad incantare il mondo intero

e chi di voi parlare ne ha sentito,

non potrà dire mai che non è vero.

Lui, come Kant, il mondo ha separato:

la Volontà e la Rappresentazione;

“velo di Maya”: così egli ha chiamato

ciò che fa il mondo falso, un’illusione.

Le cose fenomeniche son date

da Spazio, Tempo e da Causalità;

però, prima di esister, sono state

celate in grembo dalla Volontà.

“La Volontà desidera”, ci dice,

e ciò vuol dire che ve n’è un gran bisogno,

in quanto l’uomo è sempre un infelice:

vorrebbe realizzare il proprio sogno!

Se manca il “desiderio”, lui sostiene

che col “dolor” la “noia” arriverà;

allora, com’è logico, conviene

far prevalere, ognor, la Volontà.

Essa si serve sempre dell’Amore,

convinta ch’esso dia felicità,

per esser sempre viva a tutte l’ore,

ma quello, invece, poi, ci ingannerà.

Pe togliere “dolore “ e sofferenza”,

il gran Filosofo fonda la Morale,

che d’ “egoismo” ci invita a stare senza,

per vivere una vita più normale.

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