Pubblicato su Lo SciacquaLingua
Fra pochissimo i cittadini italiani saranno chiamati alle urne per “rinnovare” la Camera dei deputati e il Senato della repubblica. Saremo, per tanto, in piena campagna elettorale. Non vogliamo, da questo portale, fare propaganda per questo o quel partito; vogliamo solamente vedere, sotto il profilo linguistico, come è nata e che cosa è esattamente la “campagna elettorale”. Dobbiamo prendere il discorso alla lontana. Vediamo, innanzi tutto, che cosa è la campagna in senso lato.
È – come recitano i vocabolari – un’ampia distesa di terreno aperto e pianeggiante, coltivato o coltivabile, lontano dai grossi centri abitati. Il termine viene, come il solito, dal latino “campania(m)”, tratto da “campus” (campo), di origine non chiara. Bene. Ma che cosa c’entra l’agricoltura con le elezioni, cioè con la “campagna elettorale”?
È presto detto. Dal significato di campagna come “terreno che può essere coltivato” nascono le espressioni “campagna bacologica”, “campagna granifera”, dove con il termine campagna si intende il “periodo in cui si svolge un’attività agricola”.
Di qui, è intuitivo, la locuzione campagna elettorale, cioè “periodo atto allo svolgimento della propaganda elettorale”. Infine, e concludiamo queste modeste noterelle, con un’ulteriore evoluzione semantica sono state coniate le espressioni “campagna stampa”, “campagna abbonamenti”, “campagna tesseramento” e via dicendo, dove con “campagna” si intende, appunto, “periodo atto a…”.
Dal campo, cioè dalla campagna, viene anche l’espressione “campagna militare”, vale a dire “ciclo di operazioni militari”, “spedizione militare” in quanto la campagna aperta era zona adattissima alle battaglie.
A cura di Fausto Raso

Giornalista pubblicista, laureato in “Scienze della comunicazione” e specializzato in “Editoria e giornalismo” L’argomento della tesi è stato: “Problemi e dubbi grammaticali in testi del giornalismo multimediale contemporaneo”). Titolare della rubrica di lingua del “Giornale d’Italia” dal 1990 al 2002. Collabora con varie testate tra cui il periodico romano “Città mese” di cui è anche garante del lettore. Ha scritto, con Carlo Picozza, giornalista di “Repubblica”, il libro “Errori e Orrori. Per non essere piantati in Nasso dall’italiano”, con la presentazione di Lorenzo Del Boca, già presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, con la prefazione di Curzio Maltese, editorialista di “Repubblica” e con le illustrazioni di Massimo Bucchi, vignettista di “Repubblica”. Editore Gangemi – Roma.