L’amore è anche questo.
Dalla parte del più debole. Mi guardo intorno, cercando le strade della città meno frequentate. Là dove si sente più che mai l’estate del più povero.
Mi guardo indietro e mi rivedo ad esplorare ogni angolo della strada desolata, non calpestata dalle macchine, nel silenzio delle ore più calde. E una fitta di nostalgia mi assale. Cosa avevo immaginato per il futuro? Quello più lontano.
Il momento del rimpianto.
Cosa è il rimpianto?
Una spina di malinconia per qualcosa che poteva essere e invece non è stato?
Un conto aperto con se stessi per non aver valutato bene le condizioni attorno alle difficili situazioni?
Un momento di rabbia per aver concesso la fiducia più totale, senza porsi alcuna domanda?
Era tutto là, bastava prestare un po’ di attenzione e questo senso di malessere, che difficilmente riesco a descrivere, forse avrebbe vissuto di meno dolore.
Strano come sento di trasmettere l’equilibrio e il benessere alla fine di questa mia estate ritrovata quando invece ci sono stati degli istanti di spine di dolore intense, a turbare come un tempo.
Ma si può avere nostalgia delle inspiegabili vertigini?
Difficile ritrovare la giusta concentrazione in questa fase iniziale della vita, di una parte della vita già vissuta ma oggi finalmente riconosciuta. Eppure …
Sento di avere vissuto interamente ogni cosa, ogni persona con la quale ho avuto relazione. Di qualsiasi tipo. Ho sempre pensato che gli errori e le affrettate valutazioni possono aiutare nel rapportarsi nuovamente e per questo vanno accolte e non rimpiante. Ma …
Qualcosa mi trattiene e mi fa tornare indietro a rivedere ogni ora di ogni giorno di ogni anno vissuto e quello che sembrava un impercettibile battito di ciglia, in realtà era un segnale a me sfuggito. Che ho pagato amaramente.
Una estate che non vuole finire, la riscoperta della serenità accanto. Un regalo inatteso in questo periodo di blocchi ed inibizioni. Lo assaporo con meraviglia, senza preoccuparmi questa volta: non è più necessario nascondersi per compiacere, basta finalmente essere se stessi e per questo sentirsi accettati. Sarà forse l’età che ci troviamo a vivere oppure le persone sono realmente quelle giuste?
Tutto si svela ora all’improvviso. Cadono le incertezze, nessuna più domanda a cercare una spiegazione ad un comportamento inatteso ed inspiegabile. Un repentino cambiamento del tono dell’umore senza una valida motivazione. Era solo il maldestro tentativo di nascondere un ignobile cambiamento di “strategia emotiva”.
Certo è che se dall’altra parte si trova qualcuno che, a torto o a ragione, vive i sentimenti col cuore in mano e senza premeditazione alcuna, alla fine il dolore che si infligge è veramente tanto.
Quanti anni ci sono voluti per capire e svelare ogni cosa? E soprattutto quanti segnali inviati di nascosto, a svelare non svelare, quanti sguardi abbassati a non volere incrociare per timore di trasmettere quella triste verità?
Eppure …
In mano il presentimento che se solo si volesse si riaccenderebbero tutte le fiamme che hanno dato il via a tutto.
Ogni relazione ha la sua storia che non si compone solo di due persone che la costruiscono. Ma anche del contorno, del periodo storico, delle esigenze che vivono in quel momento. Poi il modo di essere di ognuno di noi ne guida l’evoluzione determinandone il successo o l’insuccesso.
Cosa me ne rimane?
Il rimpianto, ma non per quello che doveva o poteva essere e non è stato, ma per averci messo la parte più bella del mio sentimento, della mia anima.
Anche questo.
Mi alzo nel cuore della notte e mi ritrovo sospesa nel cielo dell’estate, fra i mille puntini brillanti e il silenzio delle strade.
L’estate è anche questo, il profumo degli alberi che si preparano al miracolo dei vivaci colori, il lontano cinguettio, una calda brezza accogliente.
Fernanda
Biologa CNR, Counselor. Responsabile “gestione area informativa” Progetto SOS Alzheimer On Line