Pubblicato su Lo SciacquaLingua
Dal dr Claudio Antonelli riceviamo e pubblichiamo
Tutti sanno cosa significhi “tampone”. I verbi associati al tampone possono variare: fare, praticare, eseguire, effettuare il tampone, sottoporsi al tampone… Vi è anche “tamponare”; verbo però che pochi usano per non creare incidenti linguistici dal momento che “tamponare” continua ad essere usato soprattutto per designare l’incidente stradale in cui un veicolo urta la parte posteriore del veicolo che precede.
Ma prima del coronavirus cosa indicava il termine tampone, sempre in campo medico? Indicava quel bastoncino, quell’asticina con all’estremità un batuffoletto compatto di cotone idrofilo che serve ad eseguire prelievi di sangue o di secrezioni organiche. Indicava, insomma, ciò che gli inglesi chiamano “swab” e i francesi “écouvillon” o “tampon”. Oggi, invece, con “tampone” si indica non solo il bastoncino ma l’operazione di prelievo della secrezione organica per accertarsi della presenza o dell’assenza del virus.
Sarebbe stato molto più semplice, per rispetto della lingua italiana, ricorrere ad altre espressioni che non a “fare il tampone”. Il fabbricante di tamponi, infatti, non può più dire “io faccio i tamponi”. “Fare il tampone” non significa più fabbricare i tamponi, bensì “sottoporre o sottoporsi a test tramite tampone”.
Quanto più precisa è la lingua francese in relazione ai test da coronavirus: “faire le test de la Covid”, “dépister le virus…”, “dépistage de la Covid-19”, “clinique de dépistage…” “test rapide de dépistage covid”. In italiano si potrebbe far ricorso a una batteria di termini: accertamento, individuazione, rilevazione, evidenziazione, identificazione del virus… che nessuno però usa. Anche noi abbiamo “depistare” e “depistaggio”, ma in italiano questi termini indicano lo sviare, il mettere fuori strada, fuori pista, e non anche l’individuare, lo scoprire, il rintracciare come indicano le parole francesi “dépistage” e “dépister”. E proprio perché in italiano non esiste un termine capace di sostituirlo, i nostri dizionari contengono la parola “dépistage”. Io proporrei, quindi, che si desse ufficialmente al nostro “depistaggio” anche l’accezione che ha il francese “dépistage”.
A causa anche di questa carenza di termini italiani, i nostri dizionari italiani ci offrono il termine inglese “screening”. L’inglese ha inoltre il termine “test”, da cui “testing”, “testing center”, “to get tested”… Lo scopo del “testing” è “to detect” il virus. Ma perché non usare “test” e “testare”, termini che esistono anche in italiano? Probabilmente perché tampone suona molto meglio di test e di testare. E così, in italiano, è tutto un trionfo del sostantivo tampone, retto dai verbi più svariati.
A cura di Fausto Raso
Giornalista pubblicista, laureato in “Scienze della comunicazione” e specializzato in “Editoria e giornalismo” L’argomento della tesi è stato: “Problemi e dubbi grammaticali in testi del giornalismo multimediale contemporaneo”). Titolare della rubrica di lingua del “Giornale d’Italia” dal 1990 al 2002. Collabora con varie testate tra cui il periodico romano “Città mese” di cui è anche garante del lettore. Ha scritto, con Carlo Picozza, giornalista di “Repubblica”, il libro “Errori e Orrori. Per non essere piantati in Nasso dall’italiano”, con la presentazione di Lorenzo Del Boca, già presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, con la prefazione di Curzio Maltese, editorialista di “Repubblica” e con le illustrazioni di Massimo Bucchi, vignettista di “Repubblica”. Editore Gangemi – Roma.