Pubblicato su Lo SciacquaLingua
Molti sono convinti del fatto che “lungotevere” nella forma plurale resti invariato. L’invariabilità – secondo costoro – è giustificata dal fatto che non ci possono essere più “Teveri”: Il lungotevere, i lungotevere. No, le cose non stanno affatto cosí. Una regola grammaticale stabilisce che i nomi composti di una preposizione e un sostantivo formano il plurale regolarmente: il lungomare, i lungomari; il lungolago, i lungolaghi. Questa regola si applica anche con i nomi dei fiumi (anche se il fiume è uno): il lungarno, i lungarni; il lungadige, i lungadigi; il lungotevere, i lungoteveri. Resta invariato solo il lungopò (e in questo caso il Po va accentato).
A proposito di fiumi è interessante notare che fino al secolo scorso, per l’esattezza fino alla Grande Guerra, il fiume Piave era considerato di genere femminile per la terminazione in -e tipica di buona parte dei sostantivi femminili. Si diceva e si scriveva, dunque, la Piave. La “mascolinizzazione” si deve alla famosa Canzone del Piave di E.A.Mario e, con molta probabilità, anche per l’influsso di tutti gli altri nomi maschili di fiumi.
Vediamo, in proposito, come si “comportano” i vocabolari che abbiamo consultato: sul lungarno all’unisono pluralizzano. Per quanto attiene al lungadige c’è un po’ di ‘discordia’: è invariabile per il GDU, il Devoto-Oli, il Treccani, lo Zingarelli e il Dizionario Olivetti. Pluralizzano il Gabrielli, il Garzanti e “Sapere.it”. Sul plurale di lungotevere, come per lungarno, quasi tutti concordano: i lungoteveri. Le voci “fuori del coro” sono il Palazzi, il Garzanti, il Dizionario Olivetti e “Sapere.it” che ritengono il lemma invariabile.
A cura di Fausto Raso

Giornalista pubblicista, laureato in “Scienze della comunicazione” e specializzato in “Editoria e giornalismo” L’argomento della tesi è stato: “Problemi e dubbi grammaticali in testi del giornalismo multimediale contemporaneo”). Titolare della rubrica di lingua del “Giornale d’Italia” dal 1990 al 2002. Collabora con varie testate tra cui il periodico romano “Città mese” di cui è anche garante del lettore. Ha scritto, con Carlo Picozza, giornalista di “Repubblica”, il libro “Errori e Orrori. Per non essere piantati in Nasso dall’italiano”, con la presentazione di Lorenzo Del Boca, già presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, con la prefazione di Curzio Maltese, editorialista di “Repubblica” e con le illustrazioni di Massimo Bucchi, vignettista di “Repubblica”. Editore Gangemi – Roma.