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Uno sguardo dopo l’altro. Cerco di afferrare, senza lasciarmi sfuggire la parte più importante. Osservo attentamente, ma nascondendo, e, finalmente, riesco a vedere ben oltre il colore degli occhi.

Non riesco a crederci! Le forme delle mie parole assumono un andamento che non mi appartiene. Che non mi appartiene più.

Provo a trasferire senza usare il filtro della ragione. Non mi importa più di niente, nessuna delicatezza su me stessa, ma non a “gridarmi addosso”, al contrario a liberare un’onda, intrappolata da una diga, troppo a lungo trattenuta.

Assaporo il silenzio che giunge dall’esterno, accompagnato dal fruscio delle immagini che si scontrano, una dopo l’altra, un po’ a confondere.

Nitido, il quadro delle emozioni. Dipinto dalla mano esperta di chi ha deciso di prenderle e viverle così per come vengono, senza ritoccarle o costringerle all’interno di un percorso stabilito.

La spontaneità. Colgo l’invito anche se è passato del tempo. Tanto.

Conquisto un piccolo traguardo, ma il piacere di averlo raggiunto sfuma immediatamente nel desiderio di voler percorrere un’altra strada.

Desidero ardentemente, tendendo la mano ad aspettare. Ed incontro.

Ricostruisco, ormai con certezza, collegando ogni anello al successivo e mi ritrovo fra le mani una catena che non lega più, al contrario libera.

Certi segni nell’anima non cicatrizzano, sanguinano, non appena le condizioni intorno lo permettono.

Sarà tutto lì il fulcro del problema?

Un desiderio inespresso. Lo porto con me, sempre, pronto ad essere lanciato, agganciato ad ogni scia che scende veloce dall’alto. E lo aspetto, a braccia aperte.

Una stretta di nostalgia. La sento sulla pelle come un pizzico, quasi a svegliarmi bruscamente, a scuotermi, a ricordare che…

Un istante di panico. Voglio tornare ignara, non più vedere le cose con quegli occhi che riescono a penetrare oltre il colore.

Mi blocco all’improvviso ed un brivido paralizza ogni mio movimento. Non starò perdendo il senso della vita?

Note armoniche di una musica rivestita di versi in rima si impadronisce della confusione che regna nei miei pensieri. Mi ammorbidisco. Uno stato d’animo si lega all’altro. Su La Strad@, su se stessa, per se stessa. Servirà a qualcosa, a qualcuno leggere le righe di una sofferenza che al culmine si trasforma in espressione ed esplode in un istante di creatività e nel significato contorto che può esserci in un pensiero?

Nasce da uno stato d’animo, da un dolore impossibile da circoscrivere, al contrario dilagante nella sua manifestazione. Inseguo il mio “sentire” e mi lascio andare. Afferro la sintonia sostenuta dalla percezione della presenza. Condivido, per il piacere di sentirmi compresa, ascoltata, capita.

Non arriva a me la voce. Non riesco a sentirla, non l’ho ancora sentita. Potrebbe essere di poche parole a lasciare che sia il sottofondo delle emozioni a riempire il vuoto che a volte ci accompagna.

Mi piace tirarmi su nel nuovo giorno e non voler sapere cosa accadrà. Vivere l’imprevedibilità delle ore, riservando il gusto alla sorpresa. Anche a costo di…

Alcune cose sfuggono, prendono un’altra strada e ti lasciano lì con un bel pacchetto di amarezza ed il vuoto nelle mani. Richiuse ad afferrare troppo tardi, quando ormai rimane il niente fra le dita. La sensazione che predomina nell’anima è la fredda sorpresa. Ti senti quasi tradito dalla vita. Ma come, non è bastato l’impegno esercitato? La passione nelle cose? L’allegria ad alleggerire?

Il ritorno. Me ne vado con me stessa, mi lascio accogliere dalla gelida atmosfera che accompagna una povera illusione. E… vado avanti.

Fernanda (15 novembre 2010)

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