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Sarebbe il caso (anzi, è il caso) che tutti i vocabolari dell’uso emendassero l’etimologia del granturco, cioè — come si legge nel Palazzi — quella «pianta delle Graminacee, originaria dell’America, con grosso caule, larghe foglie, frutti bianchi, gialli o rossi, portati da grosse e fitte spighe chiamate pannocchie, da cui si ricava una farina per far polenta». Perché? Perché tutti i dizionari danno all’aggettivo turco il significato di “coloniale”, “esotico”, “straniero”, “forestiero”. Granturco o granoturco significherebbe, pertanto, “grano esotico”. No, non è cosí.  Questo cereale fu chiamato “grano turco” per un errore di traduzione del nome che gli dettero gli inglesi, “wheat of turkey“, cioè ‘grano dei tacchini’, cosí denominati per una certa somiglianza del collo di questi animali a un turbante turco.

A cura di Fausto Raso

Pubblicato su Lo SciacquaLingua

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