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Attraverso la rievocazione di alcuni di alcuni dei suoi casi più “sentiti”, un avvocato (con l’aiuto di uno psicoterapeuta) riscopre se stesso, le sue speranze, le sue aspirazioni…i suoi dubbi ed i suoi errori. Perché si commettono i reati? E se qualcuno avesse preventivamente “educato” gli imputati? Mediante le verità del romanzo della sua vita, ci porta a conoscere i meccanismi della giustizia penale.

BUONA LETTURA

Come mi sia venuta in mente l’idea di scrivere raccontandomi, ancora non lo so. Forse perché arriva un momento, nella vita di ognuno in cui bisogna cominciare a dirsi la verità. Almeno una volta. D’altronde, da un bel po’ di tempo, sono amico di Malcom, uno “strizzacervelli” sui generis e molto anticonvenzionale: posso dire che la sua frequentazione “alleggerisce” i pensieri più che le tasche… ma questa è un’opinione personale.

Chi sono?

E cominciamo a muso duro. Un arrembante? Un presuntuoso? Probabilmente, un combattente per la causa della giustizia e della libertà. Un idealista? Un realista, che aggiusta le vele per prendere sempre il vento migliore.

I miei modelli?

Tanti, pochi, quasi nessuno…ho imparato da tutti. Si, sono resto un cane sciolto, senza bavaglio né guinzaglio… come quella volta del “battesimo”.. il mio primo, sudatissimo caso.

Prendiamo le mosse da una torrida giornata di luglio, il “capo” (il classico burbero benevolente) mi comunica che è in arrivo per me la prima incombenza professionale. Un caso semplice, dice lui, ma secondo me, maledettamente complicato.

Intendiamoci il mio compito sarà quello di entrare nella sua stanza, osservare in religioso silenzio tutto l’andamento del colloquio con il cliente (quello da difendere…insomma) per carpire fino all’ultimo segreto della sua tecnica e della sua competenza…e poi…e poi vedrò cosa uscirà dal suo cilindro magico.

Detto… fatto!

Ore 15:00. Due persone, una più anziana ed una più giovane. Le presentazioni di rito, la “lunga” passeggiata prima dell’impatto col grande capo… mi rendo conto di aver già dimenticato i nomi dei clienti…colpa di quel brivido freddo che scorre lungo la schiena e si chiama emozione…di quella sensazione di bocca asciutta e fronte imperlata che si chiama paura…e … sarebbe stata una lunga giornata!

Iniziano le danze.

Io non so se è vero che negli oggetti si depositi l’anima di chi li ha usati, ma mi rendo conto che da quel grande tavolo da riunione, scuro, incastonato all’interno di un ambiente austero… dagli atomi di quel legno pesante, importante (comprato all’asta in un tribunale napoletano di fine settecento), se chiudi gli occhi, senti “promanare” le arringhe che hanno fatto la storia del diritto penale….

“è stata colpa sua… di quello coi baffi…ci l’hai a fari manciari, l’offesa!”

(Traduzione: “la responsabilità è di quello con i baffi, devo fargli rimangiare l’offesa che mi ha arrecato!”)

Trasecolo. Quel certo linguaggio che ho trovato nei libri di Sciascia e nei racconti di Elio Vittorini non mi sarei aspettato di ascoltarlo dal vivo, in quel momento, pur trovandomi in uno studio di penalisti…

” …stu sbirru!”

Quando comincio a temere che si sia perso il controllo della situazione, come in una rappresentazione greca, ecco il Dominus a risolvere: basta una “sua” occhiata e le due teste calde capiscono cosa significa stare con due piedi in una scarpa!

Di quello che segue ho ricordi vividi anche se frammentari…

Posso dirvi che, attraverso lo snocciolarsi del racconto, ricavo l’impressione che Mario Puzo, Leonardo Sciascia ed Elio Vittorini si fossero dati appuntamento quel pomeriggio di un giorno da cani per dissertare di zagare e ingiustizie!

Ci troviamo nell’entroterra aspromontano, in Calabria e, sul corso principale di quel paese di anime desolate (poche “vive” e molte “defunte”) in direzione della chiesa, ci sono diverse persone che, in fila, quasi fosse una processione, stanno recandosi ad assistere al battesimo di un bambino, figlio di un giovane compaesano. Ad un tratto transita, a velocità sostenuta per il tipo di strada, un’autovettura che quasi lambisce quella fila di gente e, dalla folla, qualcuno si appresta a rispondere ad un probabile attentato (visto dove ci troviamo): si cerca di bloccare il veicolo…e per i passeggeri, si profila un pomeriggio “da limoni neri”.

Colpo di scena!

“…Mani in alto e fuori i documenti!”

Dalla vettura scendono due tutori dell’ordine in borghese che reagiscono a quel tentativo di aggressione “mostrando i denti!”….ma la situazione degenera…nella folla si fa largo un gruppo di facinorosi che tenta di aggredire i militari, rei di aver esercitato un abuso di potere con il loro atteggiamento quando, all’improvviso, il nonno del bambino che doveva essere battezzato, induce i contendenti alla calma ed alla moderazione…”diavolo” di un vecchio! Sembra che la situazione volga verso una irreale normalità …ed ecco che dalla curva subito dopo la piazza principale, giungono a sirene spiegate, i colleghi degli agenti di polizia giudiziaria che avevano innescato il parapiglia.

Approfittando dell’intervento pacificatore, avevano chiamato via radio i rinforzi!

Sotto la minaccia delle armi, il padre del bambino, viene costretto a salire a bordo dei mezzi militari… in direzione delle patrie galere a disposizione del magistrato per la convalida dell’arresto e per il successivo giudizio, cosiddetto direttissimo. Lo zio ed il nonno (anche lo insieme al padre del bimbo sono nostri clienti) vengono denunziati, come si dice, “a piede libero” in attesa del processo.

Il tutto, sotto lo sguardo soddisfatto dei due sbarbatelli di prima nomina, responsabili, con il loro comportamento provocatorio rispetto all’ambiente “difficile”, di tutta la situazione.

“Caro Maresciallo, voi siete un vero uomo” così esordisce Don Mariano (Boss del paese descritto da Leonardo Sciascia, nel Giorno della civetta) nei confronti del comandante della locale stazione dei carabinieri, durante l’interrogatorio immediatamente successivo, in ordine di tempo, al proprio arresto.

“Con la vostra autorità, avreste potuto mortificarmi come hanno fatto altri vostri colleghi prima di voi; eppure mi avete trattato con rispetto…da uomo ad uomo. Io ho una certa pratica del mondo; e quella che diciamo l’umanità (e ci riempiamo la bocca a dire l’umanità, bella parola, piena di vento…) io la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezzi uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) “ruffiani” e i quaquaraquà. Pochissimi gli uomini; i mezzi uomini pochi, ché mi contenterei l’umanità si fermasse ai mezzi uomini… E invece no, scende ancora più giù, agli ominicchi (che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi) e ancora più giù, i ” ruffiani”, che vanno diventando un esercito…E infine i quaquaraquà (che dovrebbero vivere con le anatre nelle pozzanghere, ché la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre). VOI, ANCHE SE MI INCHIODERETE SU QUESTE CARTE COME UN CRISTO IN CROCE, VOI SIETE UN UOMO…”

Come appellare i “due sbarbatelli” in questione, lascio a voi decidere…

Non ricordo a che ora finisce l’incontro allo studio, ma ricordo che il “capo” si riserva di decidere se accettare o meno quell’incarico: in realtà ha già deciso di far danzare sui carboni roventi, gli autori dell’accaduto ( i militari, intendo) ma vuole tenere sulla corda padre e figlio…giusto per far loro capire chi è che detta le condizioni!

Per me la misura è colma. Troppo stress. Malcom, dove sei?

Un drink nell’area riservata di un esclusivo ristorante cittadino. Cominciamo a chiacchierare. “Perché non analizziamo il comportamento dei due tutori dell’ordine in borghese e quelle dei parenti del bambino da battezzare?

Non è tipo che perde tempo con preamboli e, anche questa volta, mirato direttamente al centro del bersaglio.

“Vedi di parlarmi sinceramente e senza darti troppe arie”

allora, dunque… “I fatti: vanno veloci con la macchina all’interno di un paese, su strade strette, e loro stessi, in servizio, probabilmente avrebbero fermato il conducente di un’auto che si fosse comportato in quel modo:…fermato e multato”.

“Ci troviamo in un paese di provincia e tu conosci meglio di me le realtà di questi centri abitati, per di più montani, come nella nostra storia, iniziamo. Intanto c’è da osservare l’arroganza…”

“Forse una gestione del potere…” “Gestione del potere, arroganza e complesso di superiorità, esibizionisti e anche tracotanti, poiché erano certi di essere nel diritto poiché erano due tutori dell’ordine in quel momento, perché loro potevano permetterselo”. “Possiamo dire che si sono comportati in questo modo perché, soprattutto, erano in giovane età?”

“Soprattutto per questo, perché erano due giovanotti, poco più che venticinquenni, e non solo; si è appurato che entrambi erano in quel paese da pochissimo tempo, ed uno dei due era di prima nomina, per cui ha giocato un ruolo nella vicenda anche l’insicurezza, perché se fossero stati più esperti avrebbero evitato, un tutore dell’ordine con più esperienza non fa queste cose…” “Non ci si mette proprio…”

“Non ci si mette proprio dici molto bene! Anzi i tutori dell’ordine tendono ad avere amicizie nel luogo dove svolgono la loro professione, specie nei paesi, perché ne traggono più vantaggi, da molti punti di vista, non solo per le investigazioni, ma…” “…Per tutto ciò che il territorio può offrire…”

“Esatto. I due tutori dell’ordine, chiaramente, ne sanno di più in materia di legge degli imputati, non solo, ma contano anche sulla faciloneria e sulla suscettibilità, in una parola, sull’impulsività del papà del bimbo da battezzare”.

“Ecco, questo lo ricavi da una tua interpretazione; attenendoci ai fatti, dobbiamo, soltanto, analizzare l’evento; di conseguenza, salta agli occhi, quello che hai specificato tu prima per quanto concerne le loro caratteristiche caratteriali, e gli errori da loro commessi”. “Vediamo di analizzare le motivazioni del comportamento dei genitori, ma prima di questo, una domanda: due persone mature in quel momento come si sarebbero comportate?”

“Secondo norma, cioè…”“Anzitutto, due persone mature corrono in macchina all’interno di un paese, con strade strette, mentre c’è gente che occupa parte della strada?” “No! Infatti la risposta è secondo norma. Dunque, due persone mature…” “Equilibrate..” “Due persone equilibrate, visto che ci si trova in un paese, prima dovrebbero rendersi conto della soggettività del paese, che tipo di usanze ci sono, perché sono loro a doversi integrare nel paese, non il contrario. Sono professionisti che per il tipo di lavoro che svolgono possono girare per tutta l’Italia, ed allora conviene di più a loro integrarsi nelle zone dove vanno, che mettersi contro. Quindi prima rendersi conto di che tipologie di apprendimenti esistono in quel determinato territorio, non dico tanto, ma almeno rendersi conto di che usanze esistono”

Se ci si comportasse seguendo un criterio corretto, quanti processi si potrebbero evitare?” “Molti”. “Potremmo dire che con comportamenti corretti si potrebbe migliorare di molto la condizione dell’affollamento dei processi in Italia?” “Si, certamente”. “Ma il comportamento non è il risultato di idee che vengono prodotte da elaborati di pensiero?” “Certo”. “E quindi, non possiamo concludere che con migliori apprendimenti si otterrebbe una migliore qualità della vita, anche dal punto di vista processuale – penale?

E, con soddisfazione, arrotola l’ultima forchettata di pasta alle vongole. Vittoria su tutti i fronti.

“E dei parenti di questo bambino, che puoi dirmi? Così completiamo ed io posso tornarmene a casa”.

“Si ma prima fammi finire questa zuppa, che ormai è fredda. A proposito, cosa prendi per secondo?” “Niente, voglio solo un buon caffè che ho ancora tanto lavoro da fare. Che cosa possiamo riscontrare come elementi caratteriali che hanno contribuito ad inasprire la difficoltà creata dai due tutori dell’ordine?”

“Vi sono aspetti speculari a quelli tenuti dai due tutori dell’ordine, perché anche lui ha tenuto la stessa tipologia di comportamento”.

“Cominciamo ad analizzare le evidenze: perché per un battesimo si invadono le strade di un centro abitato? Una tradizione, per essere corretta, ha bisogno di prevedere la fruibilità di un bene comune da parte di tutti! Cioè tu invadi una strada ed io non partecipo alla tua festa, sono impossibilitato a camminare sulla strada sia a piedi che in macchina: quindi gli apprendimenti in quel caso sono di tipo già simile a quelli dei due tutori dell’ordine!”

“Quindi…?” “Presunzione, arroganza…” “…Complesso di superiorità e di inferiorità…” “Il complesso di inferiorità viene dopo… ” “Sì, dopo, perché scatta quando i due tutori dell’ordine sono ritornati e qualificati tali…”

“… E gli chiedono i documenti. Infatti lui reagisce perché si vede leso di fronte poi a tutta la famiglia, nella stimabilità”. Una persona equilibrata, come si sarebbe dovuto comportare alla richiesta dei documenti?” “Avrebbe dovuto esibire subito i documenti”. “Oppure, non volendo subire oltre la tracotanza dei tutori dell’ordine, avrebbe potuto chiamare via telefono altri tutori dell’ordine anche di diverso corpo, esibendo i documenti ai tutori dell’ordine che fossero sopraggiunti in divisa, e denunziando gli agenti in borghese per il loro operato non proprio rispondente alla legge!”

“Ma guarda che l’operato dei due agenti di polizia giudiziaria in borghese è stato rispondente alla legge, chiedere i documenti da parte di tutori dell’ordine, anche se in borghese, rientra nei loro diritti, ed esibirli da parte di colui cui vengono richiesti rientra tra i suoi doveri…in definitiva, se io tutore dell’ordine ti chiedo i documenti in maniera scontrosa o in maniera delicata tu devi esibirli! “Non volevo discutere su questo ma sull’intero comportamento dei tutori dell’ordine, cioè se i due tutori avessero chiesto i documenti…”

Diamine, si sta infastidendo, anche lui, quindi reagisce con rabbia di fronte a degli aspetti della legge, francamente oppressivi…anche al “doc”, dunque, può ribollire il sangue nelle vene!! “Caro mio, bisognava esibirli questi benedetti documenti, dopodiché ci si recava al comando di appartenenza dei due tutori dell’ordine, per spiegare al loro diretto superiore ciò che era accaduto; quest’ultimo avrebbe preso dei provvedimenti idonei nei loro confronti, del tipo trasferimento ad altra sede o, eventualmente, temibili note di demerito nel loro curriculum”.

“Bene, quello che tu hai appena descritto è il comportamento che un cittadino deve tenere di fronte alle istituzioni. Dal punto di vista umano, però – ha recuperato la completa gestione delle sue emozioni – non è ammissibile che un’istituzione, qualunque essa sia, possa esercitare un potere opprimente nei confronti del cittadino: addirittura si parla di giusta pena nei confronti di chi commette un reato, figuriamoci nei confronti di chi quel reato non lo commette! Rispetto a leggi naturali il comportamento è ciò che io ho proposto, anche se poi ti porta di fronte a condanne, di non riconoscere a quell’essere umano, il diritto di rappresentare un potere dello Stato. Un essere umano che non vuole produrre frustrazioni, che non si voglia corrodere di fronte alle storture evidenti, è bene che prenda in considerazione questo tipo di comportamenti, perché in questo modo saprà di essersi comportato rispettando anzitutto se stesso, senza danneggiare chi gli sta di fronte, ma non riconoscendogli un diritto, e poi si cerca un avvocato…magari viene da voi!”

“Questo è quello che potremmo definire un comportamento da esseri umani, con la E e la U grandi, a prescindere da quello che poi deve succedere, senza p-a-u-r-a! Quella paura che ci attanaglia, ci fa chiudere e ci fa vivere male… e che, quando è spinta all’estremo, può portarci a commettere errori tipo aggredire quel tutore dell’ordine e menarlo, perché se non sei costretto, e non hai paura e preoccupazione di perdere la faccia tu ti opponi… all’angheria! Certo, se non si fossero trovati di fronte un energumeno che li stava aggredendo, forse quegli agenti avrebbero adottato un comportamento differente”.

“E lo zio e il nonno? Nel loro comportamento si evidenzia tutto l’apprendimento gregario familiare su basi affettive a carattere conflittuale, perché è un comportamento tenuto a prescindere dal fatto che il familiare abbia torto o ragione”

Sei un mio familiare? Io sto dalla tua parte!

Così funziona in queste zone geografiche!

“In tal modo, queste persone hanno dimostrato di non usare la mente sotto un duplice profilo: il 1° è quello di subire il comportamento che il familiare pone in essere, perché non riuscendo a sapere chi ha torto o ragione si passa automaticamente dalla parte del torto, il 2° è quello di subire un comportamento limitativo della libertà personale perché come accade in casi del genere si rischia di diventare imputati. L’unico che ha avuto un atteggiamento consono, dovuto all’esperienza ed all’età, è stato il nonno del bambino, ma parliamo di nonni impropriamente perché in alcune realtà di certi paesi, come nel caso che qui stiamo esaminando, ci si sposa presto, e si diventa nonni molto presto, anche a 50 anni – proprio come il nonno in questione – è stato il nonno, dicevo, ad avere un atteggiamento consono, allontanando i due fratelli – i suoi figli – si è rivolto ai tutori dell’ordine chiedendogli di andare via e di evitare una possibile degenerazione degli eventi. Ma anche lui è stato imputato per non aver esibito i documenti ed aver resistito ai due pubblici ufficiali”.

Dopo il secondo caffè di pura miscela Arabica, con basso contenuto di caffeina, ci dirigiamo verso le nostre due Alfa Romeo. Ho imparato a fumare la pipa. I suoi rituali mi aiutano a riflettere. Accendo. Vado. Come me la caverò al processo?

CONTINUA…

Francesco Chiaia & Giorgio Marchese ( 5 APRILE 2007)