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Mente e dintorni è una rubrica (nata da una fortunata serie televisiva) che ci porta a curiosare nei meandri della nostra personalità, per scoprirne i segreti e capire i motivi per cui compaiono i disturbi e, ovviamente, prendere rimedio.

Perché, conoscersi e comprendersi, aiuta senz’altro a vivere meglio.

In questa trentaduesima puntata, ci occuperemo del secondo dei meccanismi di difesa “maturi”: quello definito “ALTRUISMO”

Come precisato nelle altre puntate, questo lavoro riguardante i Meccanismi di difesa, si basa su una delle scale di valutazione più rigorose e affidabili (il cui acronimo è “DMRS “): quella di John Christopher Perry, ripresa e approfondita dal prof. Vittorio Lingiardi, nelle sue pubblicazioni specifiche.

“La maturità inizia a manifestarsi quando sentiamo che è più grande la nostra preoccupazione per gli altri che non per noi stessi.” (ALBERT EINSTEIN)

Con altruismo (dal latino alter, «altro») nella lingua italiana si indica il comportamento di chi ha la propensione di interessarsi al benessere dei propri simili.

Prima di entrare a pieno in questo particolare argomento, vorrei soffermarmi brevemente sul mito greco di Prometeo.

Titano dell’Olimpo (fra gli Dei più antichi, nati prima degli olimpi e generati da Urano – Cielo e Gea – Terra), amico dell’umanità e del progresso, Prometeo ruba il fuoco agli dei per darlo al genere umano subendo la punizione di Zeus, che lo incatena a una rupe ai confini del mondo per poi farlo sprofondare nel Tartaro.

Ora, siccome il nome Prometeo significa, in Greco, “colui che riflette prima”, oltre che rappresentare, simbolicamente, ribellione e sfida alle autorità e alle imposizioni (in questo caso di Giove), viene considerato come metafora del Pensiero e del Sapere al di là dei limiti della falsificazione e dell’ideologia rispondendo al principio Naturale e solidaristico di “crescita condivisa” in base all’assunto che recita: “da soli si va veloci ma, insieme, si va più lontano”

Sostanzialmente, con migliaia di anni di anticipo, Prometeo incarna i valori della Carta di Ottawa del 1984, in base ai quali, “l’individuo e il gruppo devono essere in grado di identificare e sviluppare le proprie aspirazioni, soddisfare i propri bisogni, modificare l’ambiente e adattarvisi” rendendo, in questo modo, come disse William Wordsworth, “il Bambino, padre dell’Uomo”

Per tornare all’argomento di oggi, la definizione “tecnica” è quella di meccanismo di difesa psicologico, mediante cui si affrontano conflitti emotivi e fonti di stress interne o esterne, occupandosi dei bisogni degli altri al fine di soddisfare, in parte, i propri.

In altre parole, come ebbe modo di spiegare il medico ricercatore italiano Giovanni Russo, (ideatore del modello psicologico psicodinamico Pragmatico – Eclettico – Analitico), l’essere umano maturo si muove considerando l’altruismo come migliore forma di egoismo (positivo)

Se io sto bene, posso aiutare, meglio, chi mi sta intorno ricordando, però, che non ha senso vivere su una simbolica isola di ricchezza, calata in un oceano di povertà.

Non è strano, a questo punto, accettare l’idea che non si procede sotto l’influsso di una bontà “insensata” ma, di solito, si è consapevoli del fatto che le proprie azioni altruistiche siano sostenute da propri bisogni e sentimenti.

Inoltre, si ha chiaro il concetto in base al quale, gli eventuali atti altruistici, possono essere motivati direttamente da un legittimo ritorno personale, non fosse altro che in termini di crescita interiore e, quindi, di valore complessivo.

Funzione

Affronta un conflitto emotivo che spesso ruota attorno all’angoscia relativa a situazioni passate penose e stressanti per le quali sarebbe stato necessario un aiuto che in qualche modo non era disponibile o era insufficiente.

In pratica, l’esperieza dolorosa ha sviluppato una risposta empatica per far si che, aiutando gli altri, si renda giustizia al proprio sé, che ha sofferto, nel passato.

Al tempo stesso, soddisfa bisogni sociali e di attaccamento, perché incarna sentimenti come, ad esempio, rabbia e impotenza in risposte socialmente molto utili che accrescono anche la percezione soggettiva di padronanza del passato.

Diagnosi differenziale

Formazione reattiva. Differisce dall’altruismo in quanto l’altruismo fornisce all’individuo alcune gratificazioni mentre, la formazione reattiva di solito sacrifica la gratificazione per proteggere dalla consapevolezza di sentimenti conflittuali o completamente negativi.

Sublimazione. Differisce dall’altruismo in quanto, quest’ultimo, comporta dei gesti rivolti direttamente a favore degli altri, mentre la sublimazione non dà alcun aiuto diretto, sebbene possa fornire agli altri, prodotti creativi o artistici di cui possono godere.

Affiliazione. Diversamente dall’altruismo, non richiede che il soggetto dia qualcosa in cambio agli altri come modo per far fronte a un conflitto interno ma condivida con gli altri, degli stati d’animo, per  diluire la sofferenza e individuare, meglio, possibili soluzioni.

Per concludere la trattazione dell’argomento di quest’oggi, nulla di meglio che due particolari, riflessioni.

Una di Fabrizio de Andrè

“I potenti rammentino che la felicità non nasce dalla ricchezza né dal potere, ma dal piacere di donare.”

E l’altra di Don Andrea Gallo

“Io vedo che, quando allargo le braccia, i muri cadono. Accoglienza, vuol dire costruire dei ponti e non dei muri.”

Con la speranza e l’obiettivo di essere stato utile per conoscere sempre meglio chi incontriamo (soprattutto quando ci guardiamo allo specchio), vi do appuntamento alla prossima puntata, nella quale parleremo di “Anticipazione” e “Umorismo”

Questo video riassume, semplificandoli, i contenuti finora espressi, offerti con una delicata base musicale. Buona “degustazione”

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