Pubblicato su Lo SciacquaLingua
Ci sono alcuni vocaboli che – a nostro modo di vedere – andrebbero relegati nella “soffitta della lingua” perché consunti dall’uso improprio che – complice la stampa – se ne fa. Le cronache dei giornali sono, per l’appunto, un esempio lampante. Prendiamo l’aggettivo “squallido” che etimologicamente significa “rozzo”, “sudicio”, essendo tratto dal verbo latino “squalere” (esser ruvido, aspro); quest’aggettivo è bene adoperato solo in senso proprio: una casa squallida, cioè “misera”, “rozza”, arredata con mezzi di fortuna.
Molto spesso i giornali ne fanno un uso metaforico utilizzandolo a ogni piè sospinto, con considerazioni morali: il delitto è maturato nello squallido ambiente della prostituzione; oppure: l’imputato ha avuto un ruolo di primo piano in quella squallida vicenda.
Squallido, è bene ripeterlo, è tutto ciò «che si trova in uno stato di miseria e di abbandono, tale da infondere tristezza», l’uso metaforico eccessivo ha reso questo aggettivo… “squallido”, non sarebbe bene, quindi, relegarlo in soffitta e adoperare, volendo fare un apprezzamento morale, i piú appropriati “sostituti”, vale a dire avvilente e deprimente? Un ambiente deprimente; una vicenda avvilente.
Sappiamo benissimo di predicare al vento. Però, non si sa mai…
A cura di Fausto Raso
Giornalista pubblicista, laureato in “Scienze della comunicazione” e specializzato in “Editoria e giornalismo” L’argomento della tesi è stato: “Problemi e dubbi grammaticali in testi del giornalismo multimediale contemporaneo”). Titolare della rubrica di lingua del “Giornale d’Italia” dal 1990 al 2002. Collabora con varie testate tra cui il periodico romano “Città mese” di cui è anche garante del lettore. Ha scritto, con Carlo Picozza, giornalista di “Repubblica”, il libro “Errori e Orrori. Per non essere piantati in Nasso dall’italiano”, con la presentazione di Lorenzo Del Boca, già presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, con la prefazione di Curzio Maltese, editorialista di “Repubblica” e con le illustrazioni di Massimo Bucchi, vignettista di “Repubblica”. Editore Gangemi – Roma.