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Per non rimanere indietro nella scia della Storia nella odierna società della conoscenza, dei saperi e della tecnologia pervasiva, sembra irrinunciabile un cambio di statuto professionale ed esistenziale della figura del docente, chiamato sempre più ad affrontare scenari, situazioni, comportamenti che tempo addietro non erano affatto di sua competenza ma che si impongono sempre più senza tentennamenti

L’evoluzione dei tempi e la trasformazione dei rapporti pedagogici, educativi e formativi, che stanno alla base della relazione docente/discente e docente/istituzione scolastica, fanno sì che la remota figura dell’insegnante trasmettitore asfittico di un sapere incontestabile e totemico non esposto ai rischi (ma anche alle opportunità) della contestazione sia giustamente seppellita per dare spazio ad una nuova interpretazione e attuazione del ruolo del docente, investito e partecipe delle criticità del sistema scuola.

L’impostazione della relazione educativa è uno dei caratteri primari del docente riflessivo che dalla bontà o meno di questa relazione raccoglierà frutti adeguati.

Una relazione impostata sull’andare verso i bisogni, e anche le resistenze, del gruppo-classe darà luogo ad un clima di concordia e collaborazione, segni predittivi di un buon rendimento scolastico.

L’ascolto partecipato, l’incoraggiamento e il sostegno agli alunni, la valorizzazione delle potenzialità piuttosto che la sottolineatura delle lacune, la prossemica rassicurante che riconosce nell’alunno una persona in divenire degna di rispetto e comprensione, costituiscono tutte tecniche feconde che, nelle professioni di cura e di aiuto – quale è quella del docente -, innervano e inverano il dialogo educativo.

Tutto ciò apre le porte ad un altro carattere costitutivo del docente: la motivazione.

Essa costituisce la pietra miliare in un contesto-classe e viene fuori dalla abilità dell’insegnante nel saper intercettare le potenzialità, le predisposizioni, gli stati emotivi dei ragazzi per poi riversarli nella azione didattica e curriculare dell’apprendimento, non calando monoliticamente un modulo didattico in classe ma gestendo e valutando la comprensione del modulo da parte degli alunni, offrendo ad ognuno di essi la migliore possibilità di apprendimento.

Altro carattere distintivo è il monitoraggio della azione educativa che non procede per tentativi ma segue un filo logico che, tramite alcuni mezzi di controllo, viene esplorata, analizzata per essere eventualmente ottimizzata e migliorata.

E’ fondamentale inoltre promuovere la sinergia e la collaborazione reciproca tra gli alunni sia perché i legami affettivi e di amicizia che si instaurano nel periodo adolescenziale e scolastico sono impronte esistenziali ed esperenziali che segnano per tutta la vita sia perchè il confronto con l’altro, oltre ad avere benefici psicologici e cognitivi, è il mattone base per la convivenza civile.

Nel far questo non bisogna perdere di vista però il singolo ragazzo che pur di fronte alla uniformità dell’insegnamento proposto deve essere messo in grado di fruire personalmente delle attività didattiche offerte, personalizzando, da parte del docente, il suo percorso d’apprendimento tenuto conto, appunto. del vissuto del ragazzo.

Per verificare se un metodo d’insegnamento possa portare frutti positivi si rende necessario riflettere sull’azione intrapresa e su eventuali correzioni e aggiustamenti didattici e metodologici.

Metacognizione e riflessività sono altri tasselli costitutivi dell’abito mentale e professionale del docente progettatore che si interroga e pensa costantemente sul proprio esercizio didattico, proponendo alternative vie di azione e risoluzione dei problemi, correggendo direttrici formative ed educative che non hanno sbocchi positivi, stimolando criticamente e autonomamente un pensiero che si pone sempre in fase evolutiva e di crescita (a volte anche negando se stesso e dissentendo su se stesso).

Infine, ma non per questo meno importante di tutti gli altri, anzi, è il carattere di intervento comunicativo che il docente adotta nelle dinamiche del gruppo.

Sappiamo benissimo ormai come sia dilagante la cosiddetta emergenza educativa che si dispiega in tutte le agenzie educative e formative e che caratterizza la società del nostro tempo.

Sappiamo anche come la generazione degli adolescenti attuali sia molto esposta alle contraddizioni di una crescita che sembra non avere basi e punti di appoggio nel mondo degli adulti e delle istituzioni civili.

Proprio per questi motivi è basilare la figura del docente che non sia solo soggetto di cultura ed informazioni ma che rivesta anche (per quanto sia possibile) la figura del mediatore psicologico, pedagogico,ecc.

E’ importante favorire situazioni di condivisione, empatiche, solidali contro ogni manifestazione di aggressività, o peggio, anche di esclusione, razzismo o bullismo.

Bisogna da parte del gruppo-docente intavolare discorsi educativi che abbiano alla base l’accettazione dell’altro e del suo punto di vista, qualunque esso sia.

Tutto ciò non è facile perché presuppone una preparazione e un corso di studi molto qualificato e differenziato per arginare ed affrontare il nuovo mondo della realtà giovanile.

Su questa scommessa si gioca il ruolo del nuovo docente che sia all’altezza del suo tempo.

 Prof. Alessandro Citro (19 Settembre 2011)

 

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