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La “collana” sull’Amore che vi proponiamo, prende origine dall’Opera Omnia “Il sofferto bisogno di amare” e si offre come spunto per le brevi riflessioni video del canale YouTube “infinito presente”. Nessuna velleità di apparire come una guida per vivere meglio ma, soltanto, un’occasione per provare a ritrovare la via, incisa in ognuno di noi, che ci ha permesso di sorridere ogni volta che abbiamo incrociato gli occhi di chi ci ha amato veramente.

In questo quinto incontro: “L’INNAMORAMENTO”.

“Cos’è che mi lega all’amore di un uomo? Uno sguardo che corre e, di sfuggita, coglie un ultimo pensiero. Non riesco ad immaginare uno scambio, ma nello stesso tempo è impossibile pensare al solo desiderio di donare. Gli amori lasciano una traccia indelebile dentro il cuore; non si tratta di cicatrici che il trascorrere del tempo cura, rimettendo insieme i lembi quanto, piuttosto, di una piccola fessura che, ogni volta che avverti il richiamo della nostalgia ti ritrovi a voler riaprire per respirarne il profumo dei ricordi” (Fernanda Annesi)

PERCHE,’ ACCADE QUEL CHE MI ACCADE?

Se volessimo capire cosa significhi amare, probabilmente arriveremmo a concludere che è il risultato di una disponibilità a “donarsi”, attraverso il riconoscere l’altro come diverso da noi e capace di stimolare, in noi, il bisogno e il piacere di “prendersi cura” come la celebrazione di quell’atto sacro che si ripete ogniqualvolta ci si apre al miracolo della vita: come quando una Madre “nutre” il proprio figlio col piacere dello stare al mondo; come quando un Padre si “offre” come scudo dal pericolo; come quando un Fratello ti “affianca”; come quando un Panorama ti “toglie” il respiro; come quando l’Attesa predispone a momenti irripetibili…

Ecco, quando questa condizione viene ricambiata, allora ci troviamo di fronte alla creazione di un “Mondo nuovo

Non sono sicuro di averti dentro di me, né di essere dentro di te e neppure di possederti. E in ogni caso, non è al possesso che aspiro. Credo invece che siamo entrambi dentro un altro essere che abbiamo creato, e che si chiama “Noi”. (Robert Kincaid –  “I ponti di Madison Cownty)

Abbiamo già avuto modo di affrontare il discorso dell’imprinting nelle relazioni amorose e ci siamo già resi conto dell’importanza del rapporto con il genitore caregiver per eccellenza, per vivere la sensazione di qualcuno che si prenda cura di noi: la propria madre.

Prendendo spunto da quanto spiegato da Paul Claude Racamier nel suo “il genio delle origini” (Raffaello Cortina Ed.), appena uscito dai cambiamenti della nascita, il neonato entra, con la madre, in una intensa relazione di mutua seduzione che serve (almeno all’inizio) a mantenere un accordo perfetto nel quale, insieme (madre e bambino), è come se si calassero nelle acque “amniotiche” di un lago senza increspature.

Tutto ciò, mira ad escludere (o a ridurre fortemente) le tensioni che provengono dal mondo interno e le stimolazioni che arrivano dall’esterno, capaci di intorbidire questo rapporto idilliaco (serenità narcisistica ideale) che non cerca e non vuole differenziazioni (foriere di separazioni) e che crea una simbiosi e una ammirazione reciproca con origini indecidibili.

“Guardate il bambino che guarda la mamma; guardate la mamma che guarda il bambino: guardateli entrambi” (P. C. Racamier)

Pioggia di emozioni, come gocce di memoria, aspettando un tempo indefinito; nella solitudine dei miei pensieri, un vento leggero, rubato alla notte… cerco linearità e, d’improvviso, un’idea prende forma: una carezza di seta che arreda le mie pareti, a volte disadorne.

Qualcuno sostiene che, per “sentire più forte” bisogna drogarsi.

Non voglio mettere in dubbio il fatto che, determinate sostanze “eterogene” siano in grado di stimolare zone cerebralmente emotive.

Dico solo che, in determinati momenti, comprendo il significato più vero e maturo del termine “fusione”, grazie alle mie endorfine (che sono droghe prodotte dal cervello).

In Natura esiste l’annichilazione, cioè l’incontro di una particella con la sua omologa di antimateria (l’elettrone con il positrone, il protone con l’antiprotone… e così via) che determina la creazione di un equilibrio perfetto, oltre il quale non ha più senso il mantenere una forma solida (che, in quanto imperfetta, andrebbe alla ricerca dell’opposto).

Con una grande luce, le due particelle scompaiono alla vista per entrare in una dimensione che, noi mortali, possiamo sentire, probabilmente, solo quando, veramente innamorati, ci perdiamo (anche se per poco) nei sapori, negli odori, nelle idee, nel respiro di chi facciamo avvicinare al di sotto del confine della nostra intimità.

Mia cara, vorrei che tu sapessi che sei il sangue che mi scorre nelle vene; sei il vento che distende le mie vele come le ali dei gabbiani; sei la marea che mi entra nel cervello; sei il trampolino che sazia la mia voglia di infinito. Sei preziosa come la musica da ascoltare una volta soltanto. Per non sciuparne il ricordo…

Questo video riassume, semplificandoli, i contenuti finora espressi, offerti con una delicata base musicale. Buona “degustazione”

Arrivederci alla prossima puntata dal titolo “Amore passionale e romantico”

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