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Non riesco ad afferrare questi giorni e, anche se scrivo su di essi colorandoli di tutto ciò che mi viene fra le dita, mi sfuggono con la stessa intensità con la quale li vivo.

Trovare il punto che unisce due linee a volte può essere lo scopo di una intera vita. Potrebbe sembrare senza senso, ma il significato alla ricerca di ciò poco si comprende se non si ammorbidiscono le rette e si tracciano linee senza curve.

Una riga dopo l’altra. Leggo, scrivo e faccio mio.

Guardo dentro gli occhi della gente, provo a capire ciò che si sente quando vuoi che nessuna nota ti raggiunga, mi sintonizzo nella spontaneità senza porre alcun freno o limite e lascio correre.

Quando ci si accorge che le paure dell’altro non sono poi così lontane dalle tue, tutto diventa più semplice da catturare e vivere. Mi innalzo e respiro a pieno la sensazione del piacere di mettere insieme le parole, scrivendo un componimento che armonizza con una musica che si può ascoltare solo nel cuore della notte, quando quell’unica stella si adagia vicino allo spicchio fatato. E se guardi bene, tutto intorno vivono i mille puntini brillanti che, fra di loro, si tengono per mano raccontandosi le più belle storie di fantasia.

In un soffio è già giorno! La luce si infiltra fra le fessure trasmettendo il calore del raggio, l’intensità, alimentata dalla velocità, si arricchisce di mille colori e…mi fermo a guardare.

È fantastico pensare che con la mente si possono raggiungere i posti più impensati, le montagne più azzurre e più alte che proteggono la semplicità dei paesaggi esaltandone la naturalezza, proiettando una luce delicata che ricopre come una coltre soffice. E danno tepore.

Il calore umano! Lo puoi trasmettere anche se hai le mani gelate. Lo si può anche solo con lo sguardo, fra un debole sorriso che và colto fra le righe e qualche verso tirato su, portato fuori e accompagnato da una buona carica di vitalità.

Sono disorientata, a fatica riesco a provare i desideri più difficili da realizzare. Vorrei poter solo camminare in compagnia della tranquillità, metter pace all’ansia che mi spinge a volte a correre senza guardare avanti, non vorrei aver paura quando avverto quel che di diverso rende le persone e imparare ad abbracciare le proprie debolezze. Facendone uno scudo che fortifica e non qualcosa da nascondere.

Da lontano un paesaggio invernale di neve candida, attraverso i vetri dell’anima. Dall’alto scendono i fiocchi, grandi, densi ma leggeri, come vorrei fossero sempre i mie pensieri. Il movimento nella discesa sembra accompagnato da una orchestra, che compone musica mai ascoltata prima, dolce ma imprevedibile, quindi lontana dalla monotonia che a volte la stanchezza di tutti i giorni costringe i sentimenti.

E nello stesso identico momento mi ritrovo davanti un mare in tempesta sovrastato da un cielo pieno di nuvole nere, che non fanno paura però! L’energia contenuta nella forza delle onde disarma e distrae da ogni pensiero che disturba, che si affaccia prepotentemente e che a difficoltà si distacca dalla tua anima.

La maestosità della Natura la si apprezza nel pieno della sua intensità quando si esprime con tutta la forza di cui è capace. Mi viene quasi difficile ricordare che, in realtà, è tutto un gioco di interazioni, di rotazioni previste, di scambi che avvengono su orbite tracciate da un primo percorso di una particella coraggiosa, che, forse un po’ stanca, ad un certo punto, decide di tendere la mano senza rallentare. E questo la rende meno rigida e forse più umana…

Esito…, distendo la mia mano e, senza nemmeno accorgermene, la ritraggo. Mi confondo e creo confusione, arrossisco un po’. Ma, fra l’insicurezza che rende naturale i gesti e i cenni fra gli sguardi, il desiderio di trasmettere prevale.

Fernanda (gennaio 2009)