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Pubblicato su Lo SciacquaLingua

Si presti attenzione ai vari siti che trattano di lingua italiana perché spesso si “incappa” in portali “ricchi” di imprecisioni, per non dire errori, che minano la “coscienza linguistica” di coloro non avvezzi all’idioma di Dante. Da “manuscritto.it” leggiamo:

Per i nomi di professione, è sconsigliato l’uso della desinenza -essa, che detiene una connotazione ironica e dispregiativa. A eccezione di dottoressa e professoressa, è buona regola lasciare al maschile il termine che indica la professione, anche se ad esercitarla è una donna. E’ bene non usare, quindi, termini come vigilessaavvocatessasindachessaprefettessadeputatessagiudichessa, ecc. In tutti questi casi è preferibile lasciare invariato al maschile il nome della professione e dire, aggiungendo il nome della persona, il vigile Stefania Rossi, l’avvocato Daniela Bernardi, il sindaco Maria Cerri, il presidente della Camera Irene Pivetti, ecc.

Riteniamo utile ribadire, ancora una volta, che non è corretto lasciare invariato il nome della professione, quindi al maschile, facendolo seguire dal nome della donna. Le forme femminili corrette sono: la vigile; l’avvocata; la sindaca; la presidente.

A cura di Fausto Raso

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