Pubblicato su Lo SciacquaLingua
intrattenére v. tr. [comp. di intra- e tenere, con raddoppiamento della t per analogia con trattenere] (coniug. come tenere). – 1. Trattenere una o più persone facendo o dicendo cose piacevoli, che interessino e dilettino: cerca di intrattenerlo fino al mio ritorno; i. qualcuno con chiacchiere; i. con storielle divertenti, con giochi di prestigio; per estens., i. qualcuno su un argomento, parlargliene, conversare con lui su tale argomento. Nell’intr. pron., soffermarsi a parlare: l’oratore si è intrattenuto a lungo sulla pittura informale; più chiaramente: intrattenersi a parlare, a ragionare, intrattenersi in conversazione, intrattenersi con gli amici, anche con valore reciproco: ci siamo intrattenuti a lungo a parlare dei nostri comuni interessi, a rievocare vecchi ricordi. 2. Anticam. il verbo significò anche trattenere presso di sé, conservare, mantenere, e in taluna di queste accezioni è ancora oggi usato: i. rapporti, una relazione, un carteggio con qualcuno; non intrattengo rapporti con quella gente. Più raram., tenere, con riferimento al modo di trattare: Valerio … con ogni modo e termine umano e pieno d’una famigliare dimestichezza gl’intratteneva [i soldati] (Machiavelli).
I lessicografi del vocabolario Treccani in rete ci perdoneranno se ancora una volta dissentiamo su quanto attestato al lemma “intrattenere”. Dissentiamo perché il verbo in oggetto non è composto, come si legge, del prefisso “intra-” e di “tenere”, e il raddoppiamento della consonate “t” non si ha per analogia con “trattenere”. Il verbo suddetto è formato con il prefisso “in-“, con funzione derivativa, e con “trattenere”; le due “t”, pertanto, fanno parte del verbo che concorre alla formazione del derivato; si potrebbe dire, quindi, senza tema di bestemmiare, che intrattenere è un verbo “semiparasintetico“, essendo privo di un suffisso. A proposito del verbo in oggetto, ci piace riportare un proverbio, forse poco conosciuto: intrattieni gli ospiti, ma senza trattenerli.
A cura di Fausto Raso
Giornalista pubblicista, laureato in “Scienze della comunicazione” e specializzato in “Editoria e giornalismo” L’argomento della tesi è stato: “Problemi e dubbi grammaticali in testi del giornalismo multimediale contemporaneo”). Titolare della rubrica di lingua del “Giornale d’Italia” dal 1990 al 2002. Collabora con varie testate tra cui il periodico romano “Città mese” di cui è anche garante del lettore. Ha scritto, con Carlo Picozza, giornalista di “Repubblica”, il libro “Errori e Orrori. Per non essere piantati in Nasso dall’italiano”, con la presentazione di Lorenzo Del Boca, già presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, con la prefazione di Curzio Maltese, editorialista di “Repubblica” e con le illustrazioni di Massimo Bucchi, vignettista di “Repubblica”. Editore Gangemi – Roma.