Posted on

 Provo a pensare qualcosa e scrivere l’esatto contrario. Verrà fuori quello che c’è dentro e non vuole uscire.

 Gli occhi si incontrano per un momento e parlano senza parole. Corro nel gelido mattino di un febbraio lungo che non vuole volgere al termine. Sento la primavera molto lontana dall’anima e ancora una volta, in una maniera che confonde, ascolto un gran senso di tranquillità. La luce si allunga sulle ore e rende i pomeriggi pieni di momenti, i minuti si estendono fuori dagli schemi e lasciano più tempo per riflettere.

 Mille cose tutte nello stesso istante, la musica per farmi accompagnare, gli scritti per non sentirmi più sola, i ricordi per tenere vivo il sentimento, la scienza per arricchire la cultura e seguire gli orizzonti che divengono via via più estesi e nitidi.

Le mie mani si fermano sui tasti e rimango a pensare.

 Mille lacrime riempiono i miei occhi e come sempre rimangono compresse dentro l’anima, ad alimentare questo senso di costrizione che soffoca il respiro. Parlo a lungo ma ho la sensazione di non raccontare nulla, solo parole che non riescono ad esprimere la verità. Quella che brucia.

 Mi commuovo e provo una grande tenerezza quando le mie mani incontrano la comprensione, l’affetto profondo che vorrebbe per te il meglio, quello che più desideri e ti sfugge. Ma nello stesso momento in cui assopisco le mie inquietudini mi assale un sentimento inespresso di rabbia.

Scoperta delle mie debolezze! Fa male, non sopporto l’idea di essere nei pensieri più dolci e auguranti. Mi fermo a riflettere e quello che sento fa male.

Quanto difficile conciliare…fare la pace coi conflitti che ormai sono cementati e hanno creato un recinto invalicabile, al cui interno pascolano indisturbate le paure della vita.

 La vita. È in ogni riga, in qualsiasi pagina scribacchiata di getto o elaborata con precisione, eppure mai fino ad oggi una riflessione ad alta voce che ne parli liberamente, senza i se e senza i ma.

Non ho ancora ben compreso come si possa sfuggire a ciò che è chiaramente visibile e ignorare, saltare per non restare contaminati dalla tristezza che avvolge chi è rimasto un tantino indietro, forse perché troppo preso ad abbellire il suo desiderio più grande. Fidandosi e regalando all’anima.

Rimango incantata dai tanti colori della natura che vive nei fiori più belli, quelli che preparano alle giornate più intense e calde, dallo sguardo negli occhi di gioia di chi chiede per regalarsi un istante di sentimento, dal sapore sorseggiato all’imbrunire quando ci si prepara per il viaggio nella notte dei sogni.

È vita anche questa! Come lo è l’ansia che nasce dalla repressione che si avvicina alla rassegnazione per non essere riusciti a cogliere.

 Non ho ancora ben compreso come sistemare e dare un ordine ai tumulti dello spirito, tutti insieme schiacciano e offuscano la lucidità. Penso alla semplicità delle cose e provo ad imitare, trasponendo la linearità alle riflessioni più complesse. Complesse, non complicate!

Spesso ho la sensazione di ascoltare la stessa musica, ma una parte di me si ribella e parte alla ricerca di nuove tonalità da scoprire, così da accendere una emozione, carburante per l’anima.

 È bello godere del trasporto nato nella spontaneità di una diversa e inaspettata forma di comunicazione. Avvicina senza pensare e per un po’ se ne apprezzano le conseguenze. Ma quando la ragione prende il sopravvento nasce la paura! Prevale l’istinto di preservare i propri sentimenti per non rimanerne feriti.

 Le ultime righe. Mancano le ultime righe, quelle che chiudono lo stato d’animo che ha trovato una via d’uscita. Con discrezione, non urtando la sensibilità e che per questo rassicura. Lasciarsi andare…, sono le ultime parole che mi vengono in mente, in libertà e senza nascondersi.

Fernanda (23 Febbraio 2008)