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Caro papà, non è un caso se ti scrivo proprio oggi…e tu sai perché. Certo, domani sarà la festa di “tutti” i papà, quindi anche la tua…ma sento fortemente di volerti scrivere oggi. Stamattina le notizie del TG erano più inquietanti del solito, almeno per come io le ho percepite. Molto spesso mi chiedo come avresti vissuto tutto questo che sta accadendo da circa due anni. Come sarebbe stata la tua quotidianità? Apprensivo com’eri e sempre molto attento con tutti noi (con me lo eri sempre un po’ di più, lasciamelo dire!)

Ormai ci siamo abituati a dover fare i conti con continue minacce: prima il Covid, il “nostro” nemico…ora anche la guerra! La guerra…già! Quella che pensavamo si leggesse ormai soltanto nelle pagine di un libro di Storia! Quante volte, per insegnarmi ad apprezzare ciò che avevo e che, invece, non era scontato, certamente ignaro dell’effetto che potesse sortire in me, mi raccontavi di ciò che tu desideravi da ragazzo, ma non potevi avere, perché il dopoguerra “quello poteva offrire”. Stenti, sacrifici, momenti bui e disperati, ma tanto calore umano…quello che oggi non è più tanto scontato! Magari lo fosse! Magari si apprezzassero le cose semplici della vita, i piccoli gesti! Magari ci si accontentasse di non avere molte pretese, se non quelle legate alla speranza di godere  di una buona salute! Era quello che dicevi tu! Mi ripetevi sempre che la salute stava al primo posto e che se c’era quella c’era tutto! Tu l’hai sempre difesa, la tua, lottando più di una volta, fino alla fine! Non ti spaventava la tua età, non ti sentivi stanco, né abbastanza grande, perché, a pensarci bene, tu non sei stato mai un anziano! Per me…mai!

Durante il tuo ultimo ricovero, però, hai cominciato a pensare che forse eri arrivato al “capolinea” (così solevi esprimerti verso la fine del tuo percorso) Forse saresti, ancora una volta,  tornato a casa, se…! Ma non è stato così. Ho sempre avuto un pensiero fisso, papà!

Manchi tanto!

Stiamo vivendo in questo clima di terrore, alimentato anche dalla guerra, e tante volte mi ripeto che se tutti la pensassero come te,  ciò non sarebbe mai accaduto! Eri contrario persino ad un semplice litigio, anche se utile per migliorare qualche situazione. “Non litigate, cercate sempre di trovare un accordo, un compromesso…si può, se si vuole davvero!” “Promettetemi che resterete sempre in pace e in armonia con tutti. E se anche doveste scivolare in qualche errore di superficialità, può capitare, sì, ma dovrete presto, con molta umiltà, riconoscere di aver sbagliato, chiedere scusa e andare avanti, a testa alta!”

Com’è bello poter camminare a testa alta, papà! Grazie per avermi insegnato anche questo! Grazie per avermi insegnato ad essere umile, semplice. Mi sento ricca, dentro, anche se fuori c’è la tempesta, ora la guerra!

Sete di potere, o aridità di sentimenti? Mancanze, amori negati, o infanzie mai vissute? Cosa celerà tutto questo sfrenato desiderio di andare avanti, reiterando errori su errori, esercitando violenza su violenza? Perché tutto questo male? Perché? Quante vite spente, quanti bambini stroncati all’improvviso sul più bello della loro tenera età! Persino nel grembo materno! Quanti anziani spaventati, papà! Ogni volta che ne vedo uno, non posso che pensare a te, anche se tu…non sei mai stato anziano…per me mai! Sei sempre stato la mia roccia, il mio rifugio, la mia isola dove potermi riparare dal mare in tempesta! Ed ora che non ci sei più, sto cercando di mettere in pratica i tuoi insegnamenti, portando avanti il tuo esempio: “Non bisogna mollare mai, anche quando tutto dovesse sembrare buio profondo…ci sarà, da qualche parte, anche solo un piccolo spiraglio di luce, che ci indicherà la strada per uscire dal tunnel!” Io voglio crederci, papà…sono testarda come lo eri tu e come lo sei stato fino all’ultimo!

La serenità cha avevi nel cuore quando mi hai lasciata io la sento ancora viva, come se fosse adesso. Ogni tanto, però, la mia vacilla e, allora, ti chiedo di ricordarmi cosa ci siamo promessi quel giorno! Papà…stammi vicino, ti prego…abbracciami!

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