I nonni sono da sempre considerati importanti per la crescita di ognuno di noi. Particolarmente per i bambini, essi rappresentano un indiscutibile punto di riferimento: compagni di gioco, una spalla su cui piangere quando i genitori non accolgono qualche richiesta, complici, amici e, man mano che si diventa più grandi e più maturi, i nonni sono anche pronti a svolgere un ruolo, quello di confidenti, che probabilmente non hanno mai svolto nemmeno con i loro figli.
A volte, però, accade che le conversazioni, lineari e scorrevoli fino ad un certo punto del percorso, diventano difficili e, molto spesso, anche problematiche. Ciò perché la comunicazione viene disturbata da deficit uditivi e/o cognitivi, che subentrano con l’avanzare dell’età.
Ma come poter ridimensionare il declino degli anziani, che tanto ostacola il regolare svolgimento delle funzioni vitali, creando anche disagi psicologici?
E’ opportuno, a questo punto, ribadire l’importanza dell’alimentazione, il cui ruolo è anche quello di rallentare i processi d’invecchiamento, sia a livello cognitivo, sia a livello sensoriale-uditivo.
Da uno studio pubblicato su Neurology, i cui soggetti erano 960, di età compresa tra i 55 e i 99 anni, seguiti per scarsi 5 anni, è emerso che chi assumeva più verdura a foglia verde aveva un’età cerebrale equivalente a circa 11 anni in meno rispetto a chi non ne mangiava, ma anche una notevole riduzione del declino cognitivo.
Ovviamente, non ci si può nutrire di sola verdura, quindi è opportuno arricchirla con sane proteine, che sono particolarmente importanti anche e soprattutto per l’anziano, e una buona dose di olio extravergine d’oliva, che contiene grassi non dannosi e antiossidanti.
Inoltre, è consigliabile alternare diverse verdure, al fine di assumere tutte le vitamine necessarie, cercando di mangiarle crude, poiché la cottura danneggia le vitamine in esse contenute.
Per quanto sia ormai risaputo che una dieta ricca di verdure crude sia molto salutare, pochi sanno, invece, che esse hanno anche molti effetti
benefici sull’udito.
Il merito è della vitamina B9, o acido folico, presente in notevoli quantità sia nelle verdure a foglia verde, come spinaci, broccoli e lattuga, sia negli agrumi e in altri frutti come fragole e kiwi.
A tal proposito, è opportuno ricordare uno studio, svolto di recente da alcuni ricercatori olandesi dell’Università di Wageningen, guidati dalla dottoressa Jane Durga, che ha evidenziato, con risultati ancora parziali, l’effetto preventivo che la vitamina B9 assolve nei confronti di patologie strettamente correlate alla vecchiaia.
In un studio precedente, lo stesso gruppo di ricercatori aveva rilevato chel’assunzione di acido folico favoriva il miglioramento della memorianegli anziani e la prevenzione dei processi di invecchiamento o degenerativi del cervello, come il morbo di Alzheimer e la demenza senile.
Secondo una ricerca, il cui risultato è stato pubblicato su una prestigiosa rivista americana di medicina, la vitamina B9 migliora notevolmente la vita dell’anziano, in quanto favorisce la riduzione del rischio di indebolimento dell’udito (presbiacusia).
Lo studio è stato effettuato su una popolazione di oltre 700 pazienti olandesi, divisa in due gruppi: al primo gruppo è stata somministrata, quotidianamente e per circa tre anni, una dose giornaliera di acido folico di circa 0,8 mg; al secondo un placebo. Dopo tre anni i pazienti del primo gruppo mostravano una lieve, ma sensibile, riduzione della perdita di udito.
Questo risultato merita di essere messo in relazione con la proprietà, già ben nota, della vitamina B9 di ridurre, nel sangue, la presenza di omocisteina, un aminoacido da sempre considerato fattore di rischio cardiovascolare.
Dunque, prevenzione dell’infarto, della sordità e del decadimento cognitivo sarebbero legati ad un’unica azione dell’acido folico.
Biologa Nutrizionista