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Le risposte a tutte le domande che creano conflitti si trovano nella memoria del proprio passato.

Una scintilla di serenità accende la mia giornata donando luce ad un lungo periodo di oscurità e malessere.

Tutto molto più chiaro ora. La chiarezza negli eventi rasserena, anche quando ti costringe a fare i conti con te stessa e quello che viene fuori proprio non ti piace.

Ma … la verità è sempre più importante.

Il colpo di coda.

A cadenze regolari, gli stessi intervalli temporali, quasi fosse un appuntamento destinato e impossibile da modificare. 15-10-5 anni.

I tempi di elaborazione degli eventi risultano sempre molto personali ma coerenti col modo di essere di ognuno.

I colori smaglianti dell’autunno che si alternano ai giorni di uggioso grigio.

Un sogno quasi reale mi scuote nel cuore della notte e mi invita a riflettere.

I buchi. Strano, non avevo mai pensato alle mie inquietudini come fossero dei buchi nella pelle e nell’anima, che rendono la mia persona imperfetta. L’imperfezione che rende gli esseri umani reali e non finti, liberi e non legati, sinceri e non bugiardi.

I buchi mi danno la possibilità di dare voce alla mia creatività quando provo del dolore, quando la sofferenza bussa e sfonda la porta prepotentemente, scuotendomi dal torpore che appiattisce, omologando le persone che non rischiano.

Vero.

Facile non sbagliare quando non ci si assume nessuna responsabilità, quando non si osa. Più facile volare basso senza il rischio di cadere!

Ma così facendo non si vede quello che c’è al di là delle nuvole, là dove il cielo è di un azzurro emozionante e l’aria fresca e frizzantina. Come piace a me, ed io, con una punta di orgoglio posso dire di aver sempre provato a volare alto.

Poi esiste, dall’altra parte, l’essere umano che tappa i buchi, quellI degli altri ovviamente, ne fa il suo stile di vita. Si assume, senza che nessuno glielo chieda, il compito di tappare i buchi delle imperfezioni. O meglio chiamiamoli delle fragilità, delle inquietudini. Per soddisfare il suo bisogno di sentirsi indispensabile prova a “colmare” di “false attenzioni”, in maniera tale da rimanere aggrappato, per esaudire il suo bisogno di sentirsi “servitore”. Ma così facendo si ritrova circondato da padroni. Un mondo di padroni.

Fermiamoci un momento e dopo questa rapida esternazione proviamo a tirare un sospiro di sollievo e analizzare le due figure in maniera indipendente. Senza dare giudizi od opinioni. Ma solo incasellare le due personalità per meglio capire e capirsi.

I buchi e l’inquietudine. Il buco è un vuoto di vita che necessita di essere riempito per dare voce ad un pensiero inespresso, un tocco di creatività che esplode in quello che di bello a noi può apparire. È un riconoscere i propri limiti, le proprie debolezze e farne la parte più forte della propria fragilità. Non tutti li hanno. O forse non tutti li vedono su di sé e invece che riempirli, li tappano lasciando il vuoto dentro.

Il tappatore di buchi è colui/colei che ha bisogno di sollecitare le debolezze dell’altro, evidenziandole senza permetterne la naturale evoluzione, che sarebbe quella di espressione. Così facendo rimane aggrappato a qualcun altro, impossibilitato di ogni movimento. Ma, altrimenti, non avrebbe possibilità alcuna di poter respirare.

La differenza fra i due?

La libertà, quello che li differenzia è la capacità di essere liberi. L’uno legato alla necessità di tappare per sopravvivere, l’altro alla ricerca di altri buchi per provare la solitudine del vuoto, la reazione al riempimento, il benessere ritrovato. E poi si ricomincia.

Ed io?

Sono piena di buchi.

Fernanda

Un ringraziamento speciale a Vincenzo

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