Per molti il momento del pasto è uno dei preferiti di tutta la giornata; in effetti mangiare è un vero piacere, specialmente quando le pietanze sono gustose. Non sempre, però, il gusto è indicativo di una buona qualità di cibo; a volte dietro un sapore gradevole si nascondono agenti infiammatori.
Certamente, le cause di un’infiammazione non solo soltanto di tipo alimentare; anche l’inquinamento, lo stress, la perdita o la carenza di sonno possono sollecitare il nostro corpo a reagire con processi infiammatori; un ruolo importante, però, è da attribuire all’alimentazione, che ha il compito di controllare e prevenire fenomeni infiammatori.
Una dieta non equilibrata può favorire la presenza di disturbi di vario tipo: dolori articolari, colite, gastrite, dermatiti, invecchiamento precoce, che possono condizionare la qualità della vita di chi ne soffre.
In genere alcuni cibi vengono definiti antinfiammatori in base al contenuto di antiossidanti o perché contengono alcuni princìpi attivi, preposti a modulare l’infiammazione. Tra questi la curcuma e il pesce azzurro, ricchi di omega 3, la frutta e le verdure, ricchi di vitamine, di sostanze ossidanti e di fibre che regolano l’attività del microbiota intestinale.
Tuttavia è necessario tener conto delle dosi da assumere per i vari alimenti, in quanto alcuni di essi, se consumanti in dosi eccessive, possono avere effetti tossici.
Anche la conservazione, la cottura o la preparazione di un alimento, possono alterare e compromettere gli effetti positivi. Dunque, non è il singolo alimento ad avere delle proprietà antinfiammatorie, ma l’alimentazione nel suo insieme, che deve essere ricca ed equilibrata e, soprattutto, adatta alle esigenze della persona. Importanti sono anche la modalità di assunzione e di preparazione dei cibi.
Esistono dei test che consentono di individuare l’entità dell’infiammazione da cibo presente nell’organismo. Lo specialista del caso potrà elaborare un piano alimentare personalizzato, suggerendo una rotazione alimentare che, come avviene per il processo di svezzamento dei neonati, permetterà di eliminare l’infiammazione, senza mai eliminare completamente alcun cibo.
E’ necessario, pertanto, assumere, alternandole, diverse categorie di cibi: vegetali, carboidrati (possibilmente evitando le farine bianche), proteine (carne, pesce, uova, latticini), grassi di buona qualità (meglio se usati a crudo). Ciò consente di ridurre l’effetto pro-infiammatorio che l’assunzione ripetuta degli stessi cibi può portare.
E’ importante anche non abusare di zuccheri e alcol. Per evitare i possibili danni che potrebbero scaturire da un’assunzione scorretta, sarebbe opportuno conoscere i propri livelli di glicazione; quest’ultima è il risultato della reazione tra uno zucchero (fruttosio o glucosio) e una proteina o un lipide, senza l’intervento di un enzima.
Inserire tali informazioni nel quadro alimentare del paziente significa avere contezza delle reali necessità individuali e non soltanto delle caratteristiche dei vari alimenti.
(a cura della dott.ssa Lidia Imbrogno, biologa-nutrizionista)
Biologa Nutrizionista