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Mi starò forse ripetendo?

Un po’ preoccupata di questo e nello stesso tempo sollevata dall’aver ripreso la penna a tirare fuori quello che c’è dentro e che molto spesso brucia.

Un conflitto durato una estate intera.

Qualsiasi decisione, anche la più banale, determina una serie di domande inutili sul da farsi che, inevitabilmente, si materializzano in un fastidio stressante per la mente. Il confine fra il disturbo psicosomatico e la dimenticanza diventa sottilissimo, allerta, l’uno contro l’altro impongono attenzione.

Quello che mi succede. Provo con esattezza impressionante tutto quello che mi succede. Non è percezione, sensazione, ma realtà. Ogni emozione, ogni fastidio, ogni tentennamento riesco a decodificarlo immediatamente.

Le esigenze degli altri.

Le mie esigenze.

Conciliare le due diventa complicato se non hai raggiunto un equilibrio con te stesso sufficiente a tenere a bada la rabbia che viene fuori dal mancato raggiungimento di un qualsiasi obiettivo e, nello stesso tempo, avere la capacità di guardare oltre concentrandosi sulle cose veramente importanti per il benessere.

Uno stacco dalla assillante tecnologia cui siamo sottoposti quotidianamente.

Provo a spegnere ogni rumore, ogni segnale luminoso e concentrarmi, come un tempo, solo esclusivamente sui miei pensieri.

Un po’ di tutto.

Un po’ di tutti.

Sempre più forte si fa sentire in me l’esigenza del cambiamento: alcune cose ben definite, difficili da modificare, almeno non ora, in questo momento, altre che vivono nella sfera emozionale dei sentimenti hanno bisogno di immediata freschezza. Per ritrovare il piacere di respirare l’aria fresca della notte a riaccenderne i sogni.

Una strada bel delineata avanti a me.

L’importanza di tenere le cose separate, ognuna a piccole dosi per meglio goderne, vincere la tentazione di metterle insieme per soddisfare un bisogno che nasce dal desiderio di viverle insieme.

Le cose a cui più tengo.

Un pensiero al giorno, un conflitto da districare al giorno. Senza senso affollare la mente di pensieri inutili, trovare il capo della matassa e sbrogliarlo evitando di creare nuovi grovigli.

All’improvviso uno stacco dall’imminente passato.

Forse un segno, un suggerimento ad intraprendere la strada del cambiamento. La necessità di modificare quanto più possibile, non c’è più tempo di aspettare.

Mi tiro su con la quasi certezza di avere finalmente dimenticato.

Pronta ad andare avanti, provare a guardare oltre quel recinto che ha delimitato le certezze degli ultimi anni. Il nuovo è lì, pronto ad attendere, ad essere vissuto, senza dimenticare quello che resiste ed è forte fra i miei sentimenti, ma con sguardo diverso. Pronto alle novità e alle inattese sorprese.

Ritrovo nelle parole il mio silenzio e torna a me una malinconica pace.

Gli ultimi giorni.

Lentamente la smania di vedere, viaggiare, assicurarsi l’aria fresca per poter liberamente respirare, lascia il posto alla stanchezza dei giorni vissuti.

Ho imparato qualcosa di importante in queste vacanze.

Un po’ di tutto.

Lasciare andare le cose quando gli sguardi non riescono ad incrociarsi, senza troppi rancori.

Mi ritrovo nel mio silenzio, resto ad ascoltare il rumore delle onde che si infrangono sulla sabbia, vicino a me. Il profumo del mare, la salsedine a rinfrescare.

Fernanda

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