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Possa tu vedere i figli dei tuoi figli!

Questo è l’auspicio del “Canto della salite”, contenuto nel Salmo 128 (La pace di Dio nella famiglia fedele). Un Augurio riservato a chi, conoscendo la parola di Dio è capace di tradure le sue leggi nell’impegno del vivere e, riuscendo a nutrirsi grazie alla fatica delle proprie mani, può camminare “nelle vie del Signore”.

Personalmente, ho avuto la fortuna di poter crescere insieme ad una delle mie nonne, proveniente da nobile famiglia, precisa e puntigliosa maestra elementare (praticamente, una sorta di enciclopedia vivente) che, nonostante il suo nobile lignaggio, essendo rimasta vedova e con cinque bocche da sfamare ai tempi della seconda guerra mondiale, non ebbe difficoltà alcuna a rimboccarsi le maniche e ad adoperarsi nei lavori tipici di un ceto più popolare divenendo, quindi, anche competente (di prima mano) di prodotti di campo e conserve alimentari.

Cari Lettori, all’interno delle mie varie esperienze professionali, ho avuto modo di conoscere i rappresentanti di un noto gruppo alimentare che si occupa, tra l’altro, della produzione di conserve di pomodoro e pizze da realizzare a casa propria, portando un nome che sa di antico e che ricorda il lavoro certosino di mia madre e, soprattutto, di mia nonna.

Il loro prodotto di punta, infatti, si chiama proprio “La salsa della Nonna”… anzi per dirlo in Calabrese “A sarsa da’ Nunna”

Sentirli descrivere l’amore verso tutto ciò di cui si prendono cura, mi ha proiettato indietro nel tempo, a quando, bambino, scorrazzavo, in paese (precisamente, a Rogliano, vicino Cosenza), fra i solchi dell’orto in cui crescevano, rigogliosi, i prodotti della terra.

E nei pomeriggi di settembre (quando a scuola si tornava il primo ottobre), affidato alle cure della madre di mia madre, ascoltavo le sue spiegazioni sulla Natura e sul suo funzionamento. A cominciare dalla storia del Pomodoro, di cui ero (e sono ancora) ghiotto.

Il quadro emotivo che ne derivava è ancora terribilmente vivo nelle pieghe della mia memoria. Sono convinto del fatto che il legame con mia madre sia stato qualcosa di unico e irripetibile… eppure ma credo che, quello con mia questa mia nonna avesse un qualcosa di magico, capace di farlo somigliare a un libro dei desideri in cui trovare le origini dell’amore materno: infatti , a vergarne le parole, è stata Adele Piro: la Madre di mia Madre. E io, alla stregua del paperino riportato nell’immagine di copertina, non mi sono più sentito libero e protetto come in quei pomeriggi assolati,

Il Solanum lycopersicum (o pomodoro), è apparentato in maniera stretta alle patate, ai peperoni, ai peperoncini e alle bacche di Goji. Caro Giorgio, devi sapere che tutto quello che è davanti ai tuoi occhi merita rispetto. O perchè ha faticato a vincere la competizione con chi voleva il suo posto, o perchè qualcuno si è sacrificato per far si che fosse dove tu lo trovi”

E cosa c’entra, tutto questo col pomodoro?”

“Vedi, il fusto, le foglie e il frutto stesso, quando non sono maturi abbastanza, diventano dannosi per la salute”.

“E perchè?”

“Perchè contengono una sostanza che si chiama Solanina: la stessa la trovi nella stricnicna, nella morfina e (in tracce), nella caffeina”

“E quindi non dovremmo mangiarne?”

“La solanina scompare o, addirittura, si trasforma in altre sostanze, innocue o salutari, quando il frutto è maturo”.

“Scusa, nonna, ma perchè qualcosa di tanto buono, se non fai attenzione può essere così pericoloso?”

“Prova a a riflettere su quello che ho detto poco fa: ogni cosa va rispettata perchè, la presenza di tutto ciò che vedi (ma anche di quello che non vedi, eppure c’è), ha un senso”.

“E quindi, nonna?”

“E quindi, giovane nipote, quando mettiamo a dimora le piccole piante del pomodoro, affinchè crescano forti devono imparare a resistere agli attacchi dei parassiti e dei volatili che gradirebbero molto cibarsi di loro. Il potersi avvalere di una sostanza dal sapore sgradevole e potenzialmente tossica, le aiuterà nel raggiungimento del loro obiettivo”.

“Quale, nonna?”

“Produrre i frutti che noi mangeremo”.

” Ma perchè dovrebbe donarci quello che ha protetto a denti stretti?”

“Per insegnarci che quello a cui si tiene, va difeso a spada tratta e per aiutarci ad allenare l’arte della pazienza. Il gusto del saper aspettare. Infatti al momento giusto, i suoi frutti saranno gustosi e salutari. Vedi, però, non è che la pianta sia così altruista…”

“Ah no?”

“E no, caro mio… se la Natura fosse buona a prescindere, i cattivi e gli immaturi (che, poi, sono la stessa cosa) ne approfitterebbero per depredarla. Quindi, in questo caso, tu mangi il suo prodotto ed elimini i suoi semi quando vai in bagno, determinando la loro diffusione. In questo modo, avrai contribuito al mantenimento di un cerchio che si basa sullo scambio reciproco”

“Scusa, Nonna, non mi spiego perchè sia prevista l’uccisione di esseri viventi per nutrirsi… dove sarebbe lo scambio, in questo caso?”

“Un giorno ci spiegheranno che noi Umani vivremmo meglio se considerassimo maggiormente frutta e verdura perchè, come ti ho appena spiegato, si offrono a noi per usarci come veicolo di diffusione… per quanto riguarda gli altri animali, ora ti svelo un segreto…”

“Dimmi, Nonna!”

“Immagina il lupo della nostra Sila che, lungo il fiume, dopo aver bevuto l’acqua fresca che scorre fra le pietre coperte di muschio, cerca da mangiare per recuperare le forze. Non gli costa molta fatica catturare, ad esempio, un piccolo topo di montagna…”

“Scusa Nonna, ma il segreto dov’è?”

“Avvicinati… non deve sentirci nessuno… devi sapere che, prima di mangiarlo, guaisce dolcemente. Come il boscaiolo chiede perdono all’albero prima di tagliarlo e il pastore chiede scusa alla pecora prima di tosarla, lui chiedo perdono al topolino per saziare la propria fame col suo corpo. Quindi mangia in fretta ma non più del necessario… quello che resta sarà un banchetto per il falco e, prima o poi, mentre lui starà volando nell’ampio cielo, un altro topolino si nutrirà delle sue uova. Ecco lo scambio previsto dalla Natura. Ecco il cerchio della Vita”.

“Nonna, ascoltandoti mi sembra che la Natura sia simile a un Maestro venuto da un posto lontano per insegnarci il bello, anche quando non lo vediamo!”

“Visto che abbiamo iniziato questa bella chiacchiarata parlando di Pomodori, ti dirò che anche lui, viene da molto lontano. Ed è antichissimo!”

“Ma dai..”

“Si ritiene che sia originario di una zona compresa fra Messico e Perù. Pensa che la salsa di pomodoro era sempre presente nella dieta degli antichi Aztechi. È stato introdotto in Europa dagli Spagnoli fin dal 1540 e, fin da subito, è stato utilizzato come erba medicamentosa. Pensa che veniva apprezzato anche per rialimentare le passioni d’amore sia nella corte del Re di Francia (e lo chiamavano, appunto, pomme d’amour – pomo d’amore) che presso il trono di Inghilterra dove, la Regina Elisabetta, chiamava la piantina carica delle sue bacche dorate, apples of love – pomi d’amore. Si ritiene che, una volta giunto in Italia, le particolari condizioni climatiche (e qualche innesto successivo) trasformarono il suo colore, da dorato in rosso vivo”.

“Incredibile, Nonna!”

“Caro nipote, tu sei ancora molto giovane ma io spero che, man mano che crescerai, seguendo le tradizioni della nostra Famiglia, riuscirai a metterti dove si possa servir meglio chi ha bisogno e dove, le tue qualità e il tuo carattere, trovino sempre il terreno adeguato per lenire il dolore di chi soffre. In questo modo scoprirai che, la vera meta della vita, è il Viaggio e che, tutto quello che ti circonda, sarà tuo fidato compagno”

“Nonna, io da grande voglio fare il Medico, come i tuo fratelli e i tuoi cugini… mi piace l’idea di andare a casa degli ammalati a portare un po’ di scienza e tanto conforto…”

“Sono sicura che, qualunque cosa deciderai di intraprendere, eviterai l’ovvio e le scorciatoie per arrivare a destinazione… avvicinati, voglio svelarti qualche altra piccola meraviglia del mondo intorno a noi. Ma, prima, una domanda: secondo te, come ci curavamo, quando non c’erano medicine a disposizione?

“Non lo so, Nonna, non ci avevo mai pensato…”

“Con quello che la Natura ci ha, sempre, messo a disposizione. Ad esempio, quel pomodoro che stai osservando con l’acquolina in bocca, oltre che di essere particolarmente saporito, sai di cos’altro è capace?”

“No…”

“Quando avevo la tua età, un professore che ammiravo moltissimo, soleva ripetere che nell’istante prossimo si consuma quello precedente e che, quindi, attendendo senza la giusta intraprendenza, si brucia il tempo a disposizione. Allora, piccolo caro, diamoci da fare. È importante sapere che la frutta e la verdura di colore rosso (e, quindi, anche il pomodoro) è ricca di pigmenti dalle molteplici proprietà (le Antocianine) che esercitano diverse azioni benefiche. Riducono le infiammazioni, abbassano la possibilità di trombosi (come antiaggreganti piastriniche), sono capaci di dilatare i vasi sanguigni (aiutano nell’ipertensione, ad esempio), combattono la fragilità capillare, svolgono un’azione di pulizia delle arterie, contribuiscono ad abbassare i livelli dei grassi cattivi nel sangue e operano in modo che, le cellule del grasso corporeo, rimangano di dimensioni ridotte. Sai quanti pomodori (fra crudi e in salsa) siamo capaci di mangiare, ogni anno?”

Non li ho mai contati, nonna…”

E non ci saresti riuscito! Trentacinque chilogrammi: questo entra nelle nostre pance. Nella tua, un po’ meno, perchè è più piccola”.

Nonna, ma è tantissimo! Non faranno male?”

Mia mamma mi spiegava che ogni gustosa forchettata di pasta al sugo consente di arricchirsi di tanti nutrienti”.

Nonna, ho notato che, ogni tanto, i pomodori non li digerisco bene…”

E questo dipende dal fatto che ne mangi troppi e per troppi giorni di seguito. Ad ogni modo, puoi consumarli cotti o in salsa perchè diventano digeribili e perchè il calore rende disponibile una quantità maggiore di sostanze utili, rispetto al pomodoro crudo. E, se aggiungiamo un filo di olio extravergine di oliva, il risultato, sarà ancora migliore (perchè, i suoi grassi saturi risvegliano il principio attivo del licopene)”.

Ed è per questo che, ogni anno, prepari la salsa di pomodoro in bottiglia?”

Si, ma non solo per questo. Lo faccio per continuare le tradizioni senza le quali perderemmo la nostra identità di appartenenza finendo col diventare cittadini di un Mondo senza memoria… e dedico del tempo della mia vita non più lunga, per allenare l’arte della perseveranza e dell’amore. Ad esempio, mentre aspetto che il fuoco sotto la caldaia (la famosa quadara…) porti alla giusta temperatura il succo di pomodoro spremuto nelle bottiglie, io recito un’Ave Maria, perchè sono sicura che un pensiero alla Vergine (e i canovacci) impediranno la rottura delle bottiglie in cottura”.

Nonna, vorrei restare ad ascoltarti per sempre… ma mi ha un po’ intristito sentire che la tua vita non sarà più tanto lunga. Io ho paura di perderti… tu hai paura della morte?”

Carissimo Giorgio la nostra esistenza terrena, se ci pensi bene, serve a costruire esperienze grazie alle quali possiamo crescere, migliorarci e condividere, creando una lunga catena di solidarietà. Arriva un momento in cui ti accorgi che devi lasciare il posto a chi ha più forza (e voglia) di te, nel continuare. E, allora, ti prepari a tornare lì, da dove sei venuto e dove, mi piace immaginare, sono tutti quelli che ti aspettano per farsi raccontare (non avendo il telefono o la televisione) come vanno le cose sulla Terra. Un po’ come quando, mio padre, tornato dalla Grande Guerra, di sera, intorno al braciere, ci descriveva avvincenti avventure. Sai, piuttosto, cosa mi fa paura veramente?”

No…”

L’indifferenza che avverto, sempre di più, nell’Umanità. È per questo che mi sono ritirata a vivere nella mia amata campagna. Quando sento un po’ di più la tristezza degli altri, scendo nell’orto, annuso le sue fragranze e, specchiandomi nel rosso vivo del pomodoro, immagino di confrontarmi con chi si è smarrito per dirgli… recupera il tuo cuore! Non ha senso vivere se manca questo. Camminare senza innamorarti di te e di quello che il buon Dio ti ha dato, equivale a non vivere… e allora, chiudi gli occhi, ascolta la magia della Natura e provaci, almeno una volta. Perchè, se non hai tentato, non hai mai vissuto”.

G.M. (12 settembre di tanti anni fa)

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