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Pubblicato su Lo SciacquaLingua

Contrariamente a quanto riportano le comuni grammatiche e i comuni vocabolari, l’aggettivo e sostantivo “purosangue” non è tassativamente invariabile. Essendo un nome composto si può pluralizzare secondo la regola della formazione del plurale dei nomi composti.

Tale norma stabilisce che i nomi composti di un aggettivo e un sostantivo formano di regola il plurale come se fossero nomi semplici (cambia, quindi, la desinenza del sostantivo): il biancospino, i biancospini; la vanagloria, le vanaglorie; il purosangue, i… purosangui.

Coloro che preferiscono dire e scrivere “purosangui”, pertanto, non possono essere tacciati di crassa ignoranza linguistica. Esiste anche, sebbene di uso raro, un altro plurale: purisangue.

Il plurale ritenuto errato (purosangui) e, quindi, condannato dagli “addetti ai lavori”, come usa dire, è immortalato in numerose pubblicazioni (tra cui “Parlare italiano” del linguista Leo Pestelli).

Attendiamo la riprensione, accompagnata dagli strali, dai/dei soliti “soloni della lingua”. Ma tant’è.

A cura di Fausto Raso

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