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Non è da tutti essere ultramaratoneti, anche volendo non tutti posso riuscire perché sono tante le componenti in campo che ti permettono di correre per un lungo periodo di tempo per la percorrenza di chilometri che supera la distanza della maratona che è di 42km195metri.

Già la maratona da sempre è stata considerata una gara estrema da prepararla atleticamente e mentalmente con criterio e non trascurando nessun aspetto, quindi superare tale distanza comporta un notevole impegno di tempo e tanta fatica sulle gambe, ma tanto più importante è la passione, la voglia ed il piacere che la corsa comporta per tanti ultramaratoneti.

E’ quello che Valentina, per gli amici UltraVale, spiega quando gli si chiede.

Cosa significa per te essere ultramaratoneta?Far parte di un gruppo di privilegiati. Sono una persona che ama correre alla follia, l’ultramaratona è solo il mezzo per raggiungere la felicità, l’ultramaratoneta secondo me dimentica l’orologio, non pensa più i km uno ad uno. L’ultramaratona è un modo per prolungare la gioia della corsa.”

Ci si arriva alle ultramaratone dopo aver sperimentato benessere e voglia di fare di più attraverso le maratone, ma anche per testardaggine, per superbia, per dimostrare.

Qual è stato il tuo percorso per diventare ultramaratoneta?Dopo due maratone andate malino e molto sofferte (4,05 a Firenze e 3,52 a Roma), mi sono iscritta alla Pistoia Abetone. Senza prepararla, senza essere mai stata sull’Abetone: ho portato a casa un 5ore e 41; ho conosciuto un uomo straordinario che è diventato un grande amico; ho capito che sopra i 40km si apre un mondo nuovo, dove do il meglio di me.”

A volte la motivazione viene dal cuore, diventa una sorta di missione, di vocazione come è stato per Valentina.

Cosa ti motiva a essere ultramaratoneta?Alla base della decisione di andare oltre la maratona c’è comunque stata una spinta psicologica forte. Volevo portare la medaglia ad una persona che non poteva camminare più, mio suocero è stato in coma vegetativo per 14 mesi. Dalla sua malattia ho cambiato la mia corsa. È come se volessi fare tutti i km che lui non può fare più.

Valentina utilizza delle strategie, piace studiare la gara, prepararla lentamente a tavolino, è convinta che se vuole può fare qualsiasi gara, niente gli è precluso.

Quali meccanismi psicologici ti aiutano a partecipare a gare estreme?Non ho mai pensato ‘non ce la faccio’. La mia arma vincente è l’approccio mentale alle gare. Studio il percorso e i ristori, cerco di valutare quali potrebbero essere le cose più difficili da affrontare e mi preparo a farlo, non ho pensieri negativi quando corro. Affronto le gare in modo molto razionale. Io che vivo freneticamente, amo la corsa lenta e le gare che vanno affrontate con calma.”

Una gara estrema che ritieni non poter mai riuscire a portare a termine?Non lo so. Credo che preparando bene una gara, potrei finirla anche se molto estrema.

Cosa hai scoperto del tuo carattere nel diventare ultramaratoneta?Che la mente umana non ha limiti. Che se mi concentro bene posso affrontare alla grande le gare più dure, non sento neanche più il caldo o il freddo. So gestire bene le energie e la resistenza mentale è sicuramente la mia migliore amica.”

C’è una gara estremi che non faresti mai?Ma… forse il Tor des Geants, ma se avessi qualcuno che corre con me, potrei anche farla. In certe gare quello che mi frena per ora è il dover correre in notturna da sola.”

Valentina è soddisfatta del suo sport, dei suoi risultati, per lei è un viaggio, scoperte, gioco, puro divertimento e famigliari e amici tifano per lei, la vogliono in Nazionale ma è anche il suo sogno nel cassetto indossare la maglia della Nazionale.

Cosa ti spinge a spostare sempre più in avanti i limiti fisici?Senza dubbio la soddisfazione dei risultati raggiunti e il divertimento.

Cosa pensano familiari e amici della tua partecipazione a gare estreme? “I miei figli sono entusiasti, il marito fa un po’ più fatica ad accettarlo perché spesso deve rimanere a casa coi bimbi. Gli amici mi vedono in nazionale!

Come è cambiata la tua vita familiare e lavorativa?Io non lavoro. Quindi sono molto fortunata. Riesco ad allenarmi due o tre ore al giorno. La famiglia è sacrificata nei fine settimana, anche perché spesso sono fuori due o tre giorni.”

Che significa per te partecipare a una gara estrema?E’ un’avventura, un gioco. Spesso vedo posti bellissimi (come nei trail) oppure vado in città che altrimenti non avrei visitato, spesso, come nel caso del Passatore, la gara diventa un viaggio. Sempre, la gara è un viaggio dentro se stessi.”

Hai un sogno nel cassetto?Uno? Troppi. Ho raggiunto finora tutti gli obiettivi che mi ero prefissata, sono molto fortunata! Se proprio devo dirne uno: la nazionale di ultramaratona!”

Valentina sembra essere resiliente dalle crisi trova sempre delle cose positive, vede sempre il bicchiere mezzo pieno, è molto positiva.

Ti va di raccontare un aneddoto?Il mio primo trail l’ho fatto nell’isola di Capraia. Non ero assolutamente allenata, sono arrivata terzultima, sono caduta un numero infinito di volte. Mio marito era al traguardo stravolto dalla preoccupazione, ho chiuso la gara con una tallonite, insanguinata e dolorante, ma ho visto Capraia in lungo e in largo!”.

Questo è il sorprendente, bizzarro, straordinario mondo degli ultrarunner: incontri, saluti, abbracci, condivisione dell’esperienza.

Valentina è menzionata nei miei libri:

Maratoneti e Ultrarunner. Aspetti psicologici di una sfida, edito da Edizioni Psiconline.

https://www.edizioni-psiconline.it/catalogo/punti-di-vista/maratoneti-e-ultrarunner-aspetti-psicologici-di-una-sfida.html

La 100km del Passatore. Una gara fra coraggio e resilienza, edito da Psiconline, 2021

https://www.unilibro.it/libro/simone-matteo/100km-passatore-gara-coraggio-resilienza/9788899566258

Matteo SIMONE

+393804337230

Psicologo clinico e dello sport, Psicoterapeuta

http://www.unilibro.it/libri/f/autore/simone_matteo

http://ilsentieroalternativo.blogspot.it/p/chi-siamo.html

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