Pubblicato su Lo SciacquaLingua
Gentile dott. Raso,
in questi giorni non si fa altro che parlare di febbre dovuta all’influenza. Mi piacerebbe conoscere l’origine, linguistica naturalmente, di questa febbre. La ringrazio in anticipo se avrà la bontà di soddisfare la mia richiesta. Con viva cordialità e auguri per il nuovo anno.
Giovanni S. (17 gennaio 2018)
Sassari
Cortese Giovanni, l’accontento di buon grado e ricambio gli auguri. È il latino febre(m). Per maggiori dettagli la rimando al dizionario etimologico di Ottorino Pianigiani, anche se molti linguisti non lo ritengono fededegno. Aggiungo che i nostri antenati Latini ritenevano responsabile della febbre una dea, chiamata, per l’appunto, Febris. A lei avevano dedicato tre templi; in uno di questi, situato sul colle Palatino, i devoti, per scongiurare i suoi strali febbrili lasciavano offerte votive che erano, per lo piú, rimedi e farmachi/ci vari contro la… febbre.
Per quanto attiene all’influenza, la rimando a questo mio intervento.
Giornalista pubblicista, laureato in “Scienze della comunicazione” e specializzato in “Editoria e giornalismo” L’argomento della tesi è stato: “Problemi e dubbi grammaticali in testi del giornalismo multimediale contemporaneo”). Titolare della rubrica di lingua del “Giornale d’Italia” dal 1990 al 2002. Collabora con varie testate tra cui il periodico romano “Città mese” di cui è anche garante del lettore. Ha scritto, con Carlo Picozza, giornalista di “Repubblica”, il libro “Errori e Orrori. Per non essere piantati in Nasso dall’italiano”, con la presentazione di Lorenzo Del Boca, già presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, con la prefazione di Curzio Maltese, editorialista di “Repubblica” e con le illustrazioni di Massimo Bucchi, vignettista di “Repubblica”. Editore Gangemi – Roma.