Forse pochi sanno che il modo di dire in oggetto ha cambiato di significato nel corso dei secoli. All’inzio stava a significare “mandare al diavolo” e simili; poi ha acquisito l’accezione odierna di “mandare all’aria”, “in rovina”, “in subbuglio” e anche, figuratamente, “morire”. Quest’ultima accezione, definiamola “moderna”, vale a dire “andare in rovina”, “andare in subbuglio” è un omaggio al Risorgimento italiano: quarantotto, nel significato di subbuglio fu “coniato” a Milano in seguito agli avvenimenti delle famose cinque giornate del 1848, giornate che misero tutta la città in subbuglio, appunto.
Non è molto chiara, invece, l’origine “primitiva”, che significava “mandare al diavolo”. Sembra certo che “carta” stesse per pagina e “quarantotto” indicasse il numero della carta. Scrive, infatti, il Carena: “Nei primi tempi della stampa fu uso di numerare nei libri non le pagine, ma le carte, apponendo in ciascuna il numero progressivo solo alla prima pagina di ciascuna carta. In questo caso le due facce o pagine dai bibliografi vengono indicate coll’aggiungere al numero della carta la parola recto per la prima pagina e la parola verso per la seconda. Carte 35 recto: 35 verso. Da lungo tempo fu smesso l’uso scomodo di contare per carte i fogli dei libri, che ora sono numerati per facce o pagine”.
Resta oscuro, però, il motivo per cui si dovesse “andare a carte quarantotto”. Probabilmente – è una nostra personale ipotesi – l’usanza di contare per carte i fogli dei libri oltre a essere scomoda richiedeva molto tempo tanto che quando ci si voleva liberare di una persona la si mandava, appunto, “a carte quarantotto” (al diavolo).
Giornalista pubblicista, laureato in “Scienze della comunicazione” e specializzato in “Editoria e giornalismo” L’argomento della tesi è stato: “Problemi e dubbi grammaticali in testi del giornalismo multimediale contemporaneo”). Titolare della rubrica di lingua del “Giornale d’Italia” dal 1990 al 2002. Collabora con varie testate tra cui il periodico romano “Città mese” di cui è anche garante del lettore. Ha scritto, con Carlo Picozza, giornalista di “Repubblica”, il libro “Errori e Orrori. Per non essere piantati in Nasso dall’italiano”, con la presentazione di Lorenzo Del Boca, già presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, con la prefazione di Curzio Maltese, editorialista di “Repubblica” e con le illustrazioni di Massimo Bucchi, vignettista di “Repubblica”. Editore Gangemi – Roma.