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Questo articolo, rappresenta la risposta all’editoriale “L’anticancro più efficace (Nel ricordo di Angelo)” dell’otto Agosto 2016.

Caro Direttore, Innanzitutto un saluto cordiale unitamente a tutti gli amici. Accade, a volte, troppe volte, che il Male aggredisca il Bene e l’amore faccia una gran fatica a bussare alla porta del cuore. Oggi come ieri, purtroppo come domani, siamo nello stesso identico tempo del ferro e del fuoco, con le parole lanciate come fossero cluster bomb, aggettivi e sostantivi a grappolo, a scendere e risalire, senza dover chiedere conto o pagare niente a nessuno, menzogne assemblate senza pudore, fino a farle divenire verità imposte, una condanna senza possibilità di appello.

Sembrerà banale, finanche patetico, ma queste assenze inconfessabili ( Angelo, Angelo, Angelo! ) hanno un comune denominatore: la maleducazione, l’ineducazione, l’inculturazione dettata dall’età, dai finti eroi, dagli esempi-riferimenti in circolazione che fanno vittime a ogni promessa svenduta e mai mantenuta, con gli occhi rivolti al domani raccontato banalmente come se non fosse nulla di eccezionale.

Vittime predestinate di un nomadismo dell’errore privo di uno sbocco, ripetuto sino alla nausea, atteggiamenti- comportamenti aggressivi e poi violenti, incanalati e ingurgitati tramite la messaggistica istantanea, i video, le seghe mentali divenute vere e proprie patologie se non curate nell’immediato.

Come riprendere in mano il bandolo della matassa?

Bisogna rifarlo ogni volta che serve, non avere timore delle risposte che urtano alla nostra porta di genitori; è urgente chiederci: ma se non si diventa bulli, violenti, criminali all’improvviso, come è potuto accadere che nostro figlio… ?

Un quotidiano che furbescamente non coinvolge né riguarda tutti, un consorzio sociale che ha coscienza di sé, soltanto quando è con le spalle al muro.

Nuovamente la comunicazione non aiuta ad accorciare le distanze, a sostituire la parola “paura” con la parola “amore”, fagocita uno stile di vita basato sulle fandonie, sulla manipolazione delle emozioni che suscitiamo, fino a trattenerle sottopelle.

Colpire un Tumore con un Maglio, significa frammentarlo in una miriade di metastasi. Educando l’organismo a saperlo “trattare” (anche molto duramente, se è il caso) riusciamo ad avere, grazie ad un miracoloso effetto epigenetico, l’eliminazione dell’irrecuperabile e la “rieducazione” del recuperabile.

L’AZIONE: una Società condizionata da spinte distruttive può essere rimessa in carreggiata solo attraverso opportune manovre di correzione che evitino l’assenza di violenza solo per la paura della punizione e portino, soprattutto, a potenziare il valore dell’Empatia, insegnando il piacere di Amare, per essere RIAMATI”.
Caro Direttore, condivido pienamente entrambi i concetti; infatti hanno eguali gambe e battiti del cuore. Aggiungerei che occorre pensare ad una nuova concezione della punizione-rieducativa; per questo, potrebbe risultare salutare spendere un po’ di tempo dentro una comunità, visitare i laboratori, le aule scolastiche, osservare i tanti giovani in cammino nel tentativo di riparare all’errore, alla frattura sociale da ricomporre (con una equilibrata dignità da custodire dentro un quotidiano all’insegna di una sofferenza legale, di un dolore che l’umanità infligge) ma che, pur nella difficile condizione sbarrata dal reato, ce la mettono tutta per avvicinarsi a una nuova grammatica, per riconoscersi e riconoscere i bisogni e gli interessi di chi non c’è più: Angelo, Angelo, Angelo!

Forse merita maggiore attenzione una politica più vicina a una giustizia davvero riparativa perché, se di persone stiamo parlando, comunque il ferro dei cancelli, le porte blindate e soprattutto, le sbarre interiori, impongono di riprogettare la vita che resta, là, dove molti sanno rispettare la responsabilità a dovere riparare ma, anche, dove c’è necessità che vengano riconosciuti i diritti di ognuno e di ciascuno.

Di Angelo.

Un grande scrittore ci ha insegnato molto della buona vita da vivere: “Chi è nell’errore, compensa con la violenza, ciò che gli manca in verità e forza”.

Vincenzo Andraous – Counselor, Tutor Comunità “Casa del Giovane” Pavia (9 Agosto 2016)

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