Pubblicato su Lo SciacquaLingua
A notte inoltrata, non appena il rag. Pasquini entrò in casa e mosse i primi passi per recarsi in camera da letto la consorte notò – tra il dormiveglia – che ancora una volta il marito non aveva resistito alla forte tentazione di andare a gallina con i suoi vecchi amici. Pasquini tentò di rassicurarla dicendole che si sbagliava, ma piú parlava, piú aggravava la situazione: balbettava e inciampava dappertutto. La moglie, dunque, non aveva dubbi: il marito era proprio andato a gallina. L’espressione “camminare (o andare) a gallina” – indubbiamente poco conosciuta – significa ubriacarsi. Non si conosce la provenienza di questo modo di dire; la sua origine, cioè, è sconosciuta agli studiosi e a quanti, per diletto, si interessano di etimologia. La spiegazione che tenteremo di dare circa la sua provenienza è, quindi, strettamente personale e si rifà alla migliore razzolatrice del pollaio che è, appunto, la gallina. Questa, come si sa, quando razzola non va mai dritta nella stessa direzione, ma ora da una parte ora da un’altra. La persona ubriaca, per tanto, “va a gallina”, vale a dire che – in senso figurato – si comporta come questa: quando cammina brancola e va ora da una parte ora dall’altra.
A cura di Fausto Raso
Giornalista pubblicista, laureato in “Scienze della comunicazione” e specializzato in “Editoria e giornalismo” L’argomento della tesi è stato: “Problemi e dubbi grammaticali in testi del giornalismo multimediale contemporaneo”). Titolare della rubrica di lingua del “Giornale d’Italia” dal 1990 al 2002. Collabora con varie testate tra cui il periodico romano “Città mese” di cui è anche garante del lettore. Ha scritto, con Carlo Picozza, giornalista di “Repubblica”, il libro “Errori e Orrori. Per non essere piantati in Nasso dall’italiano”, con la presentazione di Lorenzo Del Boca, già presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, con la prefazione di Curzio Maltese, editorialista di “Repubblica” e con le illustrazioni di Massimo Bucchi, vignettista di “Repubblica”. Editore Gangemi – Roma.