Pubblicato su Lo SciacquaLingua
Il verbo “guadagnare”, come recitano i vocabolari, significa “ricevere remunerazione del proprio lavoro; Ottenere qualcosa come riconoscimento del proprio impegno, delle proprie qualità”: guadagnare 800 euro il mese; guadagnare la simpatia delle persone ecc. Nel verbo in questione, insomma, è insito e sottinteso un lavoro, una ‘fatica’ fisica o intellettuale. Taluni lo adoperano – col beneplacito di alcuni vocabolari – alla “francese” con il significato di “vincere” e simili: guadagnare 300 euro al gioco; guadagnare una scommessa. In questi esempi dove sta la “fatica” insita nel verbo? È un uso, questo, che gli amatori della buona lingua non debbono seguire. Ancora peggio l’uso di guadagnare – adoperato soprattutto dagli intrattenitori televisivi – con il significato (che non gli è proprio) di ‘raggiungere’, ‘arrivare’, ‘entrare’, ‘giungere’ e simili: se gli ospiti vogliono ‘guadagnare’ l’uscita. Ci sembra che il Pianigiani metta bene in evidenza che si “raggiunge” qualcosa sempre con l’aiuto della forza (fatica) o dell’intelligenza (intelletto).
A cura di Fausto Raso
Giornalista pubblicista, laureato in “Scienze della comunicazione” e specializzato in “Editoria e giornalismo” L’argomento della tesi è stato: “Problemi e dubbi grammaticali in testi del giornalismo multimediale contemporaneo”). Titolare della rubrica di lingua del “Giornale d’Italia” dal 1990 al 2002. Collabora con varie testate tra cui il periodico romano “Città mese” di cui è anche garante del lettore. Ha scritto, con Carlo Picozza, giornalista di “Repubblica”, il libro “Errori e Orrori. Per non essere piantati in Nasso dall’italiano”, con la presentazione di Lorenzo Del Boca, già presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, con la prefazione di Curzio Maltese, editorialista di “Repubblica” e con le illustrazioni di Massimo Bucchi, vignettista di “Repubblica”. Editore Gangemi – Roma.