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Come se lo facessimo da sempre.

Scrivo come se fosse la prima volta e mi fermo a rileggere senza troppo riflettere sulle parole, ma solo prestando ascolto al sentimento che provo.

Non ci avevo mai pensato che potesse essere questa la soluzione ad un dramma che vive dentro, nell’animo, nella parte che meno piace e che fa più soffrire. E, come una illuminazione a rischiarare, a far luce su un dubbio di vecchia data, a me finalmente la conoscenza.

Quanto tempo passerà prima che trovi pace e ricominci il viaggio verso il raggiungimento di un equilibrio, un nuovo equilibrio senza che la malinconia mi trattenga inchiodandomi al passato.

Un quadro ai miei occhi, una linea di demarcazione fra montagne e celeste tenue che va verso l’azzurro del pomeriggio autunnale inoltrato che volge al termine delle sue ore di sole. Musica in sottofondo a riscaldare l’aria. Nella mente sempre le solite vecchie immagini accompagnate dalle solite vecchie paure.

Con tristezza consapevolizzo che è difficile perdonare, nulla di religioso in me che possa trattenere il mio sentire: è questo e null’altro posso fare se non che accogliere il sentimento.

Di nuovo, lo avverto più forte e vivo come prima.

Al risveglio in questo ambiente ormai nuovo, alla mente immediatamente corrono veloci gli affetti a me più cari. E il sorriso si ferma sull’innocenza e l’ingenuità, su quello che più di tutto mi da gioia in questo momento particolare della vita, quello delle scelte più importanti. Si, perché quello che si è vissuto finora e che ha stabilito i limiti e i confini della tua persona ora sono netti e ben definiti, poco o nulla si può fare semmai si volesse tornare indietro, ma quello che si nutre di “sentire” e sentimenti può ancora essere deciso.

Cosa è il perdono?

Forse solo fare pace con se stessi, non si può amare qualcosa o qualcuno che ha graffiato dentro, nel bene o nel male, ma ha graffiato facendo sanguinare e tornare indietro come se nulla fosse accaduto. Sarebbe come cancellare una parte di vita bella e brutta insieme, da dimenticare e da ricordare.

Passo moltissime ore dentro di me eppure a volte mi sorprendo delle intuizioni che ascolto dall’esterno e che avevo dato fino a quel momento per scontato. Questo mi abbatte un po’, mi sento come se non prestassi il giusto ascolto alle voci di dentro pur restando sempre in diretta connessione.

Si avvicina.

Il calore e l’aria fredda, la luce scoppiettante e il buio più intenso.

Balliamo, scambiandoci sguardi di tristezza, abbracci densi di affetto e che non vogliono lasciarsi, ma nessuno trattiene l’altro, al contrario lascia andare.

Questo è il periodo dell’anno che vale la pena essere vissuto con tutto quello che arriva, le giornate piene e la voglia di niente, di sorrisi bloccati e di lacrime liberatrici.

E solo in questo istante ricordo le ultime che ho versato, forse ieri sera davanti le immagini inutili di un film che non suscitava in me nessuna emozione, ma solo un pretesto per liberare un po’ di ansie e prepararmi ad una notte di sospiri senza pace.

Avanti.

Freneticamente tutto fuori da me, tutto quello che è dentro trova spazio nelle parole di questo scritto, nella creatività che accompagna il mio lavoro, in quello che posso fare per sentire bene e per sentirmi bene. Il solito altruismo che sappiamo bene non esiste, è solo un modo per dare un senso alla vita che a volte prende una strada poco trafficata e per non vederla così come è, vuota, la riempiamo di cose, di impegni, di parole.

Non è altro che quello. Quando il dolore vola via e quasi dimentichi quello che è stato, tutto quello che hai donato, tutti i tuoi errori e i “avrei potuto”.

Ma veramente pochi i rimpianti e le certezze?

Volo, come qualche tempo fa, tornando in un luogo a me caro, soprattutto in questo periodo. Deve essere così …

Fernanda (14 gennaio 2019)

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