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Cari lettori, la lettura di questo vero e proprio manuale/ guida multimediale, può essere affrontata in tre modi e/o in tre tempi diversi. Il primo, più immediato, è quello di analizzare direttamente le slide proposte, che rappresentano un’ottima sintesi di quello che si intendeva dire. Il secondo, più ponderato, è quello di assaporare gli spot video (realizzati in collaborazione con il Club Rotary Cosenza Nord) appositamente pensati per una migliore resilienza al Coronavirus. Il terzo, più lento e “pasteggiato”, attraverso gli approfondimenti che completano in maniera più significativa e maggiormente scientifica. All’inizio di questo lavoro, potete apprezzare uno spot riassuntivo dell’intera opera, alla fine, un video mozzafiato che riconcilia con se stessi e con la vita e che porta a domandarsi: “Ma cosa mi sono perso finora?”

Si ringrazia ABCommunication per la collaborazione

BUONA PASSEGGIATA

Se bastasse una bella canzone a far piovere amore, si potrebbe cantarla un milione di volte Se bastasse una vera canzone per convincere gli altri, si potrebbe cantarla più forte
Se bastasse una buona canzone a far dare una mano, si potrebbe trovarla nel cuore
Dedicato a tutti quelli che sono allo sbando; dedicato a tutti quelli che non hanno avuto ancora niente e sono ai margini da sempre; dedicato a tutti quelli che stanno aspettando; dedicato a tutti quelli che rimangono dei sognatori; dedicato a tutti quelli che hanno provato ad inventare una canzone per cambiare; dedicato a tutti quelli che, venuti su con troppo vento, quel tempo gli è rimasto dentro In ogni senso, hanno creduto cercato e voluto che fosse così.
(Eros Ramazzotti)

Il significato (non tanto) intrinseco del componimento di sopra riportato esprime la seguente realtà: “Niente e nessuno può aiutarci, di per sé, a risolvere un problema che nasce o ha ricadute profonde nella propria identità”

E, questo per tanti motivi che si possono racchiudere principalmente nell’essere, ciascuno di noi, unico e irripetibile. Necessitante, quindi, al massimo di spunti su cui riflettere per ricavare le soluzioni necessarie.

Tutto ciò che esiste in Natura, ha subito trasformazioni ed evoluzioni per essere arrivato fino ad oggi. E, ogni variazione resasi necessaria come adattamento, o ha creato una modificazione esterna evidente e marcata (come per le rocce, o i corsi d’acqua ad esempio), oppure è stata “registrata” nel codice genetico degli organismi viventi (dai batteri, alle alghe, dai funghi, alle piante e agli animali).

Quindi, in sostanza, ciò che serve per stare al Mondo è scritto in 20 mattoncini (di proteine) che, variamente assemblati, costituiscono un chilometrico codice genetico.

Per quello che riguarda noi umani, ognuno nasce con un meccanismo di lettura abbastanza preciso di queste informazioni, che si è “allenato” nei 9 mesi di vita intrauterina, durante i quali abbiamo simbolicamente percorso (dallo stadio embrionario in avanti) tutte le tappe evolutive, dal “girino” in poi.

È come se noi nascessimo come un computer in cui è installato un ottimo sistema operativo. Come per ogni computer, man mano che installiamo nuovi programmi (modelli educativi, attraverso il meccanismo dell’apprendimento) la precisione del “sistema operativo” perde efficienza per via di possibili file in conflitto fra loro.

Entra in gioco, a questo punto, la nostra Mente che, in maniera silenziosa, riporta in ordine il sistema grazie ad un processo definito “epigenetico”. Ma perché è cosi importante non staccarsi troppo dalle leggi di natura?

Come ho già avuto modo di scrivere ne “Il prezzo della vita” studiosi del calibro Freud e Lacan (ma non solo), l’essere umano manca di un programma istintuale capace di orientare la sua esistenza nel Mondo. E proprio su questo “difetto” che, sempre secondo il pensiero di questi Grandi della Psicoanalisi, prende corpo il programma dell’Inconscio.

Proviamo a capire

Al contrario di forme apparentemente meno evolute, non accettiamo passivamente l’idea che, il senso della nostra presenza sia, appunto, la nostra stessa presenza. Abbiamo bisogno di capire che lo scorrere dei granelli di sabbia nella clessidra che misura quanto ci resta, del variegato coacervo di stati d’animo, sia finalizzato al sentirsi delle “brave persone” (se si è cresciuti coi Valori di una volta) o al raggiungimento della possibilità di godere.

Entrambe queste posizioni, rispettano il motivo che guida il cammino di ognuno: il Principio del Piacere.

Tale “chimera” genera la nostra condanna alla vita (come disse Giovanni Russo, riprendendo concetti freudiani) intesa come scontro fra due estremi apparentemente inconciliabili: Eros (Amore e passione) e Thanatos (Morte). Al primo, Sigmund Freud dava la valenza di pulsione volta alla conservazione della vita; nella seconda, individuava la pulsione che spinge verso la distruzione della vita stessa

In buona sostanza

Grazie anche all’aiuto di Scienziati del mondo della Fisica, si è arrivati a capire che:

  • Tutto nasce dall’insopportabilità di piccolissime particelle (i quark) costrette a coabitare (nei protoni e nei neutroni del nucleo degli atomi) in maniera conflittuale;
  • dal tentativo di fuga di queste microparticelle (obbligate a ricongiungersi, perchè legate da un elastico di “gluoni”) nasce una danza da cui si creano le prime frequenze (elettromagnetiche) di vita, pianificate da chi ha creato il sistema;
  • l’Energia generata e trasmessa in tal modo cerca, quindi, di realizzare il piano voluto dal Creatore (o da chi per esso) e contenuto (pare) nel Bosone di Higgs, in base a cui si producono reazioni che consentono ogni forma di manifestazione (vitale e/o inerte);
  • dopo miliardi di anni di evoluzione è comparso l’essere umano nel cui DNA dovrebbero essere contenuti i “piani di volo” che, Jung, chiamava “Inconscio Collettivo” capace di orientare e spingere verso il Futuro e la conseguente ulteriore evoluzione;
  • la nostra capacità di “leggere” e “stampare” (senza accorgercene) le informazioni genetiche che ci consentono di assemblare il corpo e di scegliere le indefinite opportunità (di pensiero e di azione) poste su una metaforica tavolozza di colori (da miscelare con sapienza) messa a disposizione da Dio (o dall’Energia stessa…) Jung lo chiamava “Inconscio individuale”;
  • partendo dal principio che è come se fossimo nati potenzialmente dotati di un “sistema operativo” perfetto che va fuori equilibrio ad ogni nuovo apprendimento, il ruolo della nostra Mente, a questo punto, dovrebbe essere quello di (probabilmente) modulare i meccanismi epigenetici generando adattamenti e resilienza, in maniera da riportare in equilibrio il sistema di base (la danza dei quark);
  • se la crescita (psicofisica) di ognuno di noi appaga corretti principi di maturazione, prevale la voglia di continuare questa avventura (Eros), altrimenti inizia a prevalere il ritorno ad uno stato inanimato di materia (Thanatos) per, metaforicamente, avere una nuova possibilità, attraverso la ripartenza da una sorta di brodo primordiale ipotizzato dal grande Fisico Stephen Hawking, nella sua “Teoria del Tutto”.

Cari lettori, da parte di molti c’è l’invito a recuperare il rapporto con le Leggi di Natura. Quanto descritto poc’anzi, spiega perché.

Prima di addentrarci nello specifico, sarà opportuno leggere, osservare e ascoltare il primo degli spot di Resilienza al Coronavirus, quello introduttivo, in cui si evidenzia, fra l’altro il vero significato di Famiglia.

Salve. Sono Giorgio Marchese. Sono un Medico Psicoterapeuta e socio del Club Rotary Cosenza Nord (del Distretto 2100). Sono Vicedirettore della Scuola di Formazione in Psicoterapia ad Indirizzo Dinamico, di Roma, che ha anche sede a Rimini e a Bari e insegno, nella stessa scuola, materie che evidenziano il rapporto tra la mente e il sistema nervoso e, in più, fanno capire come la nostra capacità di adattamento all’ambiente possa influenzare, positivamente o meno, il ruolo e il funzionamento del sistema immunitario e di quello endocrinologico.

Ho accolto con gioia e, al tempo stesso, con grande senso di responsabilità, l’invito rivoltomi dall’avv. Francesco Chiaia, attuale Presidente del Club Rotary Cosenza Nord, di realizzare insieme a colleghi e giovani specializzandi della Scuola di Formazione in Psicoterapia ad Indirizzo Dinamico – SFPID di Roma, una serie di spot di resilienza al Coronavirus. Insieme cercheremo di mostravi e di mostrare proprio come siamo, senza veli e senza rete, possibilmente con il sorriso, a parlare e a farvi vedere di come si affronta la paura nei momenti di paura.

Non siamo eroi, siamo soltanto esseri umani, professionisti, che si sono allenati e si allenano a guardarsi dentro, a non nascondersi, a non raccontarsi bugie, ma a trovare, nei momenti di difficoltà, sempre le risorse per individuare quel famoso bicchiere mezzo pieno, per consentirci, quindi, di bere quando abbiamo sete.

Qualcuno ha detto che nessuno si salva da solo. Ed è vero.

Noi, come Paese, stiamo dimostrando un’unità che, probabilmente, avevamo dimenticato o non avevamo mai conosciuto e, al tempo stesso, stiamo ammirando e apprezzando tutti coloro i quali si stanno donando per noi, restando veramente stupiti per la loro abnegazione. La scienza ci ha spiegato che noi siamo nati perché eravamo i migliori, nel senso che siamo stati in grado di vincere la competizione con centinaia di milioni di altri spermatozoi.

Ora si tratta di capire meglio il significato forse più vero di Famiglia, intesa come quel luogo in cui ciascuno fa a gara per scendere ad affrontare il pericolo, consentendo ai più vulnerabili di mettersi in salvo e si sposterà soltanto quando l’ultima delle persone a cui vogliamo più bene sarà finalmente al sicuro.

Ecco questo sarà il nostro ruolo, quello di cercare e trovare insieme a voi, alle domande che vorrete fare e che vorrete inviarci (eventualmente saranno comunque ben gradite), quel surplus di coraggio che ci metta in condizione di guardare dritti a noi, senza la paura della paura perché, uniti, ce la faremo e, sicuramente, il sorriso ci salverà.

Grazie. Buona passeggiata insieme, insieme a noi, insieme a voi.

PAURA – RABBIA – CONFUSIONE

“Ci sono foglie che si aggrappano ai rami perchè non vogliono cadere mai, ci sono stelle che si aggrappano al cielo perchè si accorgono di finire, sai, ci sono ubriachi che stringono il bicchiere perché è sempre l’ultimo che fa paura, ci sono uccelli che sentono lo sparo e contano quanto gli resta ancora…”

Questo è l’incipit di una bellissima canzone di Roberto Vecchioni che spiega il rapporto fra la Vita il Tempo e la Paura

Sono pochi, in questo periodo storico, gli individui, nel Mondo, non costretti ad un regime di autoprotezione che si trasforma, in Paesi come l’Italia, in un vero e proprio isolamento controllato

Le reazioni emotive che produciamo non sono affatto standardizzate: ciascuno produce le proprie ma, tutte, confluiscono in un alveo nel quale riconosciamo paura, rabbia, confusione, sensazione di un lutto che non verrà mai elaborato….

Cominciamo ad occuparci della paura

Ciascuno di noi viene raggiunto, più volte al giorno, da bollettini di guerra a seguito dei quali, riscopre la sensazione di impotenza quella che forse, ha sperimentato per la prima volta da bambino nello scoprire di non poter competere con gli adulti nel decidere quali scelte, quali strade…

LA PAURA, AMICI, quella che altri, cuciano per noi un vestito, anche bello se vogliamo, ma senza chiederci: lo vuoi? Cosa desidereresti per te? Condannandoci, di fatto, alla difficoltà di scegliere al primo bivio (grande o piccolo) quale strada imboccare.

La paura, insomma, quella emozione di allarme di fronte a un pericolo reale o presunto

Molto spesso non sono i fatti a turbare gli uomini quanto, piuttosto, le opinioni intorno ai fatti” (Albert Einstein)

Vedete, una reazione d’allarme aumenta con l’immaginazione o la fantasia (come quando, da bambini, dopo un film dell’orrore avevamo paura del buio o guardavamo sotto il letto prima di addormentarci, per paura della presenza di un assassino)

QUAND’È, CHE PROVIAMO PAURA?

In conseguenza di quanto ho potuto sin qui proporre, ogni qual volta noi non riusciamo a vederci chiaro in ciò che ci sta succedendo, sia per ciò che riguarda l’impatto con il mondo esterno, sia anche per tutto quello che concerne ciò che accade dentro di noi. Facciamo un esempio. Immaginate di andare dal vostro medico di famiglia per una normale visita di routine e di fargli vedere le analisi del sangue a cui vi siete sottoposti senza avere una motivazione specifica. Se, per un motivo a voi non chiaro, il professionista che è di fronte a voi al di là della scrivania aggrotta le sopracciglia e rimane pensieroso per un po’, che cosa provereste, se non il dubbio di avere una patologia problematicamente preoccupante? Poi magari scoprireste che il “buon” medico stava pensando a qualcos’altro…

Il vero problema è la paura di aver paura

Logica suggerisce di ridurre l’ascolto o la visione di informazioni catastrofiche per non perdere il contatto con la realtà à quello del Coronavirus è sicuramente un problema non indifferente ma non è certamente l’Ebola o simili e, poi, nel frattempo si approntano sempre nuove terapie.

Interessante la notizia dell’utilizzo di farmaci antivirali che “spezzano” la possibilità di replicazione virale, che potranno essere prescritti dai medici di medicina generale.

La bellissima immagine proposta come illustrazione dell’articolo (tratta dal film “Il monello”, prodotto, diretto e interpretato da Charlie Chaplin nel 1921) basterebbe da sola, a spiegare, se socchiudessimo gli occhi e contattassimo la nostra interiorità più profonda (quella dove albergano i ricordi di quando, bambini abbiamo tentato di vincere la paura dell’abbandono con la maschera di un lupo cattivo, una volta divenuti adulti ma rimasti immaturi…), il concetto di angoscia:

  • nel momento in cui capiamo di doverci assoggettare anche a quello che non ci piace ma che, in fondo, non potrebbbe essere diverso (e si chiama ANGOSCIA DI CASTRAZIONE);
  • ogni volta che sentiamo il peso di ritrovarci da soli e non siamo preparati ( e prende il nome di ANGOSCIA ABBANDONICA);
  • allorquando avvertiamo la paura di non potercela fare e ci sentiamo “persi” oltre ogni limite (e gli esperti la chiamano ANGOSCIA DI FRAMMENTAZIONE).

COME POSSIAMO REAGIRE, QUINDI?

Attraverso lo stato d’animo sofferente che si genera in conseguenza della paura, esprimiamo due richieste fondamentali:

La prima (ESPLICITA): la preoccupazione di non essere capaci saper di reagire allo stress che si genera e la ricerca di qualcuno che ci rassicuri (Non risolta, produce il Panico)

La seconda IMPLICITA o SECONDARIA): il bisogno inconsapevole che qualcuno si prenda cura di noi e ci aiuti a far “crescere” il bambino impaurito che è, ancora, in noi (Non risolta, produce Angoscia)

Ecco l’importanza di acquisire informazioni per essere capaci di avere la necessaria chiarezza per stabilire poi il da farsi fosse anche il chiedere aiuto a chi è capace di darci una mano.

LA COSA PIU’ IMPORTANTE DA TENERE A MENTE, COMUNQUE, E’ CHE… Non dobbiamo soltanto (stando asserragliati in casa) arrivare preparati ad una sorta di momento supremo in cui il virus verrà a portarci via perché, con comportamenti responsabili,

questo rischio si allontana. Dobbiamo semmai ricordarci di non dimenticare di vivere recuperando ciò che amiamo di più. Perché, per concludere con la canzone di Roberto Vecchioni, con cui ho iniziato “Ci sono uomini che hanno sfidato il tempo perchè qualcuno sia felice. tu, quanto tempo hai?
tu, quanto amore hai? basta solo sapere questo, sai, conta solo questo, sai.
Tu, quanto tempo hai e quanto amore hai

LA RABBIA…

“Faccio a pugni con te, poi ti vengo a cercare…benedico e ringrazio …e maledico il mondo com’è…e mi domando perché… …ti dovrei chiamare…tutte le volte che passi e ti fermi lontano… lontano da me”. Ho deciso di proporre questa “aria” iniziale della poesia di Francesco de Gregori dal Titolo “Ti leggo nel pensiero” (una sorta di dialogo fra l’essere umano e Dio), prendendo spunto da una recente esortazione di Papa Francesco a pregare con coraggio,  quasi minacciando Dio

La rabbia: quella reazione aggressiva che nasce come ribellione a un senso di ingiustizia e che, sovente, può portare ad azioni inconsulte (di cui ci si pente) a cui segue (altrettanto spesso) senso di colpa e stato di forte abbattimento.

COME NASCE LA RABBIA

Lo psicoanalista Andreè Green, in un suo manuale del 1991 ha così descritto il rapporto con l’aggressività che, di seguito (con opportune “semplificazioni”) viene riportato:

Una condizione carenziale di cure materne, non consente di interiorizzare la capacità di modulare le proprie emozioni che, a quel punto disregolate, si possono esprimere (a seconda del modello di apprendimento e del contesto storico/ geografico) in specifiche reazioni all’esterno – acting-out (abuso di alcol e droghe; disturbi comportamentali, reazioni rabbiose, etc.) e/o acting-in (psicosomatosi anche gravi). Nel mondo interno del soggetto, infatti, l’oggetto persecutorio (la figura di riferimento più importante sul piano affettivo e verso cui si nutre sensazione di paura e di rabbia per non senitrsi all’altezza delle aspettative), originato dalle relazioni oggettuali della primissima infanzia (il rapporto con il genitore più importante, appunto), assume il carattere di una “massa informe” di aggressività, che, non mentalizzata (non digerita attraverso opportune riflessioni), esplode e si scarica sotto forma di sintomo.  Questo eccesso di  “scariche”, determina una sorta di black-out psichico.  Gli acting in psicosomatici e gli acting out (psicocomportamentali) sono, pertanto, modalità di espressione che conseguono ad una sovrasaturazione energetica, ne consentono lo “sfiato” (evacuazione dell’angoscia) ma determinano una condizione di “navigazione a vista” senza più coordinate logiche (cecità psichica), che impedisce l’elaborazione delle motivazioni che hanno generato la condizione di sofferenza “assolvendo alla stessa funzione dei fenomeni transizionali”

Quindi, non riuscendo ad elaborare mentalmente le proprie emozioni, si può “urlare” attraverso il disturbo psicosomatico e/o i dis-comportamenti

In soldoni…

Il termine “aggressività” viene coniato dagli antichi Romani per identificare il concetto di movimento.  “Aggredior” = provare, tentare, muovere, andare all’attacco

Ciascuno di noi (che, per legge di Natura è, di per sé, sottoposto ad una continua guerra fra i quark che compongono gli atomi del suo corpo) nasce con una buona quota di intolleranza necessaria a restare in vita, pretendendo accudimento e attenzioni. Sempre da piccolissimi, otteniamo (per lo più da nostra madre) il soddisfacimento di bisogni (come l’essere allattati, cambiati, abbracciati, cullati) all’interno di uno spazio di tempo.

Quindi, Il Tempo, la percezione del Tempo è, se vogliamo, un “regalo” di nostra madre e misura, per noi, quello spazio che intercorre fra il bisogno di cui ci siamo accorti e il suo appagamento

E allora, ogni volta che qualcosa che aspettavamo, arriva fuori dall’unità di tempo che abbiamo sintonizzato con chi ci ha amato di più (nostra madre) ci arrabbiamo.

Tornando all’esortazione del Papa di pregare quasi minacciando Dio: perché dovremmo farlo?

Perché, dicono, siamo a sua immagine e somiglianza. E, allora, calza a pennello un altro passo del componimento di Francesco de Gregori.

“…E chiedimi perdono per come sono…perché è così che mi hai voluto tu! Prendimi per il collo, prendimi per mano……che non mi trovo più”.

Ovviamente, per chi crede che Dio non esista, mi permetto di ricordare che siamo “realizzati”, comunque, ad immagine e somiglianza dell’energia potenziale da cui deriva tutto. Comunque la si voglia chiamare.

Rabbia, allora…

Derivazione del senso di impotenza che aumenta la paura che (con una sorta di meccanismo di difesa dell’Io che potremmo chiamare “formazione reattiva”, cioè trasformare nell’opposto un sentimento provato) tentiamo di nascondere anche perché, ci spiegano gli esperti del settore, i periodi di quarantena, impedendoci le attività tipiche dell’adulto, ci fanno regredire sul piano emotivo per consentirci un miglior adattamento.

COME CONTROLLARE GLI IMPULSI? IL SEGRETO DELLA NOSTRA MENTE

Come abbiamo avuto modo di considerare poco prima (e come la Scienza ci spiega), la Natura ci ha “plasmato” a propria immagine e somiglianza. Questo vuol dire che siamo, innanzitutto e fondamentalmente, energia (meccanica, cinetica, termica, potenziale, nucleare, elettromagnetica. gravitazionale, etc.). Questa parola, che deriva dal “tardo” latino energîa e, a sua volta, dal greco energheia (usata da Aristotele nel senso di azione efficace), etimologicamente composta dagli elementi en – ergon, identifica la capacità di agire in maniera intensa. In pratica, “visualizza” flussi di microparticelle elementari (elettroni, quark, etc.) che, viaggiando ad altissima velocità “compiono” un lavoro spostando una forza.

Ognuno, quindi si ritrova a gestire un serbatoio potenzialmente immenso di “carburante” che dà, al sistema nervoso, la possibilità di generare impulsi che porteranno a manifestazioni comportamentali che possono orientarsi in maniera costruttiva o distruttiva. La “scintilla” bioelettrica che si propaga lungo neuroni e nevroglia risulta, però, da attivazioni atomiche endonucleari.

In pratica, all’interno del DNA delle cellule nervose, esiste un’organizzazione teoricamente perfetta basata su archetipi preistorici (molecole ed atomi) in grado di generare informazioni (nel nucleo degli atomi) in funzione di stimolazioni provenienti dal mondo esterno (trasportate dagli elettroni) che verranno inviate (sempre mediante gli elettroni) a strutture atomiche viciniori per le comparazioni e le valutazioni necessarie che andranno a generare pulsioni subliminali che, propagandosi nel DNA, creeranno il fondamento della depolarizzazione (inversione di segnale elettrico): a quel punto, gli impulsi viaggeranno in determinate zone cerebrali consentendo quel miracolo che si chiama inconscio (quando si ferma nelle zone “profonde”) e che viene alla luce, a determinate condizioni (per il coinvolgimento sincronizzato di corteccia, formazione reticolare mesencefalica, talamo e ippocampo) producendo quello che gli esperti chiamano “la coscienza di esistere”.

Da bambini incidiamo un disco che da adulti continuiamo a sentire. Ma sapevamo incidere dischi, da bambini?” (Gabriel Mandel).

Siccome noi siamo il risultato delle dinamiche energetiche conseguenti alle esperienze che creano il database della nostra memoria (grazie alla quale è possibile assemblare idee e concetti), uno sviluppo equilibrato della personalità (inteso come passaggio da “momenti transitori” a “fasi mature”) garantisce approdi verso lidi di autorealizzazione (grazie ad autostima e autoaffermazione pur partendo da zone d’ombra come quelle minimaliste delle fasi transitorie identificazione, competizione con gli altri e ambizione scorretta, gregarietà, autoritarismo, ricerca di protezione e sicurezza in funzione di altri, etc.).

Le nostre reazioni di rabbia, quindi, nascono dal livello di frustrazioni che non riusciamo più a tollerare

Valutiamo, quindi, il nostro livello di autostima e l’importanza che assumiamo nel difendere chi amiamo dalla condizione del pericolo. Assumendo e accettando il ruolo di responsabilità verso esseri più indifesi che dipendono dalla nostra capacità di rimanere lucidi e razionali, ci ridà un ruolo, ci toglie dalla passività e ci fa uscire dal guscio arrogante e vittimista (al tempo stesso) dell’egoismo immaturo e fine a se stesso.

Agiamo per come la situazione ci consente

E PORTIAMO RISULTATI!

E, come conclude Francesco de Gregori: “Sarà come sarà, …se sarà vero…e mi vedrai …davvero…Poco prima dell’alba, …quando il buio è più nero… …però… Ti leggo nel pensiero” e, lì, troverò le risposte che sto cercando

LA CONFUSIONE

Il vuoto e poi Ti svegli e c’è Un mondo intero Intorno a te Ti hanno iscritto A un gioco grande
Se non comprendi E se fai domande Chi ti risponde Ti dice “è presto” Quando sarai grande
Allora saprai tutto…

Questo, l’incipit di una significativa canzone di Edoardo Bennato, colonna sonora della mia adolescenza che mi ha colpito, fin dai miei 14 anni per una domanda intrinseca:

Quando si diventa grandi? E che c’entra, questo, con il concetto di confusione mentale?

CONFUSIONE…

COSA SIGNIFICA, ESSERE ADULTI?

Aver raggiunto la percezione del raggiungimento di alcuni risultati e di altrettanti valori come, per esempio:

  • Autoaffermazione
  • Autostima
  • Bisogno di Pace, di Tranquillità
  • Autorevolezza e non autoritarismo 
  • Programmazione e Autorganizzazione
  • Riservatezza
  • Garbo e Cortesia
  • Bisogno di libertà senza ledere il rispetto altrui
  • Riflettere, prima di credere, parlare, agire

DALLA CONFUSIONE….

Gli antichi sostenevano che, ogni problema, avesse tre soluzioni: la mia soluzione, la tua soluzione e la soluzione giusta (oggettiva e, quindi, sgombra da pregiudizi e condizionamenti vari).

Mentalmente, una strategia operativa, si costruisce assemblando idee che, poi, diventeranno concetti e, quindi, azioni comportamenti e scelte. Di seguito, la schematizzazione della procedura che seguiamo, in maniera inconsapevole, per realizzare la costruzione di idee e concetti:

  1. Raccolta di dati che riguardano un determinato argomento (provenienti dal mondo esterno) e che sono stati precedentemente memorizzati e adeguatamente archiviati.
  2. Scelta in base congruità e alle proprie capacità riflessive
  3. Elaborazione dei medesimi in maniera adeguata e opportuna
  4. Associazione in costrutti, dei vari elementi fin qui elaborati.
  5. Verifica del lavoro fin qui realizzato, mediante l’intervento di un principio logico che, in caso di necessità, suggerisce eventuali correttivi.
  6. Strutturazione di un concetto completo (come insieme di più idee) che consente valutazioni adeguate

Come abbiamo visto, l’idea è il risultato si un articolato e delineato lavoro che, se vogliamo, è simile a quello che si mette in atto quando ci si applica, nell’arte culinaria, per la realizzazione di una pietanza, ad esempio, un minestrone.

  • Come prima cosa, bisogna osservare quello di cui si dispone;
  • se ne valutano, l’attinenza la qualità, la deperibilità;
  • quindi, si comincia a prepararli, per ciò che serviranno;
  • a questo punto, si comincerà a miscelare il tutto con un certo ordine, seguendo un criterio;
  • si verifica se è tutto a posto e si procede alla realizzazione finale: la bollitura.

Se i dati sono troppi e, in più, non si ha neanche la certezza che siano corretti, il sistema di elaborazione va in crisi e non è più in grado di contestualizzarci in maniera adeguata, nello spazio, nel tempo, nel ruolo e nella soluzione dei problemi.

“E allora osservi Gli altri giocare È un gioco strano Devi imparare Devi stare zitto Solo ascoltare Devi leggere più libri che puoi Devi studiare È tutto scritto Catalogato Ogni segreto
Ogni peccato. Saprai perché”

CHI È IL VERO KILLER?

Il killer silenzioso è il bombardamento mediatico patologico a cui siamo sottoposti. La PNEI (Psico Neuro Endocrino Immunologia), la Psicosomatica, la Metamedicina, la Medicina Cinese e la Nuova Medicina Germanica, concordano sul fatto che la “paura di morire” venga somatizzata dai polmoni. L’informazione reiterata ossessivamente, si installa nel subconscio e un eventuale tampone positivo al covid19, su un soggetto asintomatico o accompagnato da blandi sintomi influenzali, fa attivare il programma mortifero “coronavirus=morte”, in cui per effetto Nocebo (l’opposto del Placebo) tutto l’organismo, entra in modalità “devo morire” in una sorta di profezia che si auto avvera. Le difese immunitarie crollano, i polmoni collassano e trattengono liquidi (polmonite interstiziale). Oggi è quanto mai necessario spegnere del tutto la TV e smettere di leggere i giornali, se sì vuole conservare un briciolo di sanità mentale. Occorre assolutamente un approccio rivolto ad incentivare la salute, non a temere la malattia. Si esce, chi può, in giardino a prendere il sole, si respira aria pulita e si fa esercizio fisico. Si mangia leggero o si digiuna a intermittenza e si beve molta acqua, ci si rilassa e ci si riposa: tutto ciò aiuta il sistema immunitario. Detto questo, moriremo tutti, per il semplice fatto che siamo nati, non ci è dato sapere quando e come. Ogni giorno è il primo e l’ultimo. (Dott. Vincenzo Cesareo – Direttore Medico Spoke Cetraro/Paola A.S.P. Cosenza)

IN CONCLUSIONE DI QUESTA LUNGA DISAMINA, SI INVITA A CONSULTARE LA NOSTRA RUBRICA (DI INFORMAZIONI LEGALI, MEDICHE E PSICOLOGICHE) SPECIFICAMENTE DEDICATA AL “CORONAVIRUS”, E SI RICORDA QUESTA REALTA’ CHE NON VA SOTTOVALUTATA. ASSOLUTAMENTE.

Caro lettore abbiamo fatto, insieme, una lunga passeggiata nei meandri delle nostre emozioni più profonde. Per renderla indimenticabile e ricollegarti al piacere della Vita, concediti ancora qualche minuto, per guardare questo bellissimo filmato e renderti conto di quello che, forse, ti sei perso finora e che, se vorrai, potrai assaporare da ora in avanti. Insieme a chi Ami, veramente.

Grazie per l’attenzione

3 Replies to “Paura, Rabbia, Confusione (Stati d’animo da Coronavirus)”

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