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Prima del salto di qualità.


 

A spasso verso un futuro migliore -13

 

Caro Dottore, vorrei avere dei chiarimenti sulle cosiddette “fasi transitorie” riguardanti ciò che è inerente i bisogni psicofisici che ogni essere umano ha necessità di appagare. Innanzitutto, si tratta di periodi necessari nel percorso di maturità della persona o è possibile “saltarli”?

Cominciamo col dire che si definiscono fasi transitorie perché costituiscono una tappa di passaggio durante il corretto processo di maturazione di un essere umano, consentendogli, attraverso un meccanismo di imitazione rispetto all’ambiente contestuale, di acquisire degli schemi elaborativi e comportamentali che saranno riveduti e corretti, in termini più logici e di autonomia di pensiero, man mano che si diventa più maturi

Quindi, se ho ben capito, questo periodo dobbiamo attraversarlo tutti!

È proprio così. Secondo leggi naturali, infatti, ogni forma di sviluppo prevede un periodo di trasformazione e di “rodaggio”, al fine di consentire aggiustamenti e adattamenti. Noi non possiamo venir meno a questa regola. Inoltre, tale “caratteristica” dimostra che, sul piano psicologico, non esiste nulla di completamente innato, escluso, ovviamente, la personalità di base che rappresenta un elemento potenziale tutto da sviluppare in base alle esperienze di vita.

Un attimo che mi sfugge qualcosa…

Prego.

Ma se questo periodo di rodaggio è così importante, perché non potremmo abbreviare i tempi, chiedendo consigli a chi ne sa più di noi e fidandoci delle esperienza altrui?

E come faremmo ad essere certi che gli elementi indicatici siano aderenti ad una realtà concreta affidabile e ripetibile? Solo la verifica di ciò che impariamo, usando via via un metro sempre più logico, razionale e “autonomo”, ci garantisce il margine di errore più ridotto nella ricerca della strada più adeguata e matura: in altri termini, migliore.

In parole povere, è bene sbagliare con la propria testa?

Osserviamo come va la vita. Ci troviamo a “muoverci” in ambienti nei confronti dei quali non abbiamo avuto l’opportunità di acquisire informazioni tali da approntare le strategie più fruttuose. Non resta che osservare il comportamento altrui, studiare (quando è possibile) le soluzioni teoricamente più efficaci, verificare la validità di quanto si attua e maturare, di conseguenza, scelte e convinzioni personali, come risultanza di esperienza costruttiva. Questo è alla base dell’evoluzione umana e sociale.

Ma come mai, allora, esistono persone che vivono male e non riescono ad evolvere?

Purtroppo, siccome per pensare abbiamo bisogno di elementi fondamentali per costruire quei data base (archivi) che forniranno i dati parcellari per la costruzione delle idee, possiamo concludere che ciò che apprendiamo ci condiziona pesantemente.

E quindi?

Finiamo, irrimediabilmente, per “imparare” (accanto a ciò che di buono può “venire”) anche, abitudini negative, pregiudizi, falsi valori, nevrosi, etc.

E non possiamo liberarcene?

Si, se ci rendiamo conto della loro fallacità e incontriamo qualcuno che ci aiuti a “non prenderci in giro” da soli, attraverso discorsi che fanno leva sul velleitarismo o la predestinazione e quant’altro può interferire col processo di crescita.


Altrimenti?

Si resta limitati in schemi ripetuti per “imitazione inconsapevole”, che porteranno alla manifestazione di svariati disturbi come conseguenza di quel qualcosa che non ti fa dare il giusto peso a ciò che porti avanti.

Si può individuare un arco d’età entro il quale dovrebbero “esaurirsi” le fasi transitorie?


È difficile determinare un periodo ben delineato in cui riuscire a mettersi definitivamente alle spalle questa fase caratterizzata da una maturità insufficiente. Possiamo addirittura affermare che, dati i presupposti in cui ci ritroviamo a vivere e considerando le difficoltà globali in cui si dibatte l’ambiente che dovrebbe fungere da “guida”, è estremamente improbabile incontrare qualcuno che possa definirsi evoluto al punto tale da non individuare più, nella sua personalità, elementi condizionati da queste caratterizzazioni inespresse delle proprie capacità potenziali.

Questo, cosa comporta?

Che tutti, chi più chi meno, ci dibattiamo nelle nebbie della cosiddetta “confusione del vivere”; solo alcuni, però, si mettono alla ricerca di un faro che tracci un percorso in grado di chiarire il perché del vivere quotidiano e il senso della programmazione per il medio e il lungo periodo, in funzione di un aspetto prevalentemente logico e poco conformista: si rientra, in questo caso, nell’appagamento dei bisogni primari di cui abbiamo già parlato (autoaffermazione, autostima, etc.). Comunque, su un piano puramente teorico, con il raggiungimento della maggiore età si dovrebbe essere in grado di sapere in che direzione andare, sul piano della propria maturità globale. Ovviamente, ci vorranno molte generazioni perché ciò sa possibile.

Cosa succede se si rimane, da adulti, in questi periodi provvisori? Si può riuscire a fare una vita soddisfacente?

Nelle fasi transitorie si può “tirare a campare”, ma è evidente che non si è sviluppato ancora il meglio di se stessi.

Come si superano questi periodi transitori?

Si hanno a disposizione due possibilità, entrambe valide.

Quali sono?


La prima consiste nel mettersi alla ricerca di un ambiente più evoluto che stimoli un processo di cambiamento per emulazione inconsapevole, riuscendo ad apprezzare le ricadute positive del nuovo sistema.

E la seconda?

Ce la offre un buon percorso di psicoterapia che consente di sviluppare la capacità di valutare se stessi e verificare, alla luce della logica, il sistema di vita acquisito, avendo poi il coraggio di cambiare le idee che non risultino idonee.

Chi s’impegna per sviluppare meglio se stesso, non rischia di sentirsi un disadattato, allontanandosi dalla maturità media della società attuale?

Sganciandosi dal bisogno di cercare negli altri il conforto di un modello ideale, si diventa sufficientemente forti da non soffrire per il fatto di essere “fuori dal coro” o “dal gregge”, come preferisce. Consideri, comunque che, una persona mediamente matura, è comunque in grado di inserirsi o integrarsi in differenti contesti, riuscendo ad interfacciarsi col meglio che, questi ultimi, propongono. Inoltre, è bene considerare che l’insorgenza delle Nevrosi, dalle più semplici alle più complesse, dipende dalle qualità e dal numero di fasi transitorie che non si sono superate.

Esiste un alternativa a questo processo che, comunque, non credo che sia propriamente una “passeggiata”?

Certo! Conformarsi alle regole sociali, chiudendo gli occhi nei confronti delle possibilità che ognuno, potenzialmente ha a disposizione.

Che rischio effettivo comporta?


Posso risponderle citando il testo di una canzone di Giorgio Gaber che si intitola, guarda caso “Il conformista”. Tragga le sue conclusioni.

“Io sono, un uomo nuovo, talmente nuovo che è da tempo che non sono neanche più fascista; sono sensibile e altruista, orientalista… ed in passato sono stato un po’ sessantottista, da un po’ di tempo ambientalista. Qualche anno fa, nell’euforia, mi son sentito come un po’ tutti, socialista. Io sono, un uomo nuovo, per carità lo dico in senso letterale! Sono progressista, al tempo stesso liberista, antirazzista e sono molto buono. Sono animalista, non sono più assistenzialista, ultimamente sono un po’ controcorrente: son federalista. Il conformista è uno che di solito sta sempre dalla parte giusta. Il conformista ha tutte le risposte belle chiare dentro la sua testa; è un concentrato di opinioni, che tiene sotto il braccio due o tre quotidiani e quando ha voglia di pensare, pensa per sentito dire. Forse, da buon opportunista, si adegua senza farci caso e vive nel suo paradiso. Il conformista è un uomo a tutto tondo che si muove senza consistenza. il conformista s’allena a scivolare dentro il mare della maggioranza; è un animale assai comune che vive di parole da conversazione; di notte sogna e vengon fuori i sogni di altri sognatori; il giorno esplode la sua festa che è stare in pace con il mondo… e farsi largo galleggiando. Io sono, un uomo nuovo e con le donne ho un rapporto straordinario: sono femminista, son disponibile e ottimista, europeista, non alzo mai la voce; sono pacifista, ero marxista-leninista e dopo un po’, non so perché, mi son trovato cattocomunista. Il conformista non ha capito bene che rimbalza meglio di un pallone. Il conformista, aerostato evoluto che è gonfiato dall’informazione, è il risultato di una specie che vola sempre a bassa quota in superficie, poi sfiora il mondo con un dito e si sente realizzato. Vive e questo già gli basta e devo dire che oramai somiglia molto a tutti noi.Io sono, un uomo nuovo, talmente nuovo che si vede a prima vista: sono il nuovo conformista”.

… CONTINUA


G. M. – Medico Psicoterapeuta

 

Si ringrazia Erminia Acri per la formulazione delle domande