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Pubblicato su Lo SciacquaLingua

Spesso nello scrivere (ma anche nel parlare) adoperiamo il verbo guardare “in tutte le salse”, a scapito di una prosa forbita. Ci spieghiamo. È meglio non usare il verbo guardare quando, a seconda del contesto, c’è/ci sarebbe un verbo più appropriato.

Vediamo, dunque, qualche esempio – estrapolato da varie pubblicazioni – in cui il predetto verbo è adoperato “impropriamente”, in parentesi il verbo che fa/farebbe alla bisogna.

La signora, civettuola, non perdeva occasione per guardarsi (mirarsi) allo specchio; guarda (osserva) bene ciò che faccio ché poi dovrai sostituirmi; si copra bene, signora, con questo cattivo tempo, per guardarsi (difendersi) dai malanni di stagione; dal giardino pensile gli invitati non smettevano di guardare (ammirare) il panorama; il doganiere ci guardò (squadrò) fissamente, poi controllò i nostri bagagli; guardate (badate), qui c’è una voragine; guardate (cercate) di venire il prima possibile; dalla tua descrizione si nota, chiaramente, che non hai guardato (osservato) tutti i particolari; il bambino era in cortile a giocare e il padre lo guardava (adocchiava) in continuazione.

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