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Sbircio, dalle fessure della notte incuriosita dai fruscii di uno strano movimento. Inconsueto. Esitando, ma spinta da una forte curiosità, spalanco a lasciare entrare l’intensità luminosa che porta vitalità ed energia, quasi ad abbracciare il nuovo giorno.

A volte gli occhi del mio sentire mi trasportano in piccole dimensioni, fatte di gesti che rientrano nella normalità della quotidianità. Rimango incantata e catturata, quasi obbligata dalla stessa immagine che assume tutto lo spazio. Se escludi il contorno, freddo e squallido, riesci a provare un’intensa emozione, carica e densa di sentimenti puri che non vogliono nulla in cambio.

Pensavo…

L’attività di pensiero porta, trascinando senza scuotere; alimenta, rendendo più ricchi; accelera, i processi che elevano.

Nel buio della notte un suono stridulo rompe il silenzio che accompagna il vuoto che circonda e riempie gli ambienti. Di soprassalto mi sollevo, abbandono l’intensità dei miei sogni e vago alla ricerca di qualcosa che possa giustificare l’intrusione nella mia tranquillità. Percorro tutto intorno lo specchio della mia vita. Non so perché, ma questa notte vuole una risposta, senza più aspettare o rimandare. Anche senza le parole ed immediata.

Ancora una volta non riesco a non pensare alle mani che si intrecciano, agli sguardi che si incontrano tenendosi, senza cercarsi, ma così, nella spontaneità più assoluta che si esprime nella naturalezza dei gesti.

Nel buio più intenso della notte che cede il passo all’aurora, un primo segnale si fa strada. Passa con dolcezza attraverso la fessura della vita. Quella che non vuole chiudersi come le altre, forse perché ancora non ha vissuto abbastanza, oppure vuole farsi attraversare in altro modo.

Rifletto, su quello che gira intorno a me e dentro di me. Ma come è possibile pizzicare le corde più intonate senza aver paura di incontrare una musica sgradita e nello stesso tempo conservare un repertorio limitato? Senza nemmeno desiderarlo.

Si può voler cercare una giusta motivazione ad uno stato d’animo non costruito, che nasce senza chiedere e forse un po’ fa soffrire? Oppure lasciarlo libero e senza le costrizioni che a volte rivestono le tante parole.

Lo spiraglio…la speranza…

La stagione appena chiusa se ne và accompagnata dall’amarezza, come se non avesse vissuto abbastanza nelle serate senza fine.

Con un po’ di dispiacere mi volgo indietro e, lasciando uno sguardo su quanto è stato, procedo in avanti, inseguendo le legge di Natura.

A volte non riesco a distinguere, mi confondo sulla realtà e, liberando i pensieri senza limiti, mi ritrovo intrappolata all’interno di una gabbia fatta di emozioni che non esistono. Solo nella realtà che crea la confusione.

Sposto lo sguardo e trovo innanzi a me una paura un po’ celata, ma non troppo. Fra un singhiozzo ed un sospiro provo a tendere la mano senza urtare. Vorrei poter trasmettere un barlume di fiducia, anche se il contorno è avverso e poco lascia da sperare. Provo a liberare la fantasia, immaginando e raccontando una storia che faccia sognare anche solo per un istante. Quel che basta per passare, superare ed uscire finalmente liberi dalle tormente che quest’oggi popolano il cielo.

Lontano da casa.

Imparo finalmente a rispettare le mie paure. Non più ossessioni che si ripetono fino ad esaurirle, ma considerate come una delle parti più umane; affrontate, senza dovere necessariamente trovare una soluzione a che si volatilizzino; accettate e non per questo avvertire di aver perso una partita.

Ho sempre paura di perdere le parole che ricamano l’armonia, che si legano tenendosi per mano intonando una poesia. Cerco lo spiraglio, senza però volere che si espanda. Esprime meglio e illumina gli angoli più bui.

Mi intenerisco guardando la curiosità che non si lascia spegnere, colma di conoscenza ma non ancora satura.

Un sentimento non si deve gestire. Vivere semmai.

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