Chi non è mai stato colpito dalla c.d. catena di S. Antonio, quella famosa lettera, generalmente fotocopiata, sulla quale si invita il destinatario a farne subito un certo numero di copie da spedire ad amici e parenti, pena una serie infinita di disgrazie?
Le copie, solitamente, sono infilate anonimamente nella buca delle lettere di ignari cittadini.
Altro sistema per creare la “catena” sono, anzi erano le banconote da millelire.
Ma il fenomeno ha origine antiche. Diffuso soprattutto negli anni ’50, esso consisteva in una lettera trascritta rigorosamente a mano in ogni suo esemplare che iniziava con l’invito a recitare delle preghiere a S. Antonio (da qui il nome), poi seguiva tutta la serie di fortune e disgrazie che aveva colpito i prosecutori o chi aveva interrotto la catena. Oggi, i testi si sono laicizzati, essendo scomparsa la richiesta introduttiva. Ancora più antica è la versione che circolava durante la I guerra mondiale, sotto forma di preghiera per la pace, interpretata da ministri e funzionari di polizia come propaganda nemica da sopprimere.
Attualmente con l’avvento di Internet, esiste una versione elettronica delle catene di S. Antonio e, pertanto, le caselle di posta elettronica sono invase da tali messaggi.
La diffusione di tale fenomeno è legata alla cultura della superstizione ed a strali d’ignoranza che sopravvivono e riescono a sopraffare la ragione. Inoltre, molti di questi messaggi fanno leva sul concetto di solidarietà umana perché contengono commoventi appelli per aiutare Paesi governati da dittature e/o bambini affetti da patologie molto gravi, bisognosi di cure molto costose, a cui, per esempio, far fronte attraverso accordi con alcuni sponsor che, per ogni messaggio e-mail inviato ad un determinato indirizzo, donerebbero una certa cifra a società impegnate nella ricerca della specifica patologia. Nel 90% dei casi, queste richieste d’aiuto sono false e sono organizzate ad arte per attirare “ignavi navigatori”, onde impossessarsi dei loro indirizzi di posta elettronica e, creare così dei lunghi elenchi a cui inviare pubblicità non richiesta (spamming). Il sistema per verificare la vericidità della richiesta consiste nell’accertarsi se la stessa parte da un’associazione conosciuta o sia ospitata su di un sito noto. Inoltre, è utile verificare la presenza di un numero di telefono e di una persona fisica responsabile da contattare eventualmente per informazioni.
L’altra “faccia” delle catene di S. Antonio è rappresentata da quelle attività, purtroppo molto floride, di chi abusa della fiducia degli ingenui, che confidano in allettanti, quanto improbabili processi moltiplicatori dei capitali ‘investiti’. Si tratta di spregiudicate attività d’impresa (se così’ possono definirsi), relative a tecniche di vendita c.d. piramidalio multi level marketing, ma, in effetti consistenti nelle ben note “catene” che da S. Antonio prendono il nome. Lo scenario è quasi sempre lo stesso: i ‘truffati’ vengono invitati a partecipare ad una festa in un grande albergo della propria città, dove, nel corso della riunione viene presentata l’attività della società da parte di operatori della società stessa che, attraverso persuasive tecniche di comunicazione, li convincono a versare la quota di adesione all’associazione ( solitamente importi cospicui) ed a sottoscrivere contratti di associazione con vendita di servizi e sconti oppure contratti di procacciamento d’affari. La quota della tessera di adesione, naturalmente, presenta degli ottimi se non esclusivi vantaggi: usufruire di sconti per vacanze ed acquisti di pacchetti viaggio a prezzi vantaggiosi, il tutto compensato dai guadagni ricavabili dall’attività di procacciamento di analoghi contratti sulla basi di elevate percentuali. Non mancano persone, specie giovani ed in cerca di un lavoro, abbagliate dalla prospettiva dell’inserimento in un’organizzazione piramidale, avente alla base i silver members, che divengono golden members nel momento in cui riescono ad effettuare due vendite di tessere associative, per diventare successivamente platinum members qualora i primi due affiliati effettuino, a loro volta, due vendite ciascuno. Si tratta di truffe certe, in cui solo i promotori dell’iniziativa guadagneranno. Una, tra le tante “spie” da considerare, è che la fruizione di sconti, servizi e vantaggi offerti ai contraenti è generica, infatti, nei contratti non è specificato il tipo di servizi, o vantaggi, né la percentuale degli sconti, le località convenzionate, gli alberghi, le compagnie aeree, i tour operator e gli esercizi che dovrebbero praticare le tariffe convenzionate che, peraltro, non sono espresse.
Giova ricordare che molte di queste società, in persona dei loro amministratori e rappresentanti legali, sono state condannate per truffa aggravata ed associazione per delinquere, ma molto sono rimaste impunite.
Un’efficace politica di tutela dei consumatori si esprime essenzialmente nella conoscenza di simili realtà e, poi, nel controllo del flusso delle informazioni nella fase precontrattuale.
Iscritta all’Albo degli Avvocati del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Cosenza, Patrocinante in Cassazione, esercita la professione di avvocato in materia di diritto civile, in particolare diritto di famiglia, del lavoro e della previdenza, diritto dei consumi, recupero crediti. Dal 1995 è Giurista d’Impresa. Dal 2006 al 2012, presso varie emittenti radiofoniche e televisive locali, ha partecipato come ospite fissa in trasmissioni di informazione giuridica. Dal 2015 si dedica alla tutela degli animali, rappresentando cittadini privati e associazioni animaliste sia in processi civili che, come parti civili, nei processi penali (Abilitazione all’esercizio della professione di avvocato conseguita in data 29/06/1998). Iscritta all’Albo dei Giornalisti- Elenco pubblicisti dal 26/10/2002.