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Dal presidente del Movimento Consumatori di Catanzaro, una “denuncia propositiva” che punta il dito su quell’ampio settore di disfunzioni legato alla dinamica incontrollata della spesa pubblica, che ha livellato al ribasso la qualità e ridotto i benefici dell’utenza.


L’andamento della finanza pubblica negli ultimi decenni ha dato luogo ad estese disfunzioni dello stato nel suo ambito di intervento, nella gestione delle disfunzioni del mercato e nell’attuazione di politiche distributive.

Il nodo centrale da sciogliere, nonostante continuino a spirare in entrambi gli schieramenti politici venti di riformismo, è la spesa sanitaria. Il mezzo indispensabile per accrescerne la qualità e la quantità dei servizi al settore è la responsabilizzazione delle Regioni, a cui è stato affidato il compito di definire i livelli di prestazione e di provvedere al loro finanziamento. Le Regioni però, non tutte hanno intrapreso opere di pianificazione e programmazione in tal senso. Lo Stato che rinuncia a centralizzare l’intervento nella spesa sanitaria deve avere come contropartita un sistema fiscale effciente.

Le Regioni hanno l’opportunità di agire nel senso di una distribuzione e un utilizzo efficiente delle risorse disponibili per la riorganizzazione della rete sanitaria con la dislocazione funzionale dei presidi esistenti sul territorio, l’introduzione di aree di concorrenza tra fornitori ed utenti, un controllo sulla responsabilità dei medici (generici e specialisti), una migliore rete informativa tra cittadini e sanità, una regolamentazione dei farmaci (prezzi-generci), una più pregnante attività di assistenza alle fasce
più deboli.

Oggi la quota pro-capite del Fondo Sanitario Nazionale è stabilita in base a parametri dell’anno precedente: in realtà tale quota dovrebbe proporzionarsi alla spesa effettiva.
Fondamentale è il controllo dell’attività del medico di famiglia: dalle sue decisioni dipende la spesa farmaceutica, il ricorso allo specialista, il ricovero, e l’assistenza dei pazienti dimessi dagli ospedali.
Quindi è necessario monitorare l’attività del medico di famiglia nella prescrizione dei farmaci e di rinvio alle strutture di analisi e trattamento sulla base di un confronto fra colleghi.

E’ bene quindi incentivare gli studi “associati”.

Spesso si riversano su ospedali richieste di prestazioni che si potrebbero effettuare a domicilio: perchè non trasformare i piccoli ospedali che dovrebbero chiudere in day-ospital o strutture riabilitative?
L’inefficienza degli ospedali dipende dalla scarsità di risorse per gli investimenti in edifici e attrezzature, dalla insufficienza dei Piani Sanitari regionali (o dalla loro scarsa applicazione), dalla rigidità del contratto di lavoro dei dipendenti incompatibili con l’autonomia delle aziende ASL. Sarebbe opportuno, visto il vincolo del bilancio, cooperare in consorzio con i privati: non privatizzare, ma ridurre gli sprechi e le duplicazioni.

E’ da evitare la restituzione ai cittadini delle quote dei contributi versati per stipulare polizze con le assicurazioni private, detraibili fiscalmente, perchè ciò escluderebbe le categorie dei poveri.

Il concetto è quello di incentivare la concorrenza e la competizione fra le aziende sanitarie con lo sfruttamento pieno delle strutture esistenti, la riorganizzazione dell’attività dei dipartimenti gestiti responsabilmente dai sanitari sulla base di bilanci preventivamente approvati, di far provvedere alle aziende ospedaliere all’assunzione e gestione del personale, far procedere agli acquisti di risorse senza incorrere in vincoli eccessivi, almeno adottando prezzi standard.

Anche l’interfaccia tra associazioni di medici e sindacati deve essere credibile per impedire pratiche corporative.

L’obiettivo è migliorare il pianeta Sanità.

Gianluca Ionà – MC Catanzaro