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Dibattito accademico sul lavoro in piedi.


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Certo, in un’epoca dove si ha la percezione di perdere molte delle opportunità lavorative che si meriterebbe di ottenere, una ricerca del genere, appare alquanto bizzarra ma sembra che il motto d’oltreoceano sia diventato “Via la sedia per guadagnarci in salute e negli affari”.


Lavorare in piedi: è questa la formula proposta da uno studio della Mayo Clinic di Rochester condotto su 123mila adulti per 14 anni, e pubblicato sull’American Journal of Epidemiology.

Secondo i risultati, oltre a favorire la concentrazione e a evitare la sonnolenza, la posizione eretta aiuterebbe a combattere il diabete e le malattie cardiache e, inoltre, ridurrebbe i casi di obesità: chi rinuncia alla sedia può infatti perdere fino a dieci chili in un anno. Ma non è tutto: è stato notato che la mortalità sale del 18% fra coloro che stanno seduti più di sei ore rispetto a chi sta seduto meno di tre.


“Star seduti fa male come fumare!”, sostiene con risolutezza l’endocrinologo James Levine.

Ma le sue posizioni non trovano consenso unanime in ambito academico. Alan Hedge, docente di ergonomia alla Cornell University, per esempio, pensa che passare troppo tempo in piedi comporti piuttosto conseguenze altrettanto cattive per la salute.

Effettivamente, gli stessi fautori del lavoro in piedi riconoscono che c’è ancora molto da studiare per stabilire quale sia la giusta percentuale di ore da passare seduti o eretti. Ma vari esperimenti sembrano indicare che l’andamento sia destinato a crescere.

Oltreoceano sono già molte le iniziative che hanno promosso il “lavoro in piedi”, apparentemente, con eccellenti risultati. In una delle aziende americane che producono mobili ergonomici hanno condotto l’esperimento “30-30”, cioè stare in piedi il trenta per cento del tempo per trenta giorni, e alla fine i lavoratori si sono detti entusiasti e hanno chiesto di continuare a seguire lo stesso regime.

In altre note aziende, come Aol e Pixar, un buon dieci per cento degli impiegati ha già scelto tavoli rialzati e lavoro in piedi. E intanto, le fabbriche che producono scrivanie “alzabili” hanno visto quest’anno i loro ordini aumentare tre volte.

 

Fonte

  • www.edott.it

 

 


Giorgio Marchese – Medico Psicoterapeuta