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Italia sotto accusa


Non bastava che il commissario europeo agli Affari economici, Joaquim Almunia, bocciasse il piano del presidente del Consiglio italiano sul “patto di stabilità” e che il presidente della Repubblica sottolineasse che “il risanamento dei conti pubblici è pregiudiziale per il rilancio dell’economia non solo per mantenere gli impegni europei, ma anche per meritare la fiducia dei mercati finanziari “. Un’altra tegola è caduta sulla testa degli italiani: il Comitato dell’ONU per i diritti economici, sociali e culturali ha stilato il Rapporto 2004.

Al vaglio dei diciotto esperti indipendenti delle Nazioni Unite sono stati sottoposti questa volta – il Comitato si riunisce ogni cinque anni – Azerbaijan, Cile, Danimarca, Italia e Malta.

Il bilancio italiano si è rivelato un disastro: otto elogi e sedici riprensioni. A determinare il parere sfavorevole hanno concorso il persistere del lavoro nero; le disparità salariali; gli squilibri geografici. Preso atto della mancanza di una politica economica nazionale capace di ridurre il divario tra il nord e il sud della Penisola, il “Patto per lo sviluppo della Campania” è stato firmato, lo scorso 23 dicembre, da Regione, Confindustria, Cgil, Cisl, Uil, Agci, Anci, Casartigiani, Cia, Cida, Claai, Cna, Coldiretti, Confagricoltura, Confapi, Confartigianato, Confcommercio, Confcooperative, Confesercenti, Forum Terzo Settore, Legacoop, Legambiente, Ugl e Unci.

Intenzionati a migliorare il degradato contesto del quartiere napoletano di Scampìa, trentasette imprenditori del Gruppo Piccola Industria si sono detti pronti a trasferirvi le proprie attività. Contemporaneamente, si è registrata l’esorbitante richiesta – 34mila le domande nella sola città di Napoli – di assegnazione del “reddito di cittadinanza”, il sussidio offerto dalla Regione Campania ai nuclei familiari che percepiscono un reddito inferiore a 5mila Euro.

Altri punti a sfavore nel Rapporto Onu: la privatizzazione degli alloggi e l’aumento vertiginoso dei prezzi per affitti; la violenza domestica; la penuria di servizi destinati alle madri lavoratrici e l’insufficiente assistenza (domiciliare e non) ad anziani, disabili, malati cronici. Nell’ambito delle relazioni con le culture “altre”, invece, hanno destato preoccupazione l’esigua percentuale del Pil destinata agli aiuti allo sviluppo, il razzismo, il fragile contesto socio-economico della comunità Rom e il vuoto legislativo relativo ai richiedenti asilo. Molte obiezioni sono state sollevate in merito alla legge Bossi-Fini sull’immigrazione, rea di aver introdotto un legame imprescindibile tra contratto di lavoro e permesso di soggiorno che contrasta con il “Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali” ratificato dall’Italia nel 1977.

Per concludere, risultano inconcepibili l’impossibilità di ricorrere legalmente contro la violazione di alcuni diritti umani e l’assenza di una istituzione indipendente preposta alla tutela degli stessi.

di Manuela Fragale