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La risposta a “Chi ben comincia è a metà dell’opera”. Tutta da gustare!


Un grazie di cuore, a chi, ancora una volta, ha saputo stimolare la mia mente ed offrirmi degli spunti per delle riflessioni, che, qui di seguito propongo sull’argomento studio, vero tormentone per tutti gli studenti di ogni epoca e luogo.

Questo scritto è sgorgato all’indomani del sapiente articolo sullo studio da parte di uno studente di allora e di oggi, perché, l’autore di “Chi ben comincia è a metà dell’opera….”, per chi non lo sapesse, pur avendo già da tempo conseguito laurea e specializzazione, ancora studia per nuovi traguardi, in barba a chi, invece, si sente arrivato e, aggiungo finito, dopo una laurea, non considerando che la mente, al pari di ogni altra parte del corpo, va usata altrimenti si atrofizza (basti pensare ad un muscolo o ad un organo per tanto tempo inattivo). D’altronde, esempi di esseri umani ancora molto attivi, nonostante l’avanzare degli anni sono sotto gli occhi di tutti. Chi non conosce Rita Levi Montalcini, così elegante nella sua figura e così vitale nella sua voglia ancora di ricercare, nonostante i notevoli risultati già raggiunti, e Renato Dulbecco, che molti di noi hanno apprezzato per la sua voglia di vivere e di sperimentare qualcosa di insolito, per lui di professione scienziato, in occasione della sua partecipazione alla conduzione dell’edizione di Sanremo di qualche anno fa, mentre in America lo attendevano per continuare le ricerche. Senza dimenticarci, per citarne un altro, lo scienziato inglese, Stephen Hawking, che, pur immobile su una sedia a rotelle, ha contribuito con i suoi studi, all’avanzamento delle conoscenze sull’universo, sulla materia e sui suoi componenti.

Ma lo scopo di queste considerazioni non è compilare l’elenco di tutti i più grandi pensatori e scienziati. L’intento è quello di mettere in evidenza come costoro hanno contribuito allo sviluppo della società, proponendo, attraverso i loro studi, le tante ore trascorse sui libri e per alcuni, nei laboratori di ricerca, nuove idee e nuovi dati su cui riflettere, fornendo, spesso, i mezzi per migliorare la qualità e, di conseguenza allungare la vita.

Per fare un esempio che può sembrare banale, basta riflettere su un comune elettrodomestico, usato magari ogni giorno, nelle case, sofisticato ed efficiente tecnologicamente, capace di facilitare le incombenze quotidiane. Dietro quel gioiello tecnologico ci sono tante ore di studio e di esperimenti, da parte di ingegneri, tecnici, specialisti, per offrire un buon prodotto. Oppure, per entrare in un altro campo, quello dell’Università, dietro le lezioni del professore di una determinata disciplina, c’è lo stesso tanto studio, allenamento, impiego di energie per arrivare a quel risultato. Insomma è vero l’assunto che: ” in ogni essere umano si cela un genio” (tratto dall’articolo sullo studio citato sopra).

Ciò da cui si deve partire è la conoscenza delle strutture mentali, poi come fare per svilupparle ed infine imparare a saperle utilizzare. Tale potenziale, quindi, costituisce il bagaglio necessario per la propria realizzazione e, per il raggiungimento di traguardi inimmaginabili. La conoscenza è fondamentale. Infatti, se non conosciamo come siamo strutturati, non possiamo sviluppare ciò che abbiamo. Soltanto in questo modo, è realistico prefiggerci qualsiasi meta, ma ciò dipende anche dalla motivazione e dall’impegno per prepararci, per diventare competenti in ciò che vogliamo realizzare.

Bisogna, quindi, cambiare l’approccio relativamente allo studio, capendo che è necessario, prima di ogni cosa, trovare la motivazione all’interno di se stessi. Cioè capire perché si studia ed eventualmente rivedere le motivazioni del passato rispetto a ciò.

Innanzitutto è utile non considerare e vivere lo studio: 1) come l’adempimento di un dovere, come un obbligo a cui sottostare; 2) come il modo per far contenti e rendere soddisfatti persone a cui si è legati affettivamente, o di cui sentiamo di doverci conquistare la benevolenza, tipo genitori o altre persone. A tal proposito occorre ricordare che chi ci vuol bene, lo fa indipendentemente da qualsiasi cosa. Nel caso dei genitori, per il semplice fatto che ci hanno fatto nascere. L’affetto non è una mercanzia; 3) come paura dei professori e timore del giudizio degli altri. Lo studio non può essere finalizzato alla paura del voto e del risultato finale, promozione o bocciatura, né può dipendere dalla valutazione eventualmente negativa di altri. Lo studio non è strumentale a qualcosa o a qualcuno al di fuori di ognuno di noi, ed inoltre, nessuno all’esterno può valutarci, chi siamo e quanto valiamo lo sappiamo solo noi.

Rompiamo, quindi, le barriere dei soliti modi di pensare, delle abitudini stagnanti e non neghiamo a noi stessi la possibilità di continuare a sviluppare, di migliorare, possiamo così facendo, creare le basi del nuovo sapere, attivo, consapevole, gratificante, divertente. Se, infatti, attraverso lo studio riusciremo a sentirci migliori, non vivremo più lo studio come un peso, ma, anzi, troveremo in esso il naturale sbocco, per dare un senso concreto e sempre attuale alla vita ed, inoltre daremo a noi stessi l’opportunità di utilizzare tutte le possibilità che, la nostra mente, pianeta ancora in gran parte inesplorato, può offrirci.

Maria Cipparrone.