Pubblicato su Lo SciacquaLingua
Prima di occuparci delle due locuzioni – tra l’altro conosciutissime – e considerato il fatto che la lingua non ha “compartimenti stagni” ci preme spendere due parole, sotto il profilo grammaticale, sull’… orecchia, che con il maschile orecchio (e i rispettivi plurali) si equivalgono; il maschile, però, è piú comune, mentre la forma femminile si adopera in particolari espressioni figurate come, per esempio, “avere le orecchie d’asino” o nel significato di “piegatura” degli angoli della pagina di un libro o di un quaderno.
Orecchio e orecchi, quindi, nel significato proprio, cioè come organi dell’udito; orecchia e orecchie, invece, nei significati figurati. E veniamo ai due modi di dire di cui il primo, per la “regola” suddetta – a nostro modesto avviso – è “fare orecchi…”, non “orecchie”, come si sente dire comunemente.
L’espressione, dunque, trae origine dall’abitudine dei mercanti di far finta di non udire le lamentele dei clienti o di sentire solo ciò che fa loro comodo, “incolpando” la confusione della piazza del mercato.
Riportiamo, in proposito, una curiosa storiella narrata da Dino Provenzal: Un turco, qualche secolo fa, andò a comperare una stoffa a Costantinopoli e domandò il prezzo. “Ma quanta ne volete?”- domandò il mercante – “Oh, tanta quanta è la distanza dal mio orecchio sinistro al mio orecchio destro”. “Allora basterà una piastra” (una moneta turca, ndr). “Benissimo”. Il turco si tolse il turbante che gli avvolgeva il capo e disse: “Il mio orecchio sinistro, come vedete è qui: il destro è inchiodato sul banco di un negozio di Bagdad”.
Non sappiamo se rimase buggerato il turco o il negoziante che probabilmente non era a conoscenza della barbara usanza: gli avventori che venivano sorpresi a rubare erano puniti con il taglio di un orecchio che veniva inchiodato sul bancone… a “futura memoria”.
Quanto alla seconda locuzione, “a prezzi stracciati”, cioè bassissimi, deriva, con molta probabilità, dal fatto che i “piazzisti”, vale a dire i mercanti ambulanti, sono soliti stracciare i prezzi davanti agli avventori, al fine di convincerli che i nuovi prezzi proposti sono effettivamente piú bassi di quelli appena “stracciati”.
A cura di Fausto Raso
Giornalista pubblicista, laureato in “Scienze della comunicazione” e specializzato in “Editoria e giornalismo” L’argomento della tesi è stato: “Problemi e dubbi grammaticali in testi del giornalismo multimediale contemporaneo”). Titolare della rubrica di lingua del “Giornale d’Italia” dal 1990 al 2002. Collabora con varie testate tra cui il periodico romano “Città mese” di cui è anche garante del lettore. Ha scritto, con Carlo Picozza, giornalista di “Repubblica”, il libro “Errori e Orrori. Per non essere piantati in Nasso dall’italiano”, con la presentazione di Lorenzo Del Boca, già presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, con la prefazione di Curzio Maltese, editorialista di “Repubblica” e con le illustrazioni di Massimo Bucchi, vignettista di “Repubblica”. Editore Gangemi – Roma.