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Pubblicato su Lo SciacquaLingua

Ancora un sostantivo sul cui plurale i vocabolaristi si accapigliano: prestanome.

I vocabolari consultati sono, infatti, in “cordiale disaccordo” e non sono di aiuto.

I prestanome o i prestanomi, dunque?

Per alcuni dizionari il sostantivo in oggetto è invariabile (De Mauro, Devoto-Oli, Garzanti, Treccani, Sabatini Coletti); per il Gabrielli e per il vocabolario Olivetti si pluralizza normalmente; il Palazzi non specifica, quindi prende la regolare desinenza del plurale; lo Zingarelli e il DOP, Dizionario di Ortografia e di Pronunzia, infine, “salomoneggiano” (invariato o plurale).

Chi consulta i vocabolari resta, dunque, completamente “spiazzato”: quale “scuola di pensiero” seguire?

La risposta è quella “canonica”: rispettare tassativamente la “legge grammaticale” pluralizzando il sostantivo.

La norma stabilisce ─ come scritto altre volte ─ che i nomi composti di una voce verbale (prestare) e un sostantivo maschile singolare (nome) si pluralizzano regolarmente.

Scriveremo (e diremo): Arturo è il prestanome di Giacomo; Sebastiano e Domenico sono i prestanomi dei fratelli Bamboccioni.

Il sostantivo in oggetto resterà invariato nel plurale solo se riferito a un femminile: Giovanna è la prestanome; Sofia e Vittoria sono le prestanome.

La forma plurale prestanomi, corretta “a tutti gli effetti di legge grammaticale”, si trova in numerose pubblicazioni.

A cura di Fausto Raso

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