Pubblicato su Lo SciacquaLingua
Se non cadiamo in errore, tutti i vocabolari consultati – tranne il Palazzi, il Gabrielli, l’Olivetti e il GDU – hanno relegato nella ‘soffitta della lingua’ il verbo denominale salamistrare.
A nostro modo di vedere, invece, dovrebbe riavere il posto che merita in tutti i dizionari essendo voce ‘aulica’ con il significato di “fare il saputello, il presuntuoso, il saccente” (e simili): Giovanni, per favore, quando parli con me non salamistrare.
Leggiamo dal Tommaseo-Bellini: “V. n. ass. Fare il saccente. Buon. Fier. 1. 2. 2. (C) Oh quanti uomini ho io veduti, Or maestri, or censori, or consiglieri, Salamistrar negli esercizii altrui. E 4. 5. 16. Questa donna mi pare una di quelle Donne saccenti, che noi troviam spesso Per queste e quelle case Far delle medichesse, E delle faccendiere, Salamistrando, e che s’odon dir cose Da far muovere a riso i piè del letto”.
Quanto all’etimologia, come dicevamo, è un verbo denominale derivato dal sostantivo salamistro, formato dall’incrocio di Salomone con salmo (salmista).
A cura di Fausto Raso
Giornalista pubblicista, laureato in “Scienze della comunicazione” e specializzato in “Editoria e giornalismo” L’argomento della tesi è stato: “Problemi e dubbi grammaticali in testi del giornalismo multimediale contemporaneo”). Titolare della rubrica di lingua del “Giornale d’Italia” dal 1990 al 2002. Collabora con varie testate tra cui il periodico romano “Città mese” di cui è anche garante del lettore. Ha scritto, con Carlo Picozza, giornalista di “Repubblica”, il libro “Errori e Orrori. Per non essere piantati in Nasso dall’italiano”, con la presentazione di Lorenzo Del Boca, già presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, con la prefazione di Curzio Maltese, editorialista di “Repubblica” e con le illustrazioni di Massimo Bucchi, vignettista di “Repubblica”. Editore Gangemi – Roma.