Pubblicato su Lo SciacquaLingua
Se in futuro la Chiesa cattolica ammetterà nei suoi “ruoli” il così detto gentil sesso per i linguisti e i lessicografi si porrà il problema della femminilizzazione delle varie funzioni, finora riservate agli uomini. Sicuramente il suffisso “-essa” la farà da padrone: prete/pretessa; presbitero/presbiteressa; parroco/parrochessa; vescovo/vescovessa ecc.
Per chi scrive, invece, il problema non si presenterà (non si dovrebbe presentare) se si seguiranno le norme sulla formazione del femminile. I sostantivi maschili in “-o” nella forma femminile mutano la desinenza “-o” in “-a” (sarto/sarta; cuoco/cuoca); i sostantivi maschili in “-e” (attenzione non in “-iere”, tipo consigliere) nel femminile restano invariati (cambia solo l’articolo): il preside/la preside.
Seguendo questa legge grammaticale, avremo, correttamente: il prete/la prete; il parroco/la parroca; il presbitero/la presbitera; il vescovo/la vescova; il prevosto/la prevosta. E sempre secondo questa regola una donna nominata cardinale sarà una… cardinale.
Parroca, vescova ecc. “suonano” male?
Basta farci l’orecchio.
Linguisti “d’assalto” siamo pronti…
A cura di Fausto Raso
Giornalista pubblicista, laureato in “Scienze della comunicazione” e specializzato in “Editoria e giornalismo” L’argomento della tesi è stato: “Problemi e dubbi grammaticali in testi del giornalismo multimediale contemporaneo”). Titolare della rubrica di lingua del “Giornale d’Italia” dal 1990 al 2002. Collabora con varie testate tra cui il periodico romano “Città mese” di cui è anche garante del lettore. Ha scritto, con Carlo Picozza, giornalista di “Repubblica”, il libro “Errori e Orrori. Per non essere piantati in Nasso dall’italiano”, con la presentazione di Lorenzo Del Boca, già presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, con la prefazione di Curzio Maltese, editorialista di “Repubblica” e con le illustrazioni di Massimo Bucchi, vignettista di “Repubblica”. Editore Gangemi – Roma.