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Pubblicato su Lo SciacquaLingua

Se in futuro la Chiesa cattolica ammetterà nei suoi “ruoli” il così detto gentil sesso per i linguisti e i lessicografi si porrà il problema  della femminilizzazione delle varie funzioni, finora riservate agli uomini. Sicuramente il suffisso “-essa” la farà da padrone: prete/pretessa; presbitero/presbiteressa; parroco/parrochessa; vescovo/vescovessa ecc.

Per chi scrive, invece, il problema non si presenterà (non si dovrebbe presentare) se si seguiranno le norme sulla formazione del femminile. I sostantivi maschili in “-o” nella forma femminile mutano la desinenza “-o” in “-a” (sarto/sarta; cuoco/cuoca); i sostantivi maschili in “-e” (attenzione non in “-iere”, tipo consigliere) nel femminile restano invariati (cambia solo l’articolo): il preside/la preside.

Seguendo questa legge grammaticale, avremo, correttamente: il prete/la prete; il parroco/la parroca; il presbitero/la presbitera; il vescovo/la vescova; il prevosto/la prevosta. E sempre secondo questa regola una donna nominata cardinale sarà una… cardinale.

Parroca, vescova ecc. “suonano” male?

Basta farci l’orecchio.

Linguisti “d’assalto” siamo pronti…

A cura di Fausto Raso

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