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La “collana” sull’Amore che vi proponiamo, prende origine dall’Opera Omnia “Il sofferto bisogno di amare” e si offre come spunto per le brevi riflessioni video del canale YouTube “infinito presente”. Nessuna velleità di apparire come una guida per vivere meglio ma, soltanto, un’occasione per provare a ritrovare la via, incisa in ognuno di noi, che ci ha permesso di sorridere ogni volta che abbiamo incrociato gli occhi di chi ci ha amato veramente.

In questo trentesimo incontro “Attendiamo insieme”

LA STORIA DEL SOLDATO E DELLA PRINCIPESSA

(dal Film “Nuovo Cinema Paradiso”)

“Ti voglio fare contento, Totò, ora ti racconto una storia… sediamoci un attimo. Una volta un Re fece una festa… e c’erano le principesse più belle del regno. Un soldato di guardia, vide passare la figlia del Re: era la più bella di tutte e se ne innamorò subito! Ma che poteva un povero soldato, a paragone con la figlia del Re? Finalmente un giorno riuscì ad incontrarla e, vinta la titubanza, le disse che non poteva più vivere senza di lei. La principessa restò così impressionata di questo sentimento che rispose in maniera inaspettata!””

E cioè?”

“Se saprai aspettare cento giorni e cento notti sotto il mio balcone, alla fine io sarò tua!”

“E il soldato che fece?”

“Subito si posizionò sotto il balcone e aspettò un giorno… e poi dieci… e poi venti… E ogni sera, la principessa controllava dalla finestra ma, lui non si muoveva. Mai! Con la pioggia, con il vento, con la neve, lui era sempre là… anche se le api se lo mangiavano vivo! Dopo novanta notti, era diventato l’ombra di sé stesso e gli scendevano le lacrime dagli occhi… e non poteva trattenerle, ché non aveva la forza nemmeno per dormire. Sempre sotto lo sguardo vigile della principessa. Arrivati alla novantanovesima notte, il soldato si alzò, si prese la sedia… e andò via!”

“Ma come? Proprio alla fine?”

“SI! E non domandarmi il perché. Prova a scoprirlo da solo!”

“Te la ricordi la storia del soldato e della principessa?”

“Si, Totò!”

” Ora ho capito perché il soldato andò via proprio alla fine. Si, sarebbe bastata solo un’altra notte e la principessa sarebbe stata sua… ma lei avrebbe potuto anche non mantenere la sua promessa. E sarebbe stato terribile. Sarebbe morto dal dolore! Così, invece, almeno per novantanove notti era vissuto nell’illusione che lei era stata là ad aspettarlo, dimostrando a se stesso di essere capace dell’impresa!

Su cosa si basa, in generale, la vita di una persona?

Vediamo un po’… dipende! Si, infatti molti di noi seguono il corso di un fiume la cui sorgente si trova lì, dove stanno gli “imprinting” (le esperienze, i ricordi, le convinzioni, il proprio modo di essere).

Io, ad esempio, come ho detto ad alcuni amici, diversi anni fa (e l’ho pure scritto in un articolo datato), spesso ardo nell’apparente contraddizione di voler essere, al tempo stesso, bambino (per continuare a credere nei sogni e nelle aspirazioni), canuto (per contare sulla necessaria saggezza), donna (per la voglia di migliorare e vincere la diffidenza di un mondo di sopraffazione), uomo (per le responsabilità che ne conseguono), padre (per trasmettere un po’ di me, all’infinito), madre (per contribuire a generare persone migliori), figlio (per il bisogno di imparare), figlia (per annullare quel fisiologico “attrito” che gli esperti chiamano Complesso di Edipo), etc.

Ovviamente questo non nasce da una questione di confusione di ruoli o di identità sessuale ma, semmai, dal bisogno di rendersi conto che, per andare d’accordo con l’altro, bisogna essere in pace, anzitutto, con sé stessi e dirigersi verso l’appagamento di una vita equilibrata nelle aspirazioni, nei programmi e nelle realizzazioni.

“Dove gli occhi vanno volentieri, anche il cuore va, né il piede tarda a seguirli” (Carlo Dossi).

Ma è poi vero che, se ci si ama, ognuno capisce e accetta il mondo di chi gli cammina accanto? Abbiamo mai provato a conciliare due opposte condizioni di derivazione e di appartenenza?

Nessuno di noi ha il potere di cambiare qualcosa negli altri. È la mente di ciascuno che, alleggerita dalla paura di svilirsi, scopre la via maestra della vita.

Friedrich Nietzsche ha detto che ogni abitudine rende la nostra mano più ingegnosa e meno agile il nostro ingegno.

Ecco perché probabilmente ho sempre temuto la routine dei sentimenti e il cliché di tanti copioni scritti dalla consuetudine dei gesti degli altri…interpretazioni che sbiadiscono i capelli così come la polvere invecchia la nostra casa, se ogni giorno non dedichiamo noi stessi affinché continui a rispecchiare la nostra giovinezza.

Forse per un problema di lutti mai completamente elaborati, ho un certo fastidio all’idea di dovermi sentir dire che, non c’è più molto da dire!

E, nel mio lavoro di analista, i momenti di maggior dolore, li ascolto nella lucida nostalgia di chi declina il proprio rimpianto…

“Quanto tempo è trascorso dai nostri sussurri su quello che ci piaceva di più, delle nostre debolezze? Il lavoro, le responsabilità, il quotidiano e il futuro prossimo venturo. Non sarebbe stato un problema, l’età. Niente rumori di sottofondo. Provo ad abbandonarmi… mi accarezzo le labbra e, quasi per magia, torno a perdermi nei tuoi capelli…”

“Belli capelli, capelli neri, che t’ho aspettata tutta notte e tu chissà dov’eri; capelli lunghi che arrivavano fino al mare; belli capelli che nessuno li può tagliare. Capelli lunghi come autostrade, la mattina sopra il tuo cuscino”. (Francesco de Gregori)

“Avrei voluto starti accanto anche quando, bianchi, si sarebbero fermati a una fontana a pettinare gli anni”. 

“Belli capelli… che stanotte è notte… ma verrà mattino”.

E, allora, alleggeriti dal peso degli anni, sotto le storie riportate in ogni ruga, torneremo bambini, a sorriderci ancora.

Perchè la coerenza che dobbiamo alla nostra persona ,ci autorizza a promettere: “Anche se la pioggia e il sole cambiano la faccia alle persone tu ricorda… dovunque sei, se mi cercherai, sempre e per sempre, dalla stessa parte mi troverai” (F, de Gregori)

AMORE (DEFINIZIONE CONCLUSIVA)

Alla luce di questa lunga passeggiata (durata, fin qua, ben 29 puntate con una chiacchierata di oltre 6 ore complessive) potremmo tranquillamente incontrarci sulla definizione complessiva e conclusiva su cui, credo ci troveremo d’accordo:

Intenso sentimento basato su una multifattorialità di elementi (affetto, rispetto, stima, complicità, curiosità, amicizia, erotismo, intimità, solidarietà, protezione, comprensione, accettazione, “freschezza”, etc.), i quali producono un’attrazione crescente e irreversibile, fra due persone che, quando ne sono capaci e disponibili, tendono a diventare, via via, sempre più mature.

Abbiamo iniziato questa lunga passeggiata sull’amore, soffermandoci sulle paure di abbandono che ci accompagnano fina dalla più tenera età

Sembra giusto, a questo punto, assaporare il delicato piacere nello stare accanto a chi ci ama ancora ma non riesce più a riconoscerci

ATTENDIAMO INSIEME…

 Buongiorno, signor Antonio .

– Buongiorno.

– Cosa fa lì fermo? Sentirà freddo.

– Sto aspettando mia figlia. E’ andata a comprare qualcosa un po’ di tempo fa, ma sembra che sia in ritardo (ha aggiunto il vecchietto, guardando il suo orologio).

-Non si preoccupi, sono sicura che non ci vorrà molto. Vi dispiace se vi faccio compagnia?

– Grazie, non vi preoccupate. Sono sicuro che avete cose migliori da fare che far compagnia ad un vecchio come me. Qualche ragazzo fortunato vi starà aspettando…

– Non è un disturbo, ve lo assicuro.

Ci sedemmo su questa panca e aspettammo…

E così, come ogni mattina, siedo accanto al mio vecchio padre, aspettando una figlia che non è mai stata così vicina….

Perché, l’Amore, è roba per chi ha capito il significato della frase “prendersi cura”

Questo video riassume, semplificandoli, i contenuti finora espressi, offerti con una delicata base musicale. Buona “degustazione”

Grazie, per avermi fatto compagnia in questo “sacro” cammino insieme. Arrivederci, comunque, sulla via de “Le Ragioni del Cuore”

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