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La “collana” sull’Amore che vi proponiamo, prende origine dall’Opera Omnia “Il sofferto bisogno di amare” e si offre come spunto per le brevi riflessioni video del canale YouTube “infinito presente”. Nessuna velleità di apparire come una guida per vivere meglio ma, soltanto, un’occasione per provare a ritrovare la via, incisa in ognuno di noi, che ci ha permesso di sorridere ogni volta che abbiamo incrociato gli occhi di chi ci ha amato veramente.

In questo ventunesimo incontro: “Assaggi di masochismo, sadismo e narcisismo maligno”

La gente pensa che l’intimità sia sesso. Ma l’intimità è la verità. Quando ti rendi conto che puoi dire a qualcuno la tua verità, quando puoi mostrarti così come sei a qualcuno e la sua risposta è: Sei al sicuro con me”… questa è intimità. (Taylor Jenkins Reid)

Cari Lettori, ringraziandovi, come sempre, per gli interessanti spunti di riflessione che continuate ad inviarmi dopo esservi confrontati con le puntate de “le ragioni del cuore”, questa settimana vorrei utilizzarne uno, in particolare, per affrontare un argomento tanto delicato quanto complesso…

“È normale sentire, a volte, il bisogno di fare del male a chi amiamo o di volerci sottomettere a lui?”

Il quesito posto, ci apre le porte di un mondo articolato, frastagliato e controverso, che in un ceto qual modo ci riguarda più di quanto non immaginiamo e che orbita intorno ai pianeti di masochismo e sadismo.

Il termine “masochista” è stato coniato dalla psichiatria tedesca, ispirandosi al Barone Leopold von Sacher-Masoch, giornalista e scrittore Austriaco e autore del famoso libro “Venere in pelliccia”, del 1870.

Il masochista ci appare come lo speculare del sadico: tanto questo, gode nell’infliggere dolore e umiliazione, tanto quello si compiace di subirne.

A proposito di sadismo…

Il termine deriva dal Marchese de Sade (al secolo, Donatien Alphonse de Sade, vissuto nel 18° Secolo) autore di testi filosofici ed erotici in cui è evidenziata (in maniera cinica), sostanzialmente, la figura del narcisista maligno (spinta all’estremo) che è una accentuazione di quanto abbiamo già trattato nei precedenti incontri.

Cioè…

Il narcisismo maligno è una sindrome psicologica che comprende un mix estremo di narcisismo, comportamento antisociale, aggressività e sadismo.

In tutto ciò, campeggia l’ombra della Perversione…

Di fatto, quella condizione che porta a ricercare il piacere attraverso “vie contorte”, come adattamento a un dolore o fastidio che viene, addirittura, ricercato o riprodotto per riuscire a trarne un godimento.

E quindi, rientriamo nell’ambito del masochismo, che potrebbe essere descritto come un’ampia serie di fenomeni, sia normali che patologici, centrati su una motivata auto-distruttività e un piacere conscio o inconscio nella sofferenza.

Volendo provare ad osservarne gli estremi troveremmo, da una parte, una volontà di autoeliminazione con quel sottile piacere che qualcuno ha chiamato “narcisismo di morte” mentre, dall’altra, osserveremmo una “sana” capacità di sacrificio in nome della famiglia, di un ideale, dell’altruismo in senso più ampio.

In questo caso, le funzioni sublimatorie di una volontà di soffrire determinata dal proprio codice morale (il super-io), non possono essere considerate patologiche. Al contrario, rappresentano un valore aggiunto, capace di essere un riferimento.

Tra questi due estremi, vi è un ampio spettro di disturbo masochistico che ha, come elemento comune, un conflitto inconscio tra la spinta a vivere intensamente (l’ES, le pulsioni libidiche di Freudiana memoria) e il freno del controllo morale (il cosiddetto Super-Io).

E, quindi nel “ventaglio” complessivo troviamo:

  • coloro che cercano il piacere soffrendo in maniera “diretta”, come ad esempio nel masochismo sessuale, dove il dolore fisico e la mortificazione psichica accresce l’eccitamento;
  • quelli che rimangono “intrappolati” nel masochismo narcisistico nel quale, la sofferenza, è guidata dal principio secondo cui “se soffro e sopporto, sono diverso e migliore dagli altri”;
  • la vasta schiera di chi viene schiacciato e (paradossalmente) nobilitato al tempo stesso dal cosiddetto “masochismo morale per senso di colpa”: una via di “redenzione” attraverso privazioni e sofferenza, per obiettivi non raggiunti o mancanze (vere o presunte) nei confronti altrui.

“Volli, sempre volli, fortissimamente volli!” (Vittorio Alfieri)

Nel grande regno del MASOCHISMO MORALE, tutto si gioca nella relazione fra sè stessi e  un meccanismo introiettato autopunitivo che ha il compito di ripristinare (attraverso la giusta punizione) credibilità e stimabilità, quanto meno ai propri occhi.

In questo modo, perversamente, si tenta di recuperare un minimo di amor proprio attraverso l’autoaggressività.

È come se, paradossalmente, l’aggressività venisse assorbita dall’Amore, creando una specie di aberrazione

Un simile principio, “guida” il masochismo sessuale, sempre sotto forma di perversione:

l’esperienza forzata del dolore, la sottomissione, l’umiliazione per ottenere una gratificazione sessuale, sono la punizione inconscia per tutti i pensieri di scontro con il genitore di sesso opposto, vissuti durante i primi anni di vita (la cosiddetta fase edipica).

Sostanzialmente, è come se si vivesse in maniera amplificata lo stato d’animo di frustrazione provato ogni volta che (da molto piccoli), nostra madre non era disponibile con noi.

Una situazione del genere l’abbiamo trattata a proposito del discorso improntato alla falsificazione dell’immagine del partner: noi generiamo delle aspettative paradisiache e, quando scopriamo che, in fondo, ci troviamo di fronte a una persona normale, coi suoi pregi e i suoi difetti (come, ad esempio, la non disponibilità continua e costante), crollano sogni e illusioni.

In base al tipo di personalità sviluppata, possiamo farcene una ragione, o possiamo diventare aggressivi.

Sempre in base al carattere che ci ritroviamo, questa ostilità la manifestiamo attraverso lo scontro diretto o con una perversione che ci porta a godere mediante la sofferenza che l’altro, a nostro modo di vedere, ci infligge e che accettiamo per restare dei bravi bambini di cui la mamma si prenderà cura:

La “fantasia di base” potrebbe essere: “tu mi fai male (e, questa, è una parte di risposta al mio desiderio); io accetto la sofferenza come parte del tuo amore. Questo cementa la nostra vicinanza e io divento il punitore di me stesso,  godendo del dolore che mi infliggi”.

Oppure: “Mi sottometto alla tua punizione perché, provenendo da te, non può che essere giusta. Io voglio meritarla, per conservare il tuo amore e, soffrendo, trattengo il tuo amore e te, come persona”.

Se, fin da bambini, l’aggressività subita (e la conseguente ribellione in parte soffocata) è di consistente e cronica entità, la rabbia che si prova, distorce lo sviluppo di tutte le strutture psichiche e interferisce con la possibilità di scaricare il malessere, mediante le fantasie descritte nei righi di sopra.

È anche da questo, che prende corpo la sindrome estrema del NARCISISMO MALIGNO che, accanto al sé grandioso (ovviamente patologico) e infiltrato di aggressività e livore porta ad una pericolosa fusione psicologica con chi si è comportato, con noi, in maniera sadica. Partendo da questa premessa, si arriva a pensare, in maniera delirante: “Sono solo con la mia paura, la mia rabbia e il mio dolore. Diventando un tutt’uno con chi mi tormenta, posso proteggere me stesso dalla distruzione o dall’autoconsapevolezza. Adesso non devo più temere il dolore e la morte, perché infliggendola a me stesso o ad altri, divento superiore a tutti quelli che provocano o temono queste disgrazie”.

Esiste una condizione simile a quella appena riportata, che si genera in personalità meno disagiate e che, comunque, attraverso la sofferenza masochistica può dare una sensazione di superiorità morale: coloro i quali sembrano collezionare ingiustizie, rappresentano tipicamente la formazione di un compromesso più lieve di masochismo

morale.

In conclusione di questa pesante (ma necessaria) passeggiata insieme, il commiato migliore non può che inneggiare alla Speranza, attraverso i delicati versi di Emily Dickinson

“La Speranza è quella cosa piumata che si viene a posare sull’anima. Canta melodie senza parole e non smette mai. E la senti, dolcissima, nel vento. E, dura, deve essere la tempesta capace di intimidire il piccolo uccello che ha dato calore a tanti. Io l’ho sentito nel paese più gelido e sui mari più alieni. Eppure mai, nemmeno allo stremo, ho chiesto una briciola di me”.

Questo video riassume, semplificandoli, i contenuti finora espressi, offerti con una delicata base musicale. Buona “degustazione”

Arrivederci al prossimo incontro, che avrà per titolo: “il masochismo nell’uomo e nella donna”

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