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Il cibo è il primo veicolo di accettazione al mondo mediante cui capiamo che, qualcuno, si sta prendendo cura di noi. Le esperienze più indelebili , da questo punto di vista, sono quelle vissute coi propri nonni perché nessuno, come loro, è disponibile a dedicarci  tempo, affetto e disponibilità.

Questa rubrica, curata da Maria Felicita Blasi, propone le antiche ricette delle nonne, attraverso il ricordo dei loro nipoti, studenti dell’IIS Lucrezia della Valle di Cosenza.

Si sa, i piatti migliori in assoluto saranno sempre quelli della nonna…non solo per il sapore, ma anche per i suoi ingredienti segreti: amore e passione per la tradizione. La parte migliore dei piatti preparati dalla nonna, per me,  rimarrà sempre la preparazione: le risate, le macchie sul grembiule, l’assaggio, i profumi…tante piccole cose che rendono i piatti ancora più originali. Non parlerò della solita torta della nonna, anzi sarà mia nonna a parlare…e parlerà di un piatto molto antico, la “Cuccìa”, che appartiene alla tradizione di Spezzano piccolo,  paese in cui sono nata e cresciuta.

Quando aiutai per la prima volta mia nonna a prepararla, ero ancora piccola, una bambina desiderosa di scoprire ed imparare cose nuove, ma non abbastanza da ricordare le tappe della preparazione. Ero felice soprattutto di ascoltare la storia di questa pietanza, raccontata da lei.

E’ uno dei miei piatti preferiti, che si prepara nel periodo di Ferragosto e, proprio perché rappresenta la tradizione, favorisce momenti di forte aggregrazione in tutte le famiglie.

La storia della Cuccìa

La Cuccìa, che  ebbe origine in Grecia, nacque in occasione della commemorazione dei defunti e trovò terreno fertile nelle regioni dell’Italia meridionale, in quanto zone ricche di grano, uno degli ingredienti principali di questa pietanza. Successivamente fu associata alla celebrazione di alcuni Santi; nello specifico, nel mio paese la festività della patrona: Santa Maria Assunta in cielo. Nel corso degli anni, la ritualità e la tradizione della ricetta  subìrono un declino. Tuttavia, in seguito all’esigenza di ripristinare la tradizione popolare, si andò alla ricerca di questo piatto tipico, per non trascurarlo mai più e, addirittura, tramandarlo di generazione in generazione.

La ricetta

Ingredienti:

-500 gr. Di carne di maiale grassa e magra;

-500 gr. Di carne di capra (ormai non più in uso);

-300 gr. Di grano

-sale quanto basta

Ricordate sempre, come dice mia nonna: “Piatto povero, bontà ricca!”

Preparazione:

Essa ha inizio il 12 Agosto, tre giorni prima della festa vera e propria.

Pulire con cura il grano e metterlo in ammollo, in un’abbondante quantità di acqua, almeno due giorni prima della cottura; poi farlo cuocere a fuoco lento, per almeno cinque o sei ore.

Nel frattempo, pulire la carne di maiale (in passato si aggiungeva anche quella di capra)e mettere a cuocere in aqua salata, ma separatamente, quella magra e quella grassa. Quando il grano sarà cotto, aggiungere il brodo di maiale, facendo continuare la cottura ancora per qualche ora. Quando il grano avrà assorbito il condimento, dovrà essere riposto in un recipiente di terracotta (nel dialetto spezzanese “tinìellu”),  e alternato con strati di carne; infine,  rifinire il tutto con uno strato di grano. Il recipiente contenente la pietanza verrà posizionato in forno, a bassa temperatura per tutta la notte.

Il giorno di Ferragosto il piatto tipico sarà protagonista del pranzo, condiviso con l’intera famiglia, che ne assoporerà anche il delizioso profumo.

Francesca (14 anni)

A Cura di Maria Felicita Blasi

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