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La “collana” sull’Amore che vi proponiamo, prende origine dall’Opera Omnia “Il sofferto bisogno di amare” e si offre come spunto per le brevi riflessioni video del canale YouTube “infinito presente”. Nessuna velleità di apparire come una guida per vivere meglio ma, soltanto, un’occasione per provare a ritrovare la via, incisa in ognuno di noi, che ci ha permesso di sorridere ogni volta che abbiamo incrociato gli occhi di chi ci ha amato veramente.

In questo terzo incontro: Pensavi fosse Amore… Sicuro che non fosse “un Calesse”?

BUONA LETTURA

Credo che ad ognuno di noi sia capitato di soffiare sulle candeline di una torta e, in silenzio, la speranza è stata quella che il fumo portasse il nostro desiderio, su fino in Cielo…

In fondo, è per lo stesso motivo che si pensa a Dio, almeno una volta nella vita. Ciascuno a modo proprio. Perché, la preghiera nasce con la speranza di essere Ascoltati e, quindi, riconosciuti

Un po’, forse, per riprovare il brivido di quando, chi si è preso cura di noi, da piccoli, ci ha sorriso tenendoci fra le braccia…

E, allora, non è strano che anche il più “duro” di cuore non custodisca, in sé, il bisogno di essere amato.

L’ATTRAZIONE.

Io mi rifiuto di considerarmi ostaggio della chimica biologica. Credo, piuttosto che, in base ad emozioni e sentimenti di varia natura, l’unico modo che abbiamo trovato, per “mandarci a dire” le cose, creando un ponte fra l’essere e il sentire è, appunto il mondo dei neuromodulatori e dei neurotrasmettitori. Quindi, non “siamo” la Chimica ma, piuttosto, la “generiamo”.

Nel tempo, ho creato una certa idea di Lei. Quando la penso, miliardi di connessioni si attivano all’unisono e, allora, dentro, cosa mi accade?

Il mesencefalo (nell’area preottica mediale, situata davanti all’ipotalamo) che controlla le risposte visive ed uditive, inizia a rilasciare DOPAMINA (per cui “sento” piacere ed euforia). L’ipotalamo (attraverso l’induzione alla produzione di Noradrenalina Serotonina) comanda al corpo di inviare segnali di accettazione di vivo interesse (comunemente definiti di attrazione): le pupille si dilatano, il cuore pompa più sangue, facendo arrossare il viso, un leggerissimo sudore copre la pelle, rendendola più luminosa. 

All’idea che Lei sia disponibile all’intesa, si rafforzano i circuiti cerebrali che collegano la sua presenza a sensazioni di PIACERE. Per quanto strano possa sembrare, dal cervelletto (dove, pare, siano contenuti ricordi intensi e/o traumatici) giunge quanto basta per alterare il lavoro della formazione reticolare ascendente. E finisce che non ho più tanto sonno. Anche se sono le quattro del mattino.

È vero, qualcosa di simile accade quando sono preoccupato o mi trovo in ritardo sulla tabella di marcia del mio Business Plane esistenziale… ma la sensazione complessiva è del tutto differente.

Se, da piccolo, non mi hanno bloccato nella voglia di tendere le braccia verso l’altro, intervengono imiei neuroni specchio, responsabili dell’empatia

Li avevo dimenticati. Diffusi lungo la mia corteccia cerebrale, capaci di farmi sentire quello che prova chi mi sta di fronte. Per questo soffro, quando mi chiude le porte. 

Sento freddo.

“John, come posso aiutarti? Vuoi che ti faccia scappare?”

“Perché dovresti fare una cosa così stupida, capo?”

“Quando sarò al cospetto di Dio Padre per essere giudicato, quando mi domanderà perché mai io ho ucciso un suo figlio, uno dei veri miracoli viventi, cosa potrò mai rispondergli? Che era il mio mestiere?”

“Tu devi dire a Dio Padre che hai fatto una gentilezza. Lo so che soffri e ti preoccupi. Te lo sento addosso. Ma adesso, la devi smettere. Io la voglio fare finita, una volta per tutte. Davvero. Sono stanco, stanco di andare sempre in giro, solo, come un passero nella pioggia; stanco di non potere mai avere un amico con me, che mi spieghi dove stiamo andando, da dove veniamo e, soprattutto… perché! Sono stanco, soprattutto del male che gli uomini fanno agli altri uomini. Sono stanco di tutto il dolore che mi sento dentro e che ascolto, nel mondo, ogni giorno. Ce n’è troppo, per me! È come avere pezzi di vetro conficcati in testa, continuamente… lo capisci, questo?”

“Si, John, credo di si!”

(Da “Il miglio verde”)

L’INCONTRO

Secondo quanto ci spiega la Psicoanalisi, nel momento in cui incontriamo, sulla nostra strada, un individuo che, potenzialmente, corrisponde ai nostri interessi inconsci, nella realtà dei fatti non vediamo mai l’altro per quello che è ma, semmai, per come ce lo rappresentiamo nel mondo delle nostre aspettative.

IL RICONOSCIMENTO E LA FALSIFICAZIONE

Nell’incontro con l’altro (a meno che non siamo sufficientemente maturi) noi non cerchiamo quasi mai di conoscerci, reciprocamente, in maniera oggettiva ma (inconsapevolmente) proviamo ad individuare quegli aspetti che possono soddisfare le nostre aspettative.

Poiché non abbiamo accesso immediato e diretto alla sua “essenza oggettiva”, dell’altro percepiamo solo ciò che riusciamo a immaginare e a rappresentare idealmente…

Il rischio che corriamo, è quello di plasmare l’immagine di chi vogliamo al nostro fianco per come vorremmo che fosse (e per come crediamo, fermamente che sia) piuttosto che per come è, nell’interezza della sua realtà.

Quando l’altro compare in tutta la sua essenza (cioè, nel momento in cui prendiamo contatto con la realtà e ci disilludiamo) dobbiamo iniziare a ridefinire completamente la nostra vita e i nostri campi d’azione (così come ci è capitato nel momento in cui ci siamo dovuti confrontare con l’arrivo di un fratello o di una sorella) e, cosa ancora più importante, inziamo a chiederci se veramente volevamo stare con chi ci troviamo a fianco. In ragione di ciò, siamo invasi da tempeste emotive cariche di dubbi e conflitti e cambia, di conseguenza, la modalità di comunicazione.

Forse non la amo più?

Quando si accende l’amore, è una pazzia temporanea. L’amore scoppia come un terremoto e in seguito si placa e quando si è placato, bisogna prendere una decisione. Bisogna riuscire a capire se le nostre radici sono così inestricabilmente intrecciate che è inconcepibile il solo pensiero di separarle perché questo è, l’amore è questo. L’amore non è turbamento, non è eccitazione, non è il desiderio di accoppiarsi ogni istante della giornata, non è restare sveglia la notte immaginando che lui sia li a baciare ogni parte del tuo corpo. No, non arrossire. Ti sto dicendo delle verità. Questo è semplicemente essere innamorati e, chiunque può facilmente convincersi di esserlo, l’amore invece è quello che resta del fuoco quando l’innamoramento si è consumato. Non sembra una cosa molto eccitante, vero? Ma lo è!” (Il mandolino del Capitan Corelli)

La verità è che, fisiologicamente, l’altro (che chiede di essere riconosciuto come tale e non come avremmo voluto che fosse) sovverte l’ordine interiore che abbiamo lentamente costruito, turbando la nostra esistenza con la sua “semplice” presenza…

Eppure, non siamo ancora entrati in una vera relazione: siamo ancora nella fase del riconoscimento…

Cosa cercherò in questa “nebulosa” che mi sta di fronte?

E, soprattutto, cosa finirò per trovare?

Volere o volare, io cercherò dei “sostituti” immaginativi, correndo il rischio di andare incontro ad un tragico paradosso

Ad esempio, se ho avuto un padre violento, cattivo, perverso, potrei inconsciamente andare a cercare proprio quella persona che mi porta il problema da cui io “giuro” di voler fuggire

E, nella mia mente, non posso non concludere con una domanda: “Ma perché capitano tutte a me?

SOSTANZIALMENTE…

Ciascuno cresce, fin da piccolo, costruendo dei modelli di riferimento fatti di emozioni, ricordi e sensazioni (caratteriali, comportamentali, etc.) in relazione all’ambiente di riferimento che fungeranno quindi, da imprinting che, inconsapevolmente, continueremo a ricercare per tutta la vita.

Nel momento in cui ci sentiamo attratti da una fonte “energetica” che somiglia a quella della “casa” in cui siamo cresciuti vogliamo, con tutte le nostre forze, cercare più attinenze possibili, generando aspettative “paradisiache”.

La differenza fra una lunga storia d’amore e un fallimento deprimente, dipenderà dall’investimento complessivo che intenderemo realizzare (modificando quello, che di noi, dà fastidio al partner senza, tuttavia snaturare la coerenza della nostra identità) evitando accuratamente di vivere di “rendita”.

Come fare?

Lo vedremo nel prosieguo dei nostri incontri, a cominciare dal prossimo, nel quale ci occuperemo dell’Innamoramento

Pablo Neruda, “Sonetto XVII”

Non t’amo come se fossi rosa di sale, topazio o freccia di garofani che propagano il fuoco: T’amo come si amano certe cose oscure, segretamente, tra l’ombra e l’anima.

T’amo come la pianta che non fiorisce e reca dentro di sé, nascosta, la luce di quei fiori; Grazie al tuo amore vive, oscuro nel mio corpo, il concentrato aroma che ascese dalla terra.

T’amo senza sapere come, né quando, né da dove, t’amo direttamente senza problemi né orgoglio: così ti amo perché non so amare altrimenti che così, in questo modo in cui non sono e non sei, così vicino che la tua mano sul mio petto è mia, così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno.

Questo video riassume, semplificandoli, i contenuti finora espressi, offerti con una delicata base musicale. Buona “degustazione”

Arrivederci alla prossima puntata dal titolo “Voglio lei. E nessun’altra!”

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