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Fece il filosofo, ma anche il sacerdote;

era convinto che, per migliorare

la religione ed anche le sue note,

la filosofia dovea mutare.

Dalla modernità Rosmini apprese

che la conoscenza è condizione

d’ogni problema, che sarà palese

e solo essa risolve la questione.

Esiston delle idee universali,

indispensabili per ogni sapere,

per spiegar l’origin delle quali

soltanto l’ “Esser” si dovrà vedere.

Infatti, esso è quella condizione

che afferma ogni pura verità;

per il filosofo è “lume di ragione”:

in questi termini ce lo spiegherà.

Le altre idee, che l’ “Essere” non sono,

saranno il frutto della “percezione

intellettiva”, proprio un grande dono:

dell’esistenza ci dà la sensazione.

Quell’  “Essere”, che rappresenta il vero,

è l’ “essere ideale” ed “iniziale,

intuìto dalla mente per intero,

ed è distinto dall’  “essere reale”.

Il primo ed il secondo dànno vita

all’  “essere morale”, cioè al bene;

la volontà qui viene esperita

e questo stadio è certo che conviene.

E’ l’uomo un soggetto animale,

ma, nonostante ciò, egli è dotato

dell’intuizion dell’ “essere ideale”,

il quale è sempre indeterminato.

Egli sarà un essere composto,

nel quale confluiscono elementi

molteplici e ordinati, il quale costo

è quel  “principio suprem” di chiarimenti.

Senza la sua esistenza, la “persona”

non si potrebbe mai definir tale;

neppur sarebbe abbastanza buona

e, forse, compirebbe tanto male.

L’Etica rosminiana non è vana:

ha l’oggettività del contenuti

e si allontana dalla moral kantiana,

che solo soggettivi li ha veduti.

La filosofica è proprio una morale,

che si completa in quella religiosa;

col dogma del peccato originale

ci fa capire una grande cosa.

Anche se l’uomo ha conosciuto il male,

si volge ad esso inconsapevolmente;

ogni persona è, in modo normale,

legata al “ver” costitutivamente.

Dunque, possiederà una dignità

e d’esser come un mezzo non accetta,

ma solo un fine essere vorrà;

pretende ch’ora in chiaro ciò si metta!

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