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“Il rapporto con i pazienti gravi è tra gli aspetti più intensi del mio lavoro. Molte  volte, per quanto si provi ad essere distaccati, ci si lascia coinvolgere dalle loro storie, che diventano le nostre, perché ci affezioniamo a loro, ai loro familiari…

Tra questi pazienti, un posto speciale nel mio cuore, è riservato ad Arianna, la cui storia struggente me la fece diventare come una figlia…

Affetta da un tumore cerebrale la incontrai, bionda, bellissima, come un raggio di sole che entrava nel mio studio, accompagnata dal fidanzato Simone…

Il tumore era molto profondo ma ero convinto che si potesse arrivare, evitando aree importanti e riducendo i rischi…

Arianna ebbe dei lievi deficit dalla chirurgia ma li superò subito e potè essere sottoposta a terapia con protoni, per scongiurare una possibile recidiva…

Purtroppo fu necessario un secondo intervento che non impedì, tuttavia, la diffusione metastatica…

Andandola a visitare, tutti i giorni, più volte al giorno, ci si fermava attoniti di fronte a quel viso ancora bellissimo nonostante lle sofferenze della malattia…

Il passaggio dalla vita alla morte avvenne dopo un periodo di incoscienza di qualche giorno…

Per noi medici che dobbiamo prenderci cura di malati come Arianna, il senso di impotenza è frustrante. Si entra nella loro camera, ci si sforza di dare una speranza ma non sempre è facile, perché non ci si abitua mai alla morte.

Non si smette mai di chiedersi, soprattutto se si è credenti, perché non ci sia Misericordia per ragazzi con ancora tanti sogni da realizzare.

O,  forse, la risposta sta proprio in quella malattia piena di sofferenza ma affrontata con grande dignità.

E adesso che Arianna non è più tra noi, sono certo che avrà già trovato una risposta a tutti i dubbi che noi ci portiamo su questa terra e che nel paradiso delle persone giuste le sia stato dedicato un posto speciale da dove continuare a guardare il suo Simone…”

(Giulio Maira – Il Telaio Magico, brevi lezioni sul Cervello)

Cari Lettori, all’interno del caotico periodo storico che stiamo attraversando, caratterizzato dalla “liquefazione” di ogni tipo di valore che possa creare una base di stabilità di animo, è forte la tentazione di credere che, forse, chi si vive come un argine dell’indifferenza si trovi in realtà, all’interno di un grande “Set” non dissimile da quello del famoso film The Truman Show”   la cui trama descrive un percorso esistenziale programmato, in ogni dettaglio, da un Regista  burattinaio.

L’uomo nasce libero ma, ovunque io volga lo sguardo, lo vedo in catene! (Jean Jacques Rousseau)

Eppure, basta soffermarsi sulle riflessioni del neurochirurgo Giulio Maira, per capire che c’è un senso se siamo come siamo. E, soprattutto, che il principio del donarsi contrasta anche l’immobilismo dello “zero assoluto” (meno 273,15 gradi Celsius).

Poco importa sapere dove l’altro sbaglia perché, lì, non possiamo fare molto. È interessante sapere dove sbagliamo noi stessi perché è soltanto lì, che si può fare qualcosa (Cit.)

Quindi ci è tornato in mente C.G. Jung quando ha spiegato la base dell’Inconscio Collettivo  inteso come quell’insieme di milioni di anni di esperienze condivise che agisce su una base potenziale programmata come piattaforma verso il futuro e l’evoluzione.

In fondo, “ciò che diventiamo dipende da quello che i nostri genitori ci insegnano in momenti strani, quando in realtà non stanno cercando di insegnarci nulla…”

Ecco, probabilmente, ciascuno di noi (anche il peggiore) è “formato” da questi piccoli frammenti di saggezza. Che, magari, si annidano nell’attesa del momento propizio.

Non resta, quindi, che soffermarci sull’importanza di recuperare il senso della vita, per andare “oltre” quello steccato fatto di paura, che ci costringe a rinchiuderci in sintomi e disturbi di vario genere. 

“Lo dobbiamo ricordare… glielo dobbiamo ricordare com’è bello!” – “cos’è bello, Leonard?” – “Leggi il giornale… ci sono solo notizie negativeC’è bisogno che qualcuno gli ricordi che cos’è che hanno e cos’è che potrebbero perdere! Io sento il dono della vita, la gioia della vita, la libertà della vita… la meraviglia della vita!” (Oliver Sacks – Risvegli).

Il tre dicembre è stata celebrata la Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità.

Proclamata dall’ONU nel 1981, la ricorrenza ha lo scopo di promuovere i diritti e il benessere.

Il secolo scorso, in particolare la seconda metà, sul tema della disabilità ha proposto operatività che mai si sarebbero sognate nei secoli passati.

Questo perché, per motivi culturali e sociali è cambiato totalmente il modo di porsi dinanzi al problema della disabilità, che è una condizione dovuta ad una menomazione fisica, psichica o sensoriale.

L’ONU ogni anno pone anche un tema di riflessione. Quest’anno, l’argomento è la trasformazione verso società sostenibili e resilienti per tutti.

In un mondo complesso e in preda a contraddizioni drammatiche come il nostro, la vita dei diversamente abili non è certo facile. Del resto accade sempre così. Nei momenti di crisi i problemi si pongono per tutti e a maggior ragione per le categorie deboli e meno protette.

Bisogna, però, riconoscere che negli ultimi decenni vi è stato un vero salto di qualità nella normativa di riferimento.

Ma non basta.

Bisogna fare di più, sempre di più per ridurre drasticamente il divario tra abili e disabili.

L’agenda 2030 si pone un obiettivo di grande qualità: Non lasciare nessuno indietro. Questo perché in molti Paesi, purtroppo, barriere culturali e sociali impediscono di affrontare e avviare a soluzione il problema.

Per questo bisogna sviluppare sensibilità verso la persona, qualunque essa sia, mediante una diffusione di valori sociali e culturali. Solo le Società che considerano gli uomini uguali, al di là di eventuali disabilità, possono rispondere positivamente agli inviti dell’ONU.

Si tratta di cambiare il modo di vedere l’Essere Umano.

Cari Lettori, è proprio vero, come diceva Jaroslaw Iwaszkiewicz: 

Il mondo fa paura ma, in esso, nuotano in un immenso acquario, betulle, volpi, torrenti di fiori, strade di campagna e case di legno. E, ancora, i concerti di Brahms e i valzer di Chopin.

Riflettendo su queste verità, ci è tornato in mente il video realizzato dal nostro amico Paolo Chiaia per la serie televisiva “Mente e Dintorni” certamente fuori dal comune che, a vederlo... resti senza parole.

È tutto così vero, che non ci avevi pensato. È tutto così affascinante, che il resto, perde valore.

Ripensiamo ad una riflessione del grande Einstein: 

Cento volte al giorno, ricordo a me stesso che la mia vita (interiore ed esteriore) è basata sulle fatiche di altri uomini, vivi e morti; per questo mi ripeto che, io stesso devo fare il massimo sforzo, per dare nella stessa misura, in cui ho molto ricevuto.

Ci approfondiamo nella visione del filmato e giungiamo alla conclusione che non si deve, per forza, porsi l’obbiettivo di informare solo su quello che non funziona.

Non di rado, viviamo la necessità di spiegare, alle persone a noi più vicine, il motivo per cui più procediamo sul nostro cammino di vita e meno troviamo interesse a rapportarci con alcune fasce del Sociale…

In realtà (contrariamente a quello che si possa pensare) non è affatto una rinuncia ma un modo di confrontarci con il termine, amato, di Libertà.

Questo “concetto”, infatti, non è solo un valore risultante dalla possibilità di fare ciò che si vuole ma, piuttosto, nasce dal sottile piacere che si prova quando comprendi che, il motivo che ti porta a combattere in difesa della tua Identità, è quello di farti confluire all’interno di un “tutto”: l’intera comunità dei viventi, il complesso sistema (ad ingranaggi) che è, di fatto, l’Universo.

Insomma, una sorta di “Principio Universale” (o di Libero arbitrio) declinabile in tanti modi apparentemente differenti.

Per cui, il nostro concetto di Uomo Libero, è quello di colui che è capace di “sentire” l’Assoluto (pur nel relativo della nostra condizione) e i cui unici confini, sono quelli dettati dalle Leggi di Natura.

Per poter dire all’Altro: “Io sono Te. E, insieme, creiamo il Noi, per tendere all’armonia”.

Noi, gli abili, i cosiddetti “normali”, viviamo in modo superficiale la nostra vita, attaccati voracemente a disvalori. L’avere mortifica l’essere e le vanità vengono inseguite come se fossero l’obiettivo vero della vita.

Quando incontriamo ogni giorno persone con disabilità o, comunque, difficoltà, dovremmo ripensare la nostra esistenza e darle un indirizzo di forte e “sana” Socialità.

Non solo stando vicino a chi soffre nel modo più efficace possibile ma, soprattutto, riflettendo che siamo su questa terra non per vivere nell’isolamento e nell’egoismo ma in social catena, aiutandoci vicendevolmente a secondo dei bisogni.

Guardando “l’altro”, stando vicino all’altro, si sta ancora più vicini a sé stessi. Il prossimo, in fondo, siamo noi stessi.

E l’umanità e la solidarietà, dovranno essere al centro dell’esistenza. Solo così la vita avrà un senso e le negatività potranno essere oscurate.

A qualche amico lettore, queste considerazioni potranno sembrare utopistiche, visto che viviamo in un mondo violento, in cui, tra l’altro, è considerato “naturale” risolvere i contrasti con la guerra e le azioni delittuose.

E invece proprio ora dobbiamo avere uno scatto d’amore e invertire la direzione della vita, orientandola secondo valori arricchenti e spiritualmente ricaricanti.

È difficile ma bisogna tentare per dare un senso al nostro precario soggiorno su questa “aiuola che ci fa tanto feroci”.

Cari Lettori, Non possiamo fare a meno di concordare sul fatto che ci sono scienziati, a cui dobbiamo molto, che hanno posto le basi della Fisica contemporanea: grazie a loro, ora sappiamo che tutta la materia è energia. 

Einstein stesso, ad esempio, ci ha spiegato che, per scoprire quanta energia c’è, in una qualsiasi sostanza, basta moltiplicare il suo peso, per il quadrato della velocità della luce (cioè, 90 miliardi). In pratica, esiste, in ognuno di noi, un Universo di forza e di possibilità!

Gli sviluppi della Fisica quantistica, però, hanno stupito ancor di più, introducendo il concetto in base al quale, l’energia stessa, possa essere una sorta di “campo cosciente”.

Al di là dei fenomeni visibili, è emersa una realtà che compenetra tutto e che obbedisce a Leggi, finora sconosciute, completamente diverse da quelle cui siamo abituati. È un Universo che ci comprende e che noi “conteniamo” interamente, in una dimensione talmente vasta, da essere definita, dai Fisici, “campo delle possibilità, o probabilità”.

In questo mondo quantico, due particelle di energia, pur distanti migliaia di chilometri tra loro, finiscono col trovarsi comunque, in relazione, determinando fenomeni che condizioneranno, l’andamento delle cose circostanti.

Per semplificare (e di molto) il discorso, pensiamo alle maree (movimenti di masse d’acqua, composte da particelle subatomiche), influenzate dalla posizione della Luna (corpo celeste strutturato, ugualmente, da particelle, capaci di generare “campi di energia gravitazionale”). Addirittura, si arriva al punto da potere immaginare queste “due” particelle, come se fossero “una soltanto”.

In effetti ogni particella, ne ha una gemella che porta, però, una carica elettrica opposta. È come se, entrambe fossero monche e fuori equilibrio. Infatti, si cercano, si incontrano… e raggiungono una sorta di equilibrio perfetto, scomparendo in un “lampo” di luce.

Noi siamo Angeli con un’ala sola: possiamo volare soltanto abbracciati (Luciano de Crescenzo)

Il funzionamento della PET (Tomografia ad emissione di Positroni), si basa su questa realtà. Pensate che, secondo questo principio, la vita e la morte di un qualunque individuo, rappresenterebbero, per costui, i due estremi che, ad un certo punto di congiungono, chiudendo il cerchio esperienziale “imperfetto” di quell’essere umano e consentendogli di equilibrarsi in una dimensione a noi sconosciuta ma che, certamente, consente (attraverso la liberazione di un’incredibile quantità di informazioni grazie a quel processo che, ignorantemente, chiamiamo, di decomposizione) la nascita di nuove forme e manifestazioni esistenziali.

La scienza, ogni giorno di più, infatti, dimostra che, noi e il Mondo che ci circonda, siamo un tutt’uno.

In pratica, un continuo flusso di particelle che trasmettono informazioni le quali, in funzione di un “progetto” specifico (è come se il pacchetto più piccolo di energia organizzata, chiamato “quanto”, già sapesse cosa deve fare), attraverso le quattro interazioni, plasmano ogni forma conosciuta (o meno) e le danno vita.

Infatti, la materia non è affatto solida: così come un’immagine riprodotta su un monitor, è solo il risultato del posizionamento, nello spazio, di pixel (o bit) di informazioni.

Questo, è il MIRACOLO della vita! 

L’Universo è un’armonia, le sue manifestazioni… una rete di relazioni.

In principio era il Verbo. E il Verbo era presso Dio. E il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio. Tutto, è stato fatto, per mezzo di lui. E, senza di lui, nulla è stato fatto, di ciò che esiste. (Giovanni, 1, 1-6)

Immaginiamo con il termine “Dio”, quello che vogliamo: anche il “nulla” che, in quanto pensato, è pur sempre qualcosa. Da lì, origina il “codice sorgente” che, pare, sia contenuto nel Bosone di Higgs (la più piccola particella conosciuta).

Se posizioniamo, su una lastra, una polvere metallica (o del sale) e lo sottoponiamo (seguendo una certa procedura) ad una frequenza acustica (un suono), il materiale “inerte” costruisce disegni che cambiano man mano che modifichiamo la frequenza (e, quindi, il suono: cioè l’informazione energetica)!

Le neuroscienze, da tempo, hanno dimostrato che, il cervello, funziona come una radio, generando campi elettromagnetici (dentro gli Astrociti) che si propagano (mediante i neuroni, i neuromodulatori e il liquor) trasportando idee ed emozioni in tutto l’organismo e, grazie ai “neuroni specchio”, da un individuo all’altro. Non è strano ipotizzare, a questo punto, che, grazie ad una sorta di ponte radio, qualcuno, in qualche parte del Mondo, possa captare (magari in maniera inconsapevole) i nostri pensieri.

E noi, i suoi.

In pratica, possiamo immaginarci come un violino che viene suonato dalle forze dell’Universo: noi però, abbiamo l’onore e l’onere, di potere accordare lo strumento.

Le correnti filosofiche orientali ritengono che, il pensiero (come espressione elettromagnetica determinata e organizzata), sia potente energia che crea e plasma tutto quello che sta intorno e che, comunemente, si chiama Mondo.

La scienza, moderna, attraverso altre terminologie, sta dimostrando che, siccome tutto è energia, siamo sottoposti a delle sceneggiature di cui possiamo, in modo o nell’altro, diventare i registi.

Cari lettori, dopo tutte queste osservazioni, ci interessa ancora tanto, arrabbiarci perché un’orda di maialozzi presuntuosi (politici corrotti, funzionari senza scrupoli, truffatori di ogni risma, etc.), si azzuffano nella porcilaia. dimentichi del destino che, comunque, li vuole cotechini?

Si, è vero, costoro ci rendono l’aria irrespirabile e ci consumano le risorse. Ma, per trovare una soluzione, disponiamo delle meraviglie di cui si è parlato finora. E, con quelle nella testa, il futuro non potrà portarcelo via nessuno! 

Qual è il senso del cammino che, come esseri umani, da migliaia di anni stiamo compiendo?

Forse la Scienza non è ancora in grado di aiutarci a capire il perché  si debba morire ma, umanamente parlando, avremmo bisogno di sapere se c’è, veramente, una vita oltre la morte.

In pratica, ciò che noi siamo, lascia una traccia in quel brodo di coltura che si chiama Universo, oppure siamo solo “macchine” capaci di azioni fantastiche o raccapriccianti in base a un software che, una volta “spenti” viene “scaricato”, “aggiornato” e reinserito in altri corpi che prenderanno il nostro posto?

Morrai, un giorno. E tutto finirà. Morrai e saprai tutto, o cesserai di porti domande.  (Lev Tolstoj)

Resta, comunque, la considerazione della circolarità, sotto forma di alternanza, del sistema che ci contiene e che, al tempo stesso, contribuiamo a determinare: il giorno e la notte; le stagioni; la respirazione; la circolazione del sangue; la vita e la morte…

Nel soffermarci su quel breve attimo che intercorre fra la vita e la morte, fra “l’esserci” e “il non esserci” potremmo trovare il bandolo della matassa, consapevolizzando il valore tempo:

“Come ho condotto la mia esistenza?”;

“Quanto tempo mi resta, ancora, da vivere?”

Nel momento di maggiore solitudine, con il corpo spezzato sulla soglia dell’Infinito, subentra un altro tempo, che non può essere misurato con i nostri criteri. (Marie de Hennezel . Psicologa Psicoterapeuta)

A noi, distrattamente, può sembrare che la vita sia un fatto del tutto “Naturale e Normale”. Ma, ci spiegano gli esperti, non è affatto così

Nell’Universo esiste una lotta costante fra Ordine e Disordine, fra Entalpia (capace di Costruire) ed Entropia (tendente a Distruggere).

La Seconda Legge della Termodinamica ci spiega che, senza immettere continuamente Energia, Impegno e Lavoro, inesorabilmente tutto tende divenire caotico, con conseguente decadimento di ogni Sistema

Se è vero che nella genetica è contenuta l’informazione della durata programmata delle cellule (apoptosi), è altresì vero che l’epigenetica può spostare in avanti o all’indietro le lancette del nostro orologio biologico.

Cosa spinge verso la voglia di continuare o quella di lasciarsi andare?

Alcesti è la moglie di Admeto, re di Fere in Tessaglia. Approssimandosi il momento di morire, gli viene concessa la possibilità (grazie a un dono di Apollo) di sottrarsi a Thanatos, il dio della morte, purché qualcun altro prenda il suo posto. Ma nessuno è disposto al sacrificio, nemmeno i suoi anziani genitori del re. Solo lei, Alcesti, si offre di morire per lui, come supremo atto d’amore.

Di fronte alla prospettiva di morire, si “sciolgono” anche i legami di sangue. Solo l’Amore può “vincere” contro la Natura.

Cari Lettori, il cammino di quest’oggi, lo ammettiamo, è stato di particolare impatto emotivo. Con tutto il nostro cuore, però, ci auguriamo di avervi accompagnato fin nelle parti più sensibili del vostro animo. Lì, dove chiunque, anche il peggiore di tutti, è una brava persona.

Una stagione di rinascita e di innocenza

“Mi chiamo Leonard Lowe; qualcuno mi ha spiegato che sono stato da qualche altra parte per un bel po’ di tempo. Sono tornato!”

“E come ti senti, ora che sei tornato?”

“Credevo che fosse un sogno, al principio”

“E quando hai capito che non era un sogno?”

“Quando ho parlato e, lei, mi ha capito”

“Lei ha detto che ero una persona buona… ma che è bontà è, dare la vita solo per toglierla un’altra volta?

“La vita viene data e tolta, a tutti noi”

“E perché, questo, non riesce a consolarmi?”

“Perché, lei, è una persona buona. E perché, lui, è un amico”

“Abbiamo avuto un’estate straordinaria, una stagione di rinascita e di innocenza: un miracolo, per 15 pazienti e per noi, i loro custodi! Ma, ora, dobbiamo tornare alla realtà del miracolo. Potremmo dare la colpa alla scienza e dire che è stato il farmaco a fallire o che è stata la malattia a tornare. Oppure, che i pazienti non hanno resistito alla perdita di decenni delle loro vite. La verità è che non sappiamo che cosa è andato male o che cosa è andato bene. Noi sappiamo soltanto che, allo svanire della speranza farmacologica, è seguito un altro risveglio: abbiamo capito che lo spirito dell’uomo è più forte di qualsiasi farmaco e che questo spirito ha bisogno di essere nutrito! Il lavoro, il gioco, l’amicizia, la famiglia. Sono queste le cose che contano. E noi, l’avevamo dimenticato! Le cose più semplici…” (Oliver Sacks – Risvegli)

“Se uno sogna da solo, è solo un sogno. Se molti sognano insieme, è l’inizio di una nuova realtà.” (Friedensreich Hundertwasser )

Enzo Ferraro – già Dirigente Scolastico, Letterato, Umanista, Politologo

Giorgio Marchese – Direttore “La Strad@”

Un ringraziamento affettuoso ad Amedeo Occhiuto per gli aforismi proposti

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